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Il caso
17 Novembre 2022 - 13:24
Per la giornata contro la violenza sulle donne, a Leinì, il 26 mattina, in Piazza 1 Maggio, andrà in scena, sotto forma di spettacolo teatrale, una tentata violenza su una donna. Tutto su proposta del vice Sindaco Cristina Bruno.
La notizia è stata comunicata qualche giorno fa, è apparsa sul sito del Comune e ha fatto strabuzzare gli occhi a tanti. Perché va bene l'arte, va bene la provocazione, ma siamo sicuri che questa sia la strada migliore per risvegliare le coscienze dei cittadini?
La Vice Sindaca di Leinì, Cristina Bruno
Partiamo da quanto scritto in delibera.
"Tra le attività da promuovere sul proprio territorio, - si legge - il Comune di Leini intende prevedere per la mattinata di sabato 26.11.2022: una camminata silenziosa aperta a tutta la cittadinanza e agli studenti delle Scuola secondaria di secondo grado, con la partecipazione delle Associazioni locali, il cui momento conclusivo si svolgerà presso la Panchina Rossa del Parco San Valentino, con l’intervento dell’Associazione “Uscire dal Silenzio”, sportello d’ascolto che dal 2019, in collaborazione con il Comune di Settimo Torinese, è diventata Centro antiviolenza per donne vittime di violenza".
E fin qui tutto normale. Poi? Che succede?
"Nella Piazza 1° Maggio verrà simulata e teatralizzata, da parte di attori dell’Associazione “I Lunatici”, una tentata violenza che vuole provocare gli astanti ad una ulteriore riflessione ed essere tangibile mezzo di sensibilizzazione della popolazione su questo fenomeno che ha assunto le dimensioni di una piaga sociale".
E qui arriviamo alla parte discutibile. Uno spettacolo che vuole provocare una riflessione, una reazione e questa certamente ci sarà, ma siamo sicuri che si tratti della reazione giusta? Del metodo giusto? L'abbiamo chiesto ad una psicologa, la dottoressa Deborah Milanesio.
La psicologa Deborah Milanesio
"L’arte - spiega - ci ha abituato a delle connotazione estreme. Io, però, sono sempre dell’idea che debba essere calata nella realtà, nel contesto. Qui siamo in piazza, non è in un teatro dove si paga un biglietto, dove si può scegliere se entrare o meno. In piazza può passare anche un ragazzino, un bambino. Non è di per sé sbagliato essere provocatori ed è vero che parliamo di una realtà che esiste, che è in mezzo a noi".
Si torna però al luogo: la piazza.
"È un po’ il contesto - continua la dottoressa - che temo possa essere lesivo di certe sensibilità, minori o persone che possono avere un impatto forte di fronte ad una scena simile. Non essendo in un luogo chiuso lì potrà passare chiunque. L’arte ci ha abituato ad un messaggio forte ma le persone devono poter scegliere. Abbiamo visto monumenti molto provocatori, ma se vado in un museo, in un cinema scelgo quel tipo di approccio".
Infine la dottoressa Milanesio si sofferma anche sullo spettacolo in sé. "Ci sono - conclude - mille modi di rappresentare una cosa così drammatica ma forse non con una simulazione di stupro. Bisognerebbe trovare una modalità che non leda la sensibilità di nessuno. La cosa fondamentale, poi, ripeto, è che si dovrebbe poter scegliere se assistere o meno".
Abbiamo, poi, chiesto un parere anche all'associazione settimese Uscire dal Silenzio, una delle realtà più importanti sul nostro territorio per quanto riguarda la lotta contro la violenza sulle donne e l'aiuto alle donne vittime di questa violenza.
Paola Ferrero, la Presidente di Uscire dal Silenzio
"Leinì - spiega la Presidente Paola Ferrero - si è organizzata tutta da sola, noi andiamo ma non ci assumiamo la responsabilità di questo spettacolo, lo vedremo. Andiamo fiduciose, pensando che potrà nascere una collaborazione, di più non sappiamo. L’amministrazione ci ha mandato qualche mail senza mai chiederci un incontro".
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