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Rose Villain vs. Shade: quando un gioco si trasforma in dissing (VIDEO)

Tutto parte da un commento apparentemente innocuo. Poi Shade risponde con un freestyle al vetriolo, Rose Villain replica con sarcasmo e i fan si dividono: è scontro tra due mondi diversi del pop rap italiano

Rose Villain e Shade

Rose Villain vs. Shade: quando un gioco si trasforma in dissing

Nel mondo della musica italiana basta una battuta per far scattare la miccia. Un gioco in un podcast, un commento ironico, una risposta tagliente, e all’improvviso ci si ritrova in mezzo a un dissing che fa tremare i social. È quello che è successo tra Rose Villain, astro nascente del pop-rap italiano, e Shade, il rapper torinese noto per la sua vena ironica e le sue punchline affilate. Il teatro dello scontro? Il podcast “Est Radio”, dove la cantante milanese, ospite del format, ha partecipato al gioco “Smash or Pass”, dando giudizi rapidi e schietti su una serie di canzoni note.

Quando tocca a “Bene ma non benissimo”, il tormentone che nel 2017 ha reso virale Shade, Rose Villain alza le sopracciglia e chiede: “Ma chi è questo?”, poi liquida il pezzo con un secco “No, non fa per me”. Pochi secondi, poche parole. Ma più che sufficienti per accendere un fuoco.

Shade non resta in silenzio. Con la prontezza che lo caratterizza da anni, pubblica un freestyle dissing sui propri canali social. Un attacco a colpi di rime, tagliente e ironico, che non si limita a Rose Villain ma allarga il tiro all’intera scena musicale attuale. “Ti basta un secondo e questo cone ti cancella”, dice, paragonandosi a Aranzulla, simbolo di efficienza e rapidità. Poi affonda: La vostra musica è minestra riscaldata, io sono come la pizza del giorno dopo: fredda, ma sempre buona. Una dichiarazione d’identità musicale, ma anche una critica dura a chi, secondo lui, si piega troppo facilmente alle mode e alle esigenze di mercato.

Ma Shade va oltre. Sul palco ti manca il fiato, al mio concerto prendi l’aura”, dice, mettendo in discussione la tenuta live dei suoi colleghi, l’autenticità artistica, la sostanza dietro l’immagine. Un attacco senza freni, che mostra un Shade più affilato e determinato del solito, deciso a difendere il proprio nome da quella che ha vissuto come una mancanza di rispetto. E anche come una rimozione mediatica, se è vero che oggi, nel 2024, un singolo diventato virale sette anni fa può essere ignorato da una delle nuove protagoniste del mainstream.

La risposta di Rose Villain arriva, ma con tono diverso. Niente rime, nessun contrattacco esplicito. Solo una frase ironica su X (ex Twitter): “Bulma? È una mia cosplayer”. La battuta è un riferimento al look di Shade, spesso ispirato all’estetica manga, ma anche un modo per sdrammatizzare e marcare la distanza. Da una parte l’attacco frontale, dall’altra il sarcasmo elegante e un po’ snob. Due modi diversi di stare sulla scena. Due pubblici che iniziano a schierarsi.

E in effetti, il dibattito non tarda a esplodere. Sui social è guerra fredda tra fan, commentatori e influencer musicali. C’è chi sostiene che Rose Villain abbia semplicemente espresso un parere, senza alcuna intenzione offensiva, e che la reazione di Shade sia stata sproporzionata. Ma c’è anche chi difende il rapper torinese, accusando la cantante di snobismo e superficialità, e applaudendo la scelta di rispondere con il linguaggio tipico del rap: il dissing.

Il punto vero, però, non è chi ha ragione. Il punto è quanto basta poco per accendere uno scontro in un settore dove la visibilità è tutto, e dove ogni parola — anche detta per gioco — può diventare un colpo basso o un’occasione di rivalsa. È il segno di un’industria musicale sempre più polarizzata, tra chi insegue il trend e chi rivendica l’orgoglio old school, tra chi vive il palco come performance e chi lo vive come identità.

Rose Villain e Shade non potrebbero essere più diversi, e proprio per questo il loro scontro ha attirato l’attenzione. Lei rappresenta il nuovo pop-rap fluido, ibrido, patinato ma curato. Lui è la penna rap pungente, rimasta fedele al linguaggio diretto e alla scena underground da cui è emerso. Entrambi, però, hanno dimostrato una cosa: la musica italiana ha ancora voglia di confrontarsi, anche quando lo scontro prende la via del dissing e dell’ironia.

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