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Il ‘derby’ Fedez-@WazzaInter e l’importanza dell’alfabetizzazione digitale

@WazzaInter su X: “Grazie Fedez, che non verifica le fonti, e mi mette alla pubblica gogna”

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Fedez in versione ‘inedita’, pronto a smascheratore gli haters.

Signore e Signori, ecco a voi, su piccoli, medi e grandi schermi, Fedez in versione ‘inedita’ (si fa per dire), lo “Smascheratore di haters”! Di cosa stiamo parlando? Vi ricordate il film “Il padrino” di Coppola in cui Marlon Brando nei panni di Don Vito Corleone pronuncia la celebre frase “Non ti azzardare mai più a schierarti contro la famiglia, è chiaro?”. Perché ne parliamo? Perché, ultimamente, sembrerebbe essere proprio questa l’intenzione del rapper milanese: smascherare tutti i suoi haters.

Ma chi sono gli haters?

Gli haters sono un fenomeno preoccupante nel panorama dei social media; individui che, spinti da un senso di impunità digitale e spesso caratterizzati da un basso livello di etica morale, utilizzano queste piattaforme per diffondere insulti e negatività. La mancanza di un’adeguata alfabetizzazione digitale, ossia della "digital literacy", contribuisce alla nascita di questi comportamenti. Invece di sfruttare i social media per le loro potenzialità informative e di connessione, questi utenti li trasformano in scenari simili al selvaggio west, dove prevalgono aggressività e mancanza di rispetto, senza la paura di dover affrontare conseguenze fisiche immediate per le proprie azioni offensive.

Ed ecco Fedez, ‘moderno’ cavaliere dalla tatuata armatura, lanciarsi in battaglia per smascherare e fronteggiare i nemici che si nascondono nel mondo digitale, rei, a suo dire, di aver ingiustamente attaccato la famiglia “Ferragnez”, non risparmiando nemmeno il cane e il piccolo Leo, di soli cinque anni.

Infatti, durante il podcast «Muschio Selvaggio», in un episodio si infiamma. Fedez reagisce ai commenti crudeli rivolti al piccolo Leo, in seguito alla pubblicazione di una foto del bambino con il calciatore del Milan Theo Hernandez. Senza pensarci, lo “Smascheratore” affronta gli haters con fermezza e, soprattutto, grazia (perdonate l’ironia), esigendo - a suon di parolacce - scuse pubbliche e minacciando azioni legali.

Ma la trama si complica: in questo intreccio di “giustizia, vendetta e tentativo di smascheramento”, Fedez commette un grave errore, diciamo, di identificazione. Con la ‘galanteria’ che lo caratterizza lo “Smascheratore” si rivolge ad un certo “Davidone” imprecando e mostrando ai followers la sua immagine: “Questa è la tua faccia da ca.., quando avrai i cogl... di mettere anche nome e cognome, potrai identificarti come uomo”. Errore su errore, volgarità a parte, vi è anche quello di persona… Quello mostrato da Fedez, infatti, non era il volto del presunto hater “Davidone” ma di un tifoso dell’Inter, un certo Wazza di Casale Monferrato… In poche ore l’errore di superficialità dello “Smascheratore” è diventato virale su X. Pronta la risposta del povero @WazzaInter: “Grazie Fedez, che non verifica le fonti, e mi mette alla pubblica gogna”.

 

Una svolta inaspettata, anche se, ultimamente, sembrerebbe volerci ben altro per difendere i Ferragnez come, ad esempio, dei bravi avvocati…

Perché vi raccontiamo questa storia?

Perché, che piaccia o no, porta a riflettere sui pericoli e le responsabilità legate al potere e all'influenza nel mondo digitale. Wazza, ad esempio (al suo posto avrebbe potuto esserci chiunque possieda un account social), si è ritrovato di colpo ad essere la vittima di una situazione che non ha causato ed ora teme per la propria sicurezza.

Come gestirà Fedez questa intricata situazione?

Per il momento il canale YouTube del Podcast ha oscurare la parte ‘incriminata’, che però era già pervenuta ai numerosi followers sia di Fedez sia del tifoso Wazza, estraneo a tutto e ritrovatosi invece a dover affrontare accuse ingiuste.

A questo punto, diventa interessante esporre brevemente alcune teorie sociologiche che rivelano come il mondo virtuale non sia un irrilevante prolungamento del reale, ma un dominio complesso che incide profondamente e in modo significativo sulla società. Questo sottolinea l'urgenza di potenziare e ottimizzare l'alfabetizzazione digitale nelle scuole (e non solo).

La teoria di Herbert Blumer, ad esempio, sostiene che le persone danno significato agli oggetti, alle azioni e alle persone attraverso le loro interazioni sociali. Nel mondo virtuale, questi significati sono costruiti attraverso chat, post sui social media e altre forme di comunicazione online, influenzando le percezioni e le azioni delle persone nel mondo reale.

Secondo Manuel Castells, viviamo in una "società in rete" dove il flusso di informazioni attraverso le reti informatiche è cruciale per l'economia e la cultura. Questa teoria evidenzia l'importanza del mondo virtuale nella formazione delle identità sociali e politiche, e nel plasmare le strutture del potere nella società.

Inoltre, vi è l’interessante teoria di Erving Goffman sulla presentazione del sé nel mondo virtuale. La teoria sostiene che, proprio come nella vita reale, le persone "si mettono in scena" online, gestendo l'impressione che vogliono dare di sé agli altri. Questo può avere effetti reali sulla loro autostima, reputazione e relazioni.

Potremmo citare tante altre teorie, ma la sostanza rimane una sola: le azioni online impattano tanto quanto quelle offline. Fatevene una ragione!

Virtuale e reale non sono due dimensioni staccate: l’online non è da rilegare nella finzione. 

 

 

 

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