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05 Agosto 2016 - 09:53
Startup è un termine che oggi sentiamo molto spesso, soprattutto legato al nuovo modello di economia – scalabile, sociale. Per lo più è associato ai giovani che tentano di mettersi in proprio volendo realizzare della loro passione una professione.
Capita che le idee vengano per gioco, o da uno scatto e con l’aiuto dei social network - Instagram, Facebook - diventano virali.
Così è successo per Matteo Franco e Alessandro Amoretti, entrambi classe ’85.
Uno architetto, l’altro sommeiller, abitano nel canavese e sono legati da una profonda amicizia.
La loro passione per l’architettura e per il vino si è unita in un’unica miscela Cantina Social: una community on line di appassionati dell’enogastronomia.
Noi de La Voce li abbiamo intervistati, per scoprire qualche curiosità in più sulla loro startup, essendo anche l’unica social community creata nel canavese di questo profilo.
Matteo e Adriano, che cos’è nel concreto Cantina Social?
“Ci siamo voluti rifare come etimologia alla cantina social spagnola, il cui significato rimanda alla condivisone. Ed è proprio dalla condivisone che siamo partiti. Quando ho iniziato ad appassionarmi al mondo del vino - dice Adriano – mi sono trovato in un contesto tendenzialmente snob, in cui, forse per moda o forse per attitude, si sentiva la mancanza della condivisione della degustazione.
Durante questo mio percorso cresceva in me la voglia, al contrario, di creare un confronto aperto delle varie sensazioni che si potevano percepire durante le degustazioni, o anche solo uno scambio di opinioni che si mutavano in racconti su esperienze, o gite in cantina.
L’architettura si è inserita in questo progetto per la creatività: il vino, essendo naturale è sempre un continuo divenire, si costruisce, si crea, mai un’annata è uguale all’altra, e questo ne fa la sua caratteristica unica. L’architettura per vie trasverse segue la stessa direzione, soprattutto per quel che riguarda la creatività e l’unicità – dice Matteo.
Da che cosa vi siete resi conto che eravate e potevate diventare una wine social community?
Da un semplicissimo scatto fatto il 28.12.2015 ad una bottiglia che avevamo stappato per le festività e postata su Instagram. Da lì a poco abbiamo ottenuto 3000 followers in 15 giorni. La cosa ci ha stupito e ci siamo resi conto che qualcosa potevamo fare, soprattutto il nostro progetto si poteva realizzare.
Abbiamo continuato, quasi come un esperimento, e abbiamo postato altre foto: di tappi di sughero, di bottiglie, di vigne e così via, e vedevamo che il riscontro era notevole. I followers aumentavano, e allora abbiamo aperto la nostra pagina Facebook. Ci siamo accorti che c’è tanta gente che vuole informarsi sul mondo del vino ed enogastronomico.
Sono arrivate le prime mail, i primi contatti di curiosi che ci chiedevano dove poter trovare quella cantina di Barbaresco, solo per citarne una, o dove poter trascorrere un weekend nelle Langhe.
Ci siamo trovati a nostra insaputa di fronte al fatto compiuto.
Ciò che ci ha meravigliato tanto è stato che molte richieste di informazioni e di contatti, provenivano dall’estero.
Ricordo un’annedoto legato ad una foto che postammo del quadro di un noto artista canavesano, Vesod, che ritraeva un bicchiere di vino. Dopo alcune settimana ci hanno scritto perché volevano acquistarlo, così quel quadro adesso è in Brasile.
Queste richieste dall’estero altro non hanno dato la conferma della qualità e dell’importanza dei prodotti italiani, e noi vorremmo raccontarli nella loro umiltà e semplicità (o almeno voremmo provarci). Vorremmo che nel nostro incubatore tutti possano trovare le giuste informazioni per poter arricchire sé stessi o una serata piacevole.
Abbiamo un collaboratore americano – John Murnane - conosciuto proprio nella nostra community di Cantina Social. Lui è un sommeiller, un vero appassionato dei prodotti Made in Italy. Ha iniziato a seguirci sui socialnetwork, entusiasta di Cantina Social tanto da offrirsi come traduttore per i testi in inglese per il sito, che sta per nascere.
Quale sarà il vostro obiettivo?
“Oltre a estendere all’estero la cultura del vino italiano, creare una sinergia con i produttori locali, vorremmo essere per loro un ponte di comunicazione; in primis per far emergere la cultura enogastronomica piemontese e poi chissà se ci estendiamo come community social, anche i prodotti del territorio nazionale”.
Come definereste la vostra startup?
“Friendly, semplice e facile nelle informazioni”.
Quindi gli appassionati del buon vino e del buon cibo, presto avranno un socialnetwork dedicato come Facebook?
“Beh, l’ambizione è tanta, perché no! Al momento ci basta la nostra wine social community, vista come un forum, poi, il tempo ci dirà e speriamo bene!”.
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