Gianfranco Brugiafreddo non vuole servire sotto Settimo nè sotto Ciriè: vuole regnare. O meglio,
vuole che Leini regni su un piccolo feudo bassocanavesano, come ai tempi gloriosi dell'ammiraglio
Andrea Provana. Questo è emerso dall'incontro di mercoledì sera fra il circolo locale del Pd e i vertici provinciali del partito,
Fabrizio Morri e Mimmo Carretta. E tutto d'un tratto diventa chiara la ragione dell'ostruzionismo di Brugia&soci all'ingresso nell'unione di comuni Net, l'ente che raggruppa i comuni di Settimo, San Mauro, Borgaro, Caselle, Volpiano e San Benigno. Quella presa di posizione, in aperta polemica con gli altri circoli Democratici locali, la scorsa settimana era costata ai leinicesi una pubblica lavata di capo da parte del consigliere metropolitano di zona, l'ex sindaco di Borgaro
Vincenzo Barrea. Della serie “Il Pd è con Net, Leini si allinei o quella è la porta”. La replica di Brugiafreddo era stata addirittura sprezzante:
un mouriniano “Barrea chi è?” che diceva tutto.
Né con Settimo né con Ciriè
Ora viene fuori che non solo il Pd di Leini non vuole saperne di Net: storce il naso ad entrare pure nell'altra Unione di zona, quella del Ciriacese. Mercoledì sera Brugiafreddo
con le sue slide ha messo nero su bianco tutte le contraddizioni della cittadina dei Provana. Che è tagliata fuori dai trasporti e ruota attorno a
quattro diversi centri di gravità: il Tribunale di Ivrea, l'ospedale di Chivasso, il Suap di Ciriè, i servizi sociali di Settimo. Malgrado ciò i leinicesi (questa la tesi che traspare dalle parole Brugia) per la loro storia remota e recente non si sentono subalterni a nessuno. Anzi. Puntano a diventare loro stessi un centro di gravità, lascia intendere Brugia. Del resto a chi gli chiede se preferisca andare con Settimo o con Ciriè, lui non risponde. “Dovremmo dialogare direttamente con Torino – dichiara -. O, in subordine, stabilire come ci conviene aggregare i nostri servizi, per il bene dei cittadini”. Leini vuole fare il leader, non il gregario.
Solo così si spiegano la spavalderia di Brugia, l'accenno all'”orgoglio leinicese” e i palesi sfottò che, in dialetto, ha rifilato a Settimo (“sabato al nostro banchetto del mercato la gente ci chiedeva
“co' a l'è 'sto Net?”). Il tutto sotto gli occhi del segretario provinciale Morri.
Un'idea di Coral
Brugia poi ha ribadito il ruolo centrale che Leini ha avuto (o avrebbe avuto, a seconda dei punti di vista) ai tempi della municipalizzata Provana,
“di cui facevano parte decine di comuni bassocanavesani, compresi quelli che oggi ci demonizzano, Borgaro e Volpiano”. E infine ha invitato Carretta e Morri a
rivedere le zone omogenee della Città Metropolitana (la numero 4, quella in cui è inserita Leini, coincide con l'area Net). L'obiettivo è semplice: Brugiafreddo vorrebbe che Leini diventasse il punto di riferimento della zona e
riunisse attorno a sé vari comunelli canavesani come San Francesco, San Maurizio, Lombardore e magari Caselle.
È la stessa idea che Nevio Coral aveva tentato di mettere in pratica qualche anno fa fondando Provana. Del resto Brugia non ha nascosto di apprezzare quel tentativo, “fermo restando i problemi che ci hanno portato al commissariamento – ha aggiunto – Questi fatti però nulla c'entrano con la bontà del progetto”.
Un piano ambizioso
L'idea della “Grande Leini”, sicuramente affascinerà l'orgoglio locale, però è molto ambiziosa, e le chances di concretizzarla al momento sono minime. Primo perchè Leini, seppure con moderato entusiasmo, ha aderito al Net una settimana fa per volontà del sindaco
Gabriella Leone. E poi perchè,
ovunque si affacci, la patria dei Provana si trova a sgomitare con cittadine di pari grado o superiori: Volpiano, Caselle e le “big” Ciriè e Settimo. Perchè Leini dovrebbe primeggiare? Brugia si appella al “rapporto privilegiato” fra il suo circolo e la segreteria provinciale del Pd, che regge la Città Metropolitana. Ma è difficile che Morri, con la campagna elettorale torinese alle porte, si imbarchi in una guerra fratricida che scombinerebbe il partito da Settimo alle valli di Lanzo e di cui, alla fine,
a Torino interessa poco o nulla. Del resto lo stesso Morri l'altra sera ha sì aperto alla possibilità di modificare le aree omogenee, ma ha anche ha anche stigmatizzato gli infiniti campanilismi che spaccano la provincia. Infine c'è un'obiezione di natura politica.
Il Pd, a Leini, non governa. Alle elezioni ha preso un misero 13%.
Con quale peso politico pensa di poter guidare un “feudo”, se non è neppure stato in grado di regnare a casa propria?
lorenzobernardi@giornalelavoce.it