Dopo le sante messe della domenica, la notizia si è diffusa in un batter baleno in tutta la città. “I frati francescani lasciano la parrocchia ma non il convento” che detta così sembra quasi un indovinello con risposta a sorpresa. In realtà è tutto molto semplice e come funzionerà da qui in avanti lo avevamo già in parte preannunciato prima dell’estate. Fra’ Carlo, Fra’ Luca e Fra’ Stefano resteranno in città ma non si occuperanno più dell’amministrazione parrocchiale che passerà nelle mani di Don Tonino Pacetta, parroco di San Giuseppe Lavoratore. Le tappe istituzionali del percorso cristiano, dalla culla alla bara, faranno capo a lui, che valuterà di volta in volta se usufruire della chiesa dei Cappuccini o di San Giuseppe Lavoratore. A lui anche la gestione e la direzione dell’oratorio, dei catechismi, il pagamento delle bollette, la gestione degli edifici, eccetera, eccetera, eccetera... Stupirsi di questa decisione sembra quasi una provocazione, basti pensare che fino all’82 e nei precedenti 400 anni, i frati di Chivasso hanno sempre e solo fatto i frati. E per aggiungere dei numeri, solo 30 di loro, negli ultimi 30 anni si sono occupati di gestione in senso stretto. Nulla da reinventare, dunque. Nulla di così tremendamente inaudito. La verità è che con i tempi che corrono, con la crisi economica e delle vocazioni, è diventato troppo impegnativo fare gli “amministratori”, ancor più che han fatto un voto di povertà. Talmente dura andare avanti che Chivasso era già stata inserita nell’elenco dei conventi da chiudere sul serio, da qui la ricerca di un alternativa, di una soluzione vera, da portare sul tavolo delle discussioni del “Capitolo” in programma tra circa un anno. “Si tratta di una soluzione per superare questa momento di crisi - si è detto in Duomo - che è ancora più sentita da chi ha fatto voto di vivere, in modo semplice ed essenziale...”. Ricapitolando, nella Chiesa dei Cappuccini si continueranno a dire le messe feriali o festive e, nel convento, i frati saranno sempre a disposizione della gente per le confessioni e per l’ascolto dei loro problemi. Alla luce del Concilio Vaticano II°, insomma, i frati continueranno a collaborare con i parroci, in particolare con Don Pacetta, salvaguardando la specificità propria della loro missione di Frati Francescani. Un’unica parentesi fa riferimento a Padre Carlo Basili: continuerà a fare il cappellano dell’ospedale civile di Chivasso.
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