La recente storia della Città di Chivasso è stata fortemente marcata dal punto di vista sociale, economico e urbanistico dalla presenza per un trentennio (1962-1992) degli stabilimenti della Lancia, una delle più famose case automobilistiche italiane, fondata a Torino nel 1906 da Vincenzo Lancia.
Già all’inizio del Novecento, però, Chivasso fu sede delle officine di due piccole case automobilistiche che ebbero una fugace esistenza, come decine di altre che, in quegli anni, furono fondate, ebbero qualche anno di espansione e poi furono assorbite da altre marche o cessarono l’attività.
* * * Le due case furono la C. Scacchi & C. e la Storero Fabbrica Automobili, anche se le cronache locali ricordano solo la prima, in quanto la Storero aveva la sede amministrativa a Torino. Questa è la storia di Cesare Scacchi e delle sue automobili
Cæsar, costruite a Chivasso dal 1911 al 1915. Una breve storia che s’intreccia con quella di famosi personaggi dell’epoca pionieristica dell’automobilismo torinese e italiano.
Cesare Scacchi. La prime notizie su Cesare Scacchi si riferiscono a un episodio avvenuto nel 1901. A Montecarlo, Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi aveva udito un certo Garibaldi Coltelletti denigrare le qualità tecniche delle auto italiane. Il duca propose allora un confronto tra la vettura di Coltelletti e la sua Fiat sul percorso Torino-Bologna, con in palio cinquemila lire per il vincitore. L’equipaggio della Panhard HP 20 di Coltelletti era composto dalla moglie e dal meccanico. Sulla Fiat HP 28, oltre al duca, vi erano Giovanni Agnelli, presidente della Fiat, e il suo pilota-collaudatore Vincenzo Lancia. Alla competizione si aggiunse fuori classifica anche la Fiat HP 12 di proprietà di Vittorio Emanuele di Savoia conte di Torino, con al volante Felice Nazzaro, altro pilota-collaudatore della Fiat, il giornalista Vaccarossi e Scacchi come meccanico. La sfida si svolse il 24 novembre 1901, con partenza da Villanova d’Asti. Il duca si ritirò per un incidente dopo appena 70 chilometri dalla partenza quando era in vantaggio su Cortelletti. Questi giunse a Bologna, dopo 302 chilometri, in 8 ore e 27 minuti, ma Nazzaro lo precedette di 4 minuti, avendo viaggiato alla media di circa 36 km/h, salvando così l’onore della Fiat. Il 27 luglio 1902 Scacchi partecipò alla 1ª edizione della corsa di velocità in salita Susa-Moncenisio, di km 22,600, con una vettura Fiat 12 HP nella classe Turisti, ctg 4ª vetture leggere oltre 800 chilogrammi. Alla media di 25,200 km/h si classificò 14° assoluto (su 34 arrivati) e fu 2° di categoria (su 6).
Scacchi partecipò anche alla 2ª edizione della Susa-Moncenisio, svoltasi il 10 luglio 1904. Al volante di una Fiat HP 60, giunse 7° assoluto (su 18 classificati) e vinse (su 7) la classe Turisti, categoria vetture pesanti, alla media di 42,221 km/h.
Cesare Scacchi aveva lavorato come operaio alla Michele Ansaldi & C., di Torino, che all’inizio del Novecento era la più importante fabbrica meccanica italiana e produceva macchine utensili e materiale bellico per la Marina Militare. Successivamente passò alla Fiat dove, per oltre 10 anni, tenne la direzione tecnica. Nel 1911 uscì dalla Fiat per fondare una sua fabbrica di automobili a Chivasso.
La ditta C. Scacchi & C. La costituzione della società avvenne il 6 maggio del 1911 nello studio del notaio Camillo Teppati, in via Arsenale 6 a Torino, dove Cesare Scacchi fu Pietro, nativo di Lodi, residente a Chivasso, fondò, con quattro soci, la società in accomandita semplice C. Scacchi & C., con sede in Chivasso, e con un capitale iniziale di 99.000 lire. Lo scopo della ditta era l’esercizio dell’industria meccanica e, precisamente, la fabbricazione di automobili, che avrebbero portato il marchio
Cæsar. La sede delle officine si trovava al limite occidentale della regione Gerbido, tra via Corti e via Tellini (dove attualmente si trovano un supermercato e alcuni condomini). La direzione e gli uffici della ditta erano nella palazzina con facciata curvilinea al numero civico 1 di via Corti, angolo viale Vittorio Veneto, che si trovava proprio di fianco allo scalo e ai depositi della allora operante tramvia Chivasso - Brusasco - Torino. In breve tempo la Scacchi giunse a produrre circa quattro vetture al mese con il marchio
Cæsar, dando lavoro a un centinaio di dipendenti ed estendendo la sua produzione anche a veicoli industriali e piccoli autobus.
I modelli di vetture e i veicoli industriali. Il primo modello della Scacchi, denominato A 70, disponeva di un motore a 4 cilindri verticali monoblocco, 4398 cmc di cilindrata e una potenza di 20/30 HP; il prezzo dell’autotelaio era di 11.000 lire; la vettura fu in produzione dal 1912 al 1915.
All’inizio del 1914 furono commercializzati altri due modelli: il B 80, anch’esso con un motore 4 cilindri verticali monoblocco, 5341 cmc di cilindrata con potenza di 35/45 HP, il cui autotelaio costava 12.500 lire, e il C 90 sport, con lo stesso motore del modello precedente, ma con potenza di 50 HP e autotelaio più leggero, che costava 13.500 lire. La Scacchi produsse anche veicoli industriali, omnibus, autocarri. Nel 1914 erano in catalogo i modelli AA 70 e BB 80.
Luigi Storero, pilota e imprenditore. Per qualche tempo fece parte della società Scacchi & C. anche Luigi Storero, importante personaggio nella storia dell’auto in Italia, sia come pilota che come imprenditore. Luigi Storero (Torino, 1868-1956) nel 1899 iniziò a produrre quadricicli a motore su licenza della francese Phénix. Nel 1900 divenne concessionario della Fiat con garage in corso Massimo d’Azeglio. In quegli anni Storero partecipò a numerose corse automobilistiche conquistando diverse vittorie, Venne poi chiamato dall’amico Giovanni Agnelli a far parte della prima squadra corse della Fiat insieme a Vincenzo Lancia, Felice Nazzaro e Alessandro Cagno. Con la Fiat disputò corse in Italia e all’estero imponendosi più volte nella categoria vetture leggere col modello 12 HP. Nel 1906 abbandonò le competizioni e col socio Giuseppe Alberti organizzò la Società Garages Riuniti Fiat - Alberti - Storero, che impiantò in Italia una fitta rete di agenzie, embrioni delle successive filiali Fiat. Sul finire del 1910 lasciò la Garages Riuniti per associarsi con Cesare Scacchi, ma già nel 1912 se ne staccò per fondare la Storero Fabbrica Automobili, che fu attiva fino al 1916, con sede in via Madama Cristina a Torino e stabilimento a Chivasso.
Il contestato Criterium di Vercelli. A questo punto va ricordato un fatto che diede origine a numerose, insistenti polemiche e contestazioni. Il 18 e 19 luglio 1913 si svolse il Criterium di regolarità di Vercelli. Le vetture erano suddivise in due categorie in base all’alesaggio del motore: 1ª categoria oltre 95 mm con 4 iscritti; 2ª ctg fino a 95 mm con 17 iscritti. Il Criterium prevedeva due tappe. La prima si svolse sul percorso Vercelli, Mortara, Lodi, Milano, Arona, Ivrea, Chivasso, Vercelli, di 410 km, e al termine furono classificati 14 equipaggi, che ripartirono il giorno successivo per la 2ª tappa, di 372 km, sul percorso Vercelli, Chivasso, Ivrea, Torino, Susa, Pinerolo, Torino, Chivasso, Vercelli. Il pilota Giovanni Negro, col meccanico Leonardo Rolando, su Storero 25/30 HP vinse la 1ª ctg, mentre nella 2ª ctg primeggiò Francesco Rocci, col meccanico Pietro Merlino, ancora su Storero. Queste furono le classifiche riportate sui giornali del tempo che tuttavia, poco tempo dopo, iniziarono a pubblicare le pubblicità di due marche, Storero e Aquila Italiana che, con diverse interpretazioni del regolamento, si attribuivano la vittoria nella 1ª categoria del Criterium. Dopo aver, per mesi, lasciato sfogare i rivali, alla fine la Scacchi fece pubblicare, sui più importanti giornali sportivi dell’epoca, la seguente precisazione: «Date a Cesare… Concorso di regolarità - Vercelli luglio 1913. Tanto per la verità, ed affinché la reclame ambigua non abbia il sopravvento sulla indiscutibilità dei fatti, affermiamo senza tema di smentita, che la macchina vincitrice del 1° Premio della 1ᵃ Categoria nel Concorso di regolarità di Vercelli, fu progettata e costruita interamente dalla Ditta C. Scacchi & C. nelle proprie officine di Chivasso, dove continua la fabbricazione dei nuovi Modelli
Cæsar 1914, già affermatisi ai Salons di Parigi e Manchester». A questa puntualizzazione, gli avversari, in particolare Storero, pesantemente tirato in causa, non opposero commenti o giustificazione. Nel 1913 la Scacchi fu presente con un proprio stand alla IX Esposizione Internazionale di Automobili di Torino, allestito dal 26 aprile all’11 maggio nel Palazzo del Giornale al Parco del Valentino. A ottobre intervenne al Salon de l’Automobile di Parigi e infine partecipò al salone di Manchester (Inghilterra).
Le corse del 1914. La Scacchi partecipò nel 1914 ad alcune corse automobilistiche con il modello
Cæsar C 90 sport. IX Targa Florio - III Giro di Sicilia. Il 24-25 maggio due vetture
Cæsar furono al via della corsa che prevedeva due tappe. I piloti erano Negro e De Manaud, entrambi ritiratisi durante la prima tappa. IV Coppa Florio. Il 31 maggio si disputò la Coppa Florio sul circuito siciliano delle Madonie. Giovanni Negro su 16 concorrenti partiti, tra i quali molti dei migliori piloti italiani dell’epoca (Nazzaro, Ceirano, Campari, Sivocci, Marsaglia) e 9 classificati, si piazzò all’8° posto. I
° Circuito Automobilistico Toscano. Il 21 giugno una vettura Scacchi partecipò al Circuito Toscano sulle strade del Mugello. Si trattava
di una corsa di regolarità che prevedeva un tempo minimo di 6 ore (media circa 43 km/h) e un tempo massimo di 8h40’. Le vetture furono suddivise in due classi: 1ª ctg. con cilindrata fino a 5000 cmc, 2ª ctg. fino a 3500 cmc. I partenti furono 40 e i classificati 32. Negro, con una
Cæsar C 90 sport, fu primo assoluto, vincendo anche la 1ª ctg., il che gli valse un premio di 500 lire dell’Automobile Club, la medaglia d’oro del Re e la medaglia d’oro del ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio.
La scomparsa della Scacchi & C. In breve tempo le vetture
Cæsar si erano imposte per le loro eccellenti caratteristiche tecniche all’ammirazione dei clienti italiani ed esteri, ma l’impresa di Cesare Scacchi era però destinata a una breve esistenza. L’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondiale travolse molte piccole industrie che, non ancora consolidatesi finanziariamente, non poterono convertire le loro produzioni in materiale bellico. Anche la C. Scacchi & C. fu perciò costretta a chiudere.
I macchinari furono rilevati nel dicembre del 1915 dalla casa automobilistica Società Officine Fonderie Frejus Vetture Diatto (attiva dal 1905 al 1928) e trasferiti negli stabilimenti di via Frejus 21 a Torino. Il 28 febbraio 1916 Emilio Gallo, proprietario della vicina filatura, acquistò il fabbricato industriale con sito e terreno, e infine il 9 giugno 1917, la casa fu comperata da Giuseppe Partengo, negoziante industriale. Cesare Scacchi morì non molto anziano, ma del tutto povero. Si racconta che egli sarebbe stato l’inventore della chiusura lampo, ma che non volle mai chiederne il brevetto.
Claudio Santacroce
ARTICOLO TRATTO DALLA RIVISTA Canavèis