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CHIVASSO. Ospedale Antonio D’Ambrosio Che fine ha fatto la petizione?

Ospedale Antonio D’Ambrosio.

Due anni e mezzo dopo, due Giunte regionali diverse, due direttori generali che si sono avvicendati, oltre mille firme raccolte, e nessuno più che ne parli.

Il silenzio in cui l’ex direttore generale Lorenzo Ardissone e il sindaco di Chivasso Claudio Castello hanno lasciato cadere l’iniziativa popolare per intitolare l’ospedale di Chivasso a chi più di tutti l’ha voluto, il dottor Antonio D’Ambrosio da Montanaro, grida vendetta.

E siamo qui, di nuovo, ieri come oggi, a riproporre quel che in tanti hanno ratificato mettendo in calce le proprie firme e portando, addirittura, ordini del giorno all’attenzione dei Consigli comunali della zona.

Erano all’incirca mille i cittadini che si sono precipitati a mettere una firma ai banchetti e presso la redazione del nostro giornale chiedendo che la nuova ala dell’ospedale, inaugurata in pompa magna dal centrosinistra regionale a pochi mesi dal voto, venisse intitolata a ‘O Assessò.

Una firma non tanto per firmare ma corredata con il numero di carta d’identità, in calce ad una chiarissima petizione lanciata da “La Voce”. Tutti coscienti, da queste parti, che se non fosse stato per l’ex assessore regionale Antonio  D’Ambrosio il presidio chivassese sarebbe rimasto poco più di un ambulatorio. Tutti coscienti (questi mille) che a D’Ambrosio qualche cosa la si deve, mentre si deve pochissimo a chi sulla sanità ci ha messo il becco dalla sua morte in avanti, contribuendo peraltro, con i tanti silenzi, a portar via le poche cose di cui si poteva andare fieri, a cominciare da alcune competenze che erano qui e non a Ciriè o a Ivrea.

Ecco, oggi che la Giunta regionale è cambiata e che anche la guida dell’Asl è passata di mano, dal direttore Ardissone al commissario Vercellino, torniamo a chiedere quel che un migliaio di chivassesi volevano. Rendere semplicemente omaggio ad un medico, prima che un politico, che molti oggi ancora rimpiangono. Chissà che Vercellino non abbia voglia di sedersi intorno ad un tavolo e discuterne. Perlomeno. Cosa che non ha fatto chi c’era prima di lui.

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