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28 Novembre 2017 - 17:07
i ragazzi coinvolti nel film e la regista Chiara Cupri
Tutto è nato da un progetto della Regione Piemonte. Andare nelle scuole per diffondere la conoscenza sulla violenza sulle donne.
Chi lo avrebbe mai detto che da quell’idea potesse nascere un film? Invece è quello che è successo nella nostra città. Il merito va a Lina Borghesio, dell’associazione Punto a capo. Ed a Luca Vonella, di Teatro a Canone. Hanno messo insieme le forze coinvolgendo tutto il territorio. E’ nato così “Il lungo giorno di Gloria”, proiettato in anteprima sabato pomeriggio in biblioteca, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. “Il film è frutto di un laboratorio realizzato nelle scuole - spiega Lina Borghesio -. I ragazzi hanno ragionato con una psicoterapeuta affrontando il tema della violenza partendo da storie che loro stessi avevano sentito, visto, a cui avevano assistito”. Così, hanno prodotto dei racconti, la prima stesura della sceneggiatura del film. “Una giuria ha scelto il lavoro migliore e da lì è nato il film”. A vincere sono stati gli allievi del Martinetti di Caluso.
Il filmato racconta la storia di Gloria, una ragazza che si trova in coma all’ospedale per essere stata maltrattata dal fidanzato e da un gruppo di altri ragazzi.
“Il ragazzo gira un video con lei come sfida con gli amici per provare di essere stato a letto con lei - spiega Luca Vonella, insieme alla regista, Chiara Cupri, che lavora in tutto il mondo -. Quando la ragazza lo scopre viene ricattata e aggredita. Finisce all’ospedale”. “Durante il coma, Gloria sviluppa una vita parallela, popolata di immagini provenienti dal mondo naturale e personaggi teatrali, onirici. A raccontare tutto è la nonna, che scrive quello che accade alla nipote quasi come facesse un bollettino medico”.
L’intera produzione è stata girata per le vie di Chivasso e nella stanza rosa dell’ospedale di Settimo, quella dedicata alle donne vittime di violenza. “Abbiamo coinvolto la banda, che compare nel film, le associazioni locali, la gente che incontravamo per strada, tutte persone che per noi avevano da raccontare una storia. Oltre che, naturalmente, gli studenti che hanno ideato il progetto”. Al di là del film, il lavoro ha permesso ai ragazzi di crescere, di prendere consapevolezza che la violenza sulle donne “non è solo un problema di cui si parla in tv, ma succede davvero, nel mondo intorno a loro”. E poi di mettere insieme due generi di solito opposti, il teatro ed il cinema. “Per noi questo progetto è una grande soddisfazione personale che speriamo di poter portare avanti…”.
Antonia Gorgoglione
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