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CHIVASSO. “Liberatemi, non sono un mafioso”

CHIVASSO. “Liberatemi, non sono un mafioso”

Italo Nebbiolo

Italo Nebiolo si rivolge al Riesame

Devono revocare gli arresti domiciliari a Italo Nebiolo.

Lo chiede, a gran voce, l’avvocato Nicola Menardo dello studio Grande Stevens di Torino, che assiste l’ex presidente del Lions Club di Chivasso, finito invischiato in una brutta storia di cui hanno riferito le cronache la scorsa settimana.

Nebiolo, dal 6 luglio, non può lasciare casa sua: l’imprenditore chivassese di 76 anni è tra i 28 arrestati dell’operazione “Beta” dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale che ha portato in carcere  imprenditori e funzionari pubblici in un’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita.

E’ accusato di concorso in una tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di tal Vincenzo Giannetto.

Secondo gli inquirenti, ci sarebbe stato anche Nebiolo, insieme ad altri 7, nel magazzino in cui con tono minaccioso e intimidatorio veniva richiesto a Giannetto il pagamento di un debito e alla rinuncia dell’azione civile che aveva intrapreso.

In tempi diversi, con violenza e minaccia - si legge nelle 600 carte dell’ordinanza -, compivano atti idonei a costringere Giannetto a corrispondere a Nebiolo e Guernieri, presidente e vice presidente del CIC - Cooperativa Italiana Catering - [...] la somma di 930 mila euro a titolo di corrispettivo per le forniture effettuate in favore della società ‘4 Gradi’, gestita da Giannetto, e a rinuncire all’azione di risarcimento danni intrapresa da Giannetto, a fronte della disponibilità di quest’ultimo di riconoscere un debito di 700 mila euro, così ottenendo un ingiusto profitto consistito nella determinazione unilaterale della maggior somma e delle condizioni imposte per il rientro, condizioni rispetto alle quali la vittima non era in grado di opporsi”.

Al mio assistito – spiega il legale – non viene contestato alcun rapporto associativo di tipo mafioso o altro. L’unica contestazione riguarda quell’episodio risalente al 2013 e che si riferiva ad una riunione tenutasi a Messina alla quale Italo Nebiolo partecipò in qualità di presidente del cda della Cooperativa Italiana Catering con sede a Milano. In relazione a quell’episodio la Procura di Messina aveva peraltro già chiesto e ottenuto l’archiviazione del procedimento. A mio avviso l’applicazione di una misura cautelare a distanza di 4 anni e in relazione a quei medesimi fatti risulta dunque particolarmente anomala. Confidiamo di poter chiarire la posizione di Nebiolo già nei prossimi giorni di fronte al Tribunale del Riesame di Messina, al quale abbiamo chiesto l’immediata revoca degli arresti domiciliari”.

Gli indagati dell’operazione sono tutti gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, corruzione, trasferimento fraudolento di valori, turbata libertà degli incanti, esercizio abusivo dell’attività di giochi e scommesse, riciclaggio, reati in materia

di armi ed altro.

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