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Processo Eternit bis: la chiavetta USB è vuota, salta la sentenza per le due morti di Cavagnolo

Processo Eternit bis: la chiavetta USB è vuota, salta la sentenza per le due morti di Cavagnolo

Lo Saca di Cavagnolo

Una chiavetta Usb inservibile e la sentenza del processo Eternit bis è rinviata a data da destinarsi.

Oggi a Torino doveva essere il giorno del giudizio per l'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, chiamato a rispondere di omicidio colposo in uno dei tanti rivoli della maxi-inchiesta sulle morti causate dall'amianto lavorato negli stabilimenti italiani della multinazionale, ma la Corte d'appello, anziché annunciare la lettura del dispositivo, si è dovuta profondere in scuse.

"Siamo mortificate", ha detto la presidente anche a nome delle due colleghe. In teoria il device custodiva "il 90% degli atti del processo", ma quando le tre giudici hanno cercato di dare un'occhiata al materiale non ci sono riuscite.

"Prima di prendere la nostra decisione - hanno spiegato - volevamo esaminare un passaggio di una certa consulenza. Non c'era nulla. Non abbiamo capito se la chiavetta che ci è stata consegnata fosse vuota o guasta. In ogni caso, non c'è stato modo".

Rimediare, comunque, è possibile. La Corte, con un provvedimento che nel gergo dei tribunali è chiamato di "ricostruzione degli atti mancanti", ha invitato la procura generale a depositare entro il 30 settembre una chiavetta con lo stesso contenuto. In quella data concederà alle difese un "termine" di 15 giorni per le opportune verifiche.

Il contrattempo, quindi, allungherà ulteriormente i tempi di una vicenda giudiziaria nata nel 2004, anno in cui l'allora procuratore Raffaele Guariniello aprì il fascicolo Eternit, e dall'andamento tutt'altro che lineare. Nel 2014 la Cassazione dichiarò prescritto il reato di disastro colposo e la procura di Torino tornò alla carica contestando a Schmidheiny centinaia di casi di morte.

Per decisione di un giudice, all'udienza preliminare il fascicolo fu spezzettato in diversi tronconi e sparso qua e là in giro per l'Italia in base a ragioni di competenza territoriale. Ora a Novara è in pieno svolgimento il processo di primo grado per omicidio volontario. A Napoli il 6 aprile è stata pronunciata una condanna a 3 anni e 6 mesi di carcere, ma per omicidio colposo, in relazione il decesso di un operaio della sede di Bagnoli (gli altri casi sotto esame sono caduti in prescrizione).

A Torino l'imprenditore è chiamato a rispondere della morte di due persone a Cavagnolo. In primo grado, il 23 maggio 2019, fu condannato a quattro anni per omicidio colposo. Lo scorso 22 marzo, al processo d'appello, il pg Carlo Maria Pellicano aveva chiesto la conferma della sentenza.

Oggi, in una delle maxi-aule al piano interrato del Palazzo di giustizia subalpino, le parti si aspettavano la lettura del dispositivo.

La sorpresa è stata grande. In aula il pg Pellicano ha detto che per ottenere il materiale si rivolgerà al collega della procura che sostenne l'accusa al processo di primo grado. Avvocati e magistrati non hanno mancato di scambiarsi considerazioni sull'affidabilità delle nuove tecnologie: "Quando si usava solo carta poteva capitare che si perdesse un foglio o due. Questi dispositivi sono comodi e facili da usare, ma se qualcosa va storto sparisce tutto". 

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