Parlano i pasticceri:La nostra categoria paga il prezzo più alto Pan di spagna, creme alla vaniglia e meringhe sono solo alcune delle specialità create dai maestri delle pasticcerie, prelibatezze che però a seguito del nuovo decreto, emesso lo scorso 3 novembre, dovranno attendere il prossimo 3 dicembre per essere gustate. L’ultimo dpcm firmato dal Premier Conte infatti, con le relative misure per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid19, ha nuovamente frenato il mondo del commercio, creando forti dubbi e tante perplessità su ciò che accadrà in futuro. Un futuro instabile, con uno stop non condiviso da tutti, neanche da alcuni pasticceri e che ha messo un altro punto ad una fase di ripresa, iniziata lo scorso maggio. Una fase fatta di sacrifici, investimenti ma soprattutto caratterizzata dalla speranza che il lock- down potesse trattarsi ormai solo di un lontano ricordo. Ma così non è stato e il vivere nuovamente in una zona rossa da confinamento, li porta ad esprimere tutte le perplessità e le preoccupazioni del caso, come quelle di Fabrizio Galla, il noto pasticcere di San Sebastiano da Po e di Giancarlo Nada, uno dei titolari della pasticceria “Gemelli Pasticceri” di Cavagnolo. “La viviamo tutti allo stesso modo purtroppo – racconta perplesso Fabrizio Galla - Il problema di fondo è che comunque non siamo tutelati sotto nessun fronte. Chi ci governa non sta facendo abbastanza ed in questo momento viene nuovamente chiesto a noi di compiere il maggior sacrificio. Sinceramente non riesco a comprendere cosa stia succedendo, siamo in difficoltà e non si fa nulla di concreto. Sabato abbiamo lavoricchiato facendo qualche consegna a domicilio, ma siamo ad un quinto di quello che normalmente faremmo in un sabato normale. Certo, ognuno ha la sua realtà, ognuno è dimensionato al suo modo, ma è difficile e questo malcontento si percepisce anche dai colleghi di altre regioni. Dovrebbero restituirci un po’ di dignità, proprio come diceva l’altro giorno il Maestro Igino Massari… Anche a livello psicologico questa situazione è difficile da gestire. – ed aggiunge ancora Galla - E poi non c’è del buonsenso né da parte di chi ci governa e talvolta neanche dalle persone che abbiamo intorno. Ho cercato in questi mesi di essere positivo, vederla diversamente, ma speravo anche non ci facessero chiudere nuovamente. Ad oggi speranze ne vedo poche, soprattutto dalle persone che ci governano e la mia paura è che ci possano far riaprire, per farci chiudere di nuovo, dopo aver permesso magari a dicembre feste e festoni a tutti. Non è questa la soluzione migliore. Potremmo forse reggere a livello economico, ma questo ti porta poi a scocciarti, a chiudere e ad andartene magari in un altro stato”. Ed anche Giancarlo che con i suoi fratelli ha un’attività di pasticceria da oltre trent’anni dice: “Non sono d’accordo con questa chiusura delle attività produttive, dovevano prevederlo o al limite gestire una chiusura più soft. Le difficoltà ora sono molteplici, perché in primis dovrò lasciare a casa i dipendenti con la cassa integrazione e considerando come è stata gestita durante il primo periodo dell’anno, è davvero lunga prima che possa arrivare. Noi è da trentatré anni che abbiamo questa attività, le spalle per fortuna sono abbastanza coperte. Ma si capisce che dobbiamo farci carico dei nostri risparmi per poter andare avanti. – ed aggiunge ancora, concludendo – La mia speranza era quella di non chiudere definitivamente un’altra volta, pensavo si riuscisse a controllare questa nuova ondata. Non sono molto ottimista adesso, ma speriamo che tutto si risolva il prima possibile”. Incertezze quelle di Giancarlo che in questo momento critico, si uniscono a quelle di Fabrizio, ma con l’unica speranza di poter ritornare presto alla “normalità”. Una normalità vissuta tra impasti, glasse e zucchero, ma anche con quella che da sempre è la loro arte, nel creare un mondo di “dolcezza” non solo con le mani, ma soprattutto pasticceri con il cuore.
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