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CAVAGNOLO. Vertice sui cinghiali

CAVAGNOLO. Vertice sui cinghiali

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Si è svolto martedì 5 settembre, alle ore 10, in Municipio a Cavagnolo un incontro tra i sindaci della collina e il commissario dell’Ente di gestione delle aree protette del Po, Roberto Saini.

Si parlerà di cinghiali. E di campagne di contenimento per preservare i raccolti.

Il tema è stato caldissimo, negli ultimi mesi.

Dall’inizio dell’anno, infatti, un gruppo di coltivatori dei Comuni della collina chivassese chiede  una risoluzione del problema dell’invasione di cinghiali nelle campagne.

Ci sono stati degli incontri, ma non s’è mai arrivato a nulla di concreto. Il motivo? Semplice: l’assessorato regionale scarica le responsabilità sul Parco del Po, mentre il Parco del Po ha negato l’autorizzazione ad iniziative particolari di abbattimento dei cinghiali perché, a suo dire, mancherebbero dei riscontri oggettivi dei danni patiti dai campi coltivati.

Insomma, s’è precipitati in un impasse da cui sinora non s’è usciti.

Le semine non aspettano e noi agricoltori, che avevamo segnalato il problema tre mesi fa, siamo disperati!”, spiegavano i coltivatori della collina.

Mentre le responsabilità rimbalzavano da un ufficio all’altro a Torino, a Brusasco, Cavagnolo, Verrua Savoia, parte dei loro raccolti sono andati in fumo sotto il passaggio dei cinghiali. “Non è vero che è responsabilità solo dell’Ente Parco autorizzare o meno una campagna di contenimento – sostenevano i coltivatori – esiste una legge regionale del 29 giugno 2009, la numero 19, che all’articolo 33, comma 5, dice chiaramente che ‘[…] gli interventi sono seguiti sotto la diretta responsabilità e sorveglianza del soggetto gestore dell’area protetta e sono attuati […] da persone autorizzate dal soggetto gestore dell’area protetta, anche a titolo oneroso, scelte con preferenza tra cacciatori residenti nel territorio dell’area protetta o iscritti gli ambiti territoriali di caccia […]’. Nessuno però ci ha mai detto questo, anzi si sono sempre rimpallati le responsabilità”. La questione è anche finita sulla scrivania del prefetto di Torino. Ma nulla.

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