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CAVAGNOLO. Scandalo "falsi invalidi", ombre sul pensionamento dell'ex ragioniera comunale

CAVAGNOLO. Scandalo "falsi invalidi", ombre sul pensionamento dell'ex ragioniera comunale

Il Municipio di Cavagnolo

Tutta questa vicenda mi indigna profondamente: negano l’accompagamento ad anziani che hanno più di novant’anni con la scusa che non ci sono i soldi, e poi vengono a galla queste storie qui...”. Mario Corsato, sindaco di Cavagnolo, non ha esitato a manifestare tutta la propria amarezza per la storia dell’ex ragioniera dell’ufficio contabilità del suo Comune che stava bene, s’è presentata alla commissione medica ed è finita, prima in malattia, poi in pensione. Il caso della donna, cavagnolese di 58 anni, da almeno venticinque dipendente comunale, è finita nel fascicolo della Procura di Torino: la sua storia è tra quelle registrate dalla microcamera nell’ufficio di Enrico Maggiore, presidente della commissione di valutazione medica del ministero dell’Economia e delle Finanze. I fatti risalgono all’ottobre dell’anno scorso. “Ci raccontava che sarebbe andata in pensione di lì a poco - racconta Corsato -. Francamente, non le davamo molto peso fino a che, dopo essere stata visitata dalla commissione medica, le è stato prescritto un periodo di malattia fino a febbraio di quest’anno, quando la stessa commissione ha poi ordinato il licenziamento immediato preliminare al pensionamento”. “Non abbiamo mai capito quale fosse la motivazione - prosegue il sindaco di Cavagnolo -. Noi pensavamo fosse inabile solo a quel servizio, così ci siamo attivati per trovarle un’altra collocazione. Lei però insisteva, dicendo che dovevamo lasciarla a casa e ci esortava a telefonare a Maggiore. Un giorno mi diede il numero di cellulare di Maggiore, che teneva nella rubrica del telefono. Lo chiamai e fissai un appuntamento nel suo studio in corso Bolzano 44 a Torino. Non fu un bell’incontro...”. “Ci andai con la segretaria comunale - continua Corsato -. Ci trattò con sufficienza e tracotanza: ci disse che dovevamo licenziarla, che non era abile a qualsiasi tipo di lavoro e che non ci saremmo potuti opporre a quella decisione. Il ricorso, ci disse, poteva essere fatto solo dall’Inps”. L’impiegata, comunque, avrebbe avuto diritto ad andare in pensione, ma con la cosiddetta “legge Fornero” ci avrebbe perso il 30 per cento mentre in questa maniera se ne è andata prendendo tutto quello che poteva prendere. “Tutta questa storia ci è costata, come Comune, più o meno cento mila euro - conclude Corsato -, tra ferie non godute che abbiamo pagato e quattro mensilità per il mancato preavviso di licenziamento, oltre alla liquidazione pagata subito per casi come questo, rientranti nella categoria delle fasce deboli. Senza contare i disagi che ancora oggi abbiamo perché abbiamo dovuto nominare una ragioneria a scavalco. Questo, ha di fatto bloccato i lavori dell’unione dei comuni, ad esempio...”. “Ancora oggi - conclude il sindaco di Cavagnolo - non riesco a capire quale sia il motivo per cui è andata in pensione...”.
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