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12 Febbraio 2019 - 17:41
È la squadra più giovane del Carnevale d’Ivrea. Giallo e blu i colori che la identificano.
I Credendari nascono nel 1984, quando, durante un normale mercoledì delle ceneri, Enzo Ferrentino, deluso da una manifestazione vissuta sotto tono per il poco che offriva, si rese conto che il Carnevale si identificava sempre più con la battaglia delle arance, dando sempre meno spazio a chi volesse parteciparvi in forma diversa. Consapevole del fatto che, almeno in quegli anni, la principale forza organizzativa e promotrice era racchiusa proprio nelle squadre di aranceri, pensò che dovessero essere questi stessi gruppi ad attivarsi per arricchire il Corteo Storico presentando una propria iniziativa.
Quindi, si fece spazio l’idea di creare una nuova squadra-esempio che cercasse i propri riferimenti nella storia eporediese e alla quale fosse legato un gruppo da presentare nella sfilata storica.
Detto fatto: contattati gli amici Giorgio Masseroni e Rudi Bonino - anch’essi ventenni - , con i quali frequentava i corsi serali dell’ITIS di Ivrea, con forza ed entusiasmo si iniziò.
Vennero dedicati mesi ad accurate ricerche storiche dalle quali emerse che i ‘credendari’, all’epoca dei Comuni, costituivano i notabili del luogo, ovvero i consiglieri del Podestà. Questi avevano anche una loro sede, il Palazzo della Credenza, tutt’oggi situato nel lato sud della piazza dell’ospedale di Ivrea.
La scelta di adottare il nome parve ovvia: sarebbe stato un modo per legarsi storicamente ad una zona della città fino ad allora non considerata dal Carnevale, ovvero Porta Aosta.
Decisa la base di partenza, si fece spazio l’idea di affiancare ai nascenti aranceri un gruppo in abiti medievali. Da questo proposito si svilupparono e crebbero i ‘Credendari Gruppo Storico’.
Appurato il nome era ora di trovare un simbolo, un colore da attribuire alla divisa e una piazza dove tirare.
Ma procediamo con ordine. Il simbolo, a dirla tutta, era già pronto: il Palazzo della Credenza era quanto più emblematico si potesse immaginare. Ad esso si pensò di aggiungere la Mazza del Comune per simboleggiare la Città e la Scure d’Arme del Podestà, come richiamo al Carnevale. Per quanto riguarda i colori, invece, il problema fu più complesso. All’inizio si pensò al bianco unito al rosso simbolo d’Ivrea, ma il primo colore non venne ritenuto idoneo a sopportare la spremuta di arancia.
Si cercò allora un collegamento alla storia regionale e venne realizzato un prototipo di divisa in azzurro con bande bianche, ma non avendo garanzia di una disponibilità costante del tessuto nel tempo l’idea venne abbandonata. Abbinata a questa venne anche l’idea di abbinare un mantello da indossare durante le sfilate, riportante sul retro la croce rossa in campo bianco - bandiera d’Ivrea.
Ma alla fine l’opzione che prese piede fu quella del blu e del giallo, colori simbolo del capoluogo Piemontese. Fortunatamente il loro accostamento non era ancora stato proposto anche se, entrambi non abbinati, apparivano già in altre divise.
E così nacquero i Credendari. La domenica del febbraio 1985 parteciparono per la prima volta al getto delle arance in Piazza Maretta. Dodici i temerari: Enzo Ferrentino, Marco Fornero Monia, Paolo Alberelli, Manuele Perego, Davide Audasso, Adriano Giovanetto, Corrado Bellono, Diego Chiades, Claudio Gili Meina, Marilena DeMurtas, Massimiliano Longhin e Giovanna Danese.
Da citare in quell’anno una presenza al tiro anche di Luca Audasso e Fabio Balloni, presi “in prestito” dal gruppo storico.
Nel frattempo il gruppo in costume medievale (subito accettato nel Carnevale) sfilò con abiti affittati ad Aglié e fu ben presto affiancato al Podestà.
Gli anni successivi furono un alternarsi di momenti più bui - come il 1987, quando la squadra non partecipò al tiro - ad altri decisamente più felici - come il 1990, quando, finalmente, ai Credendari venne assegnata Piazza Freguglia come zona di tiro, a seguito della chiusura del cinema ‘Sirio’.
Da quei 12 iscritti iniziali e quella prima indimenticabile battaglia ne è passato di tempo: la squadra è cresciuta, in parte mutata, ma lo spirito è rimasto lo stesso dell’origine.
L’intervista
Ne abbiamo parlato con Mauro Cambursano, a capo dei Credendari dal 1992.
“E’ 21 che anni che sono presidente”, ci dice, “e ho potuto vedere la squadra cambiare nel tempo. Sicuramente è aumentato il numero di iscritti, che l’anno scorso ha raggiunto quota 333. Perché questa crescita? Probabilmente per il fatto che da noi si può tirare liberamente, c’è spazio. Non ci si iscrive ai Credendari perché è la moda del momento”.
E precisa:”Siamo una grande famiglia: ci conosciamo tutti e cerchiamo di coinvolgere anche i ragazzi che non fanno parte del direttivo chiedendo loro di fare proposte su come migliorare la festa e il sabato sera. Tutta la squadra partecipa sempre attivamente, dal montaggio delle bandiere all’aiuto in piazza; anche le riunioni sono aperte a tutti e ognuno può dire la sua. Il nostro motto è, infatti, ‘Unione, amicizia, divertimento”.
Ma se il divertimento è una componente chiave della squadra, la sicurezza è un aspetto che non viene messo di certo in secondo piano. “Con le nuove normative introdotte l’anno scorso non bisogna sgarrare. Ci siamo adeguati e impegnati in modo deciso a sottostare a queste direttive. Per questo siamo stati premiati nel 2018 con il Safety Award. Cerchiamo, in generale, di rispettare qualsiasi regola, anche per far vivere bene gli iscritti. Ci impegniamo sempre a migliorare. Ad esempio, lo scorso anno siamo intervenuti sulla tettoia che non era più a norma, costruendo da zero dei container grazie ai ragazzi della squadra. Abbiamo inoltre realizzato un impianto elettrico e gas. Tutto ciò per fare carnevale come vogliamo noi e renderlo sicuro, pur non togliendo divertimento a nessuno, anzi aumentandolo”.
Amante di questa festa in ogni sua forma, Cambursano pone l’attenzione sulla battaglia. Non c’è un momento che predilige perché “ogni giorno è diverso. La domenica, ad esempio, sei fresco perché è il primo giorno. Martedì, invece, dai tutto quello che hai. Non è mai la stessa cosa in piazza. Di certo la soddisfazione più bella è quando il martedì i ragazzi vengono a dirmi ‘grazie, ci siamo divertiti’. È ciò che mi fa dire che abbiamo lavorato bene”.
Ma tra gli attimi più emozionanti del tiro non si può omettere il battesimo delle arance, ovvero il rito di iniziazione destinato ad ogni nuovo arancere iscritto che si appresta a vivere per la prima volta l’esperienza della battaglia. Si tratta di un vero e proprio rituale in cui “gli iscritti vengono chiamati uno per uno, fatti inginocchiare e ricevono la benedizione con il vin brulè da parte di un credendario vestito da vescovo, accompagnato da due chierichetti - il cosiddetto ‘clero giallo-blu’. Si passa poi al lancio di una o più arance sulla testa dell’iscritto.”
“A noi piace così poco tirare le arance che lo facciamo anche d’estate”, continua, “infatti nel mese di giugno organizziamo una costinata al Lago Sereno di Lessolo, portiamo un carro e tiriamo circa 3 quintali si arance. Certo nulla in confronto ai 300 quintali utilizzati durante il Carnevale…”
Su quali siano le caratteristiche che accomunano i Credendari, poi, non ha dubbi: “Per essere definito tale, un credendario deve avere voglia di divertirsi, stare in compagnia, bere, ridere e scherzare. Tirare le arance è giusto ma ciò che conta principalmente è la voglia di divertirsi”.
E a quest’ultimo proposito, nonostante la giovane età, la squadra è già piena di aneddoti. Tra questi, ci tengono a raccontarne uno in particolare: “Era il 2009 e un iscritto - di cui non facciamo il nome - disse che non avremmo vinto nulla e che, nel caso fosse successo, avrebbe tirato in perizoma e infradito. Proprio quell’anno vincemmo il premio immagine, così che lui dovette tirare, come da accordi, in perizoma sotto la neve nel 2010”.
Sempre per il capitolo divertimento, ci dicono: “Ogni giorno di tiro in piazza diamo una targa a chi si è distinto per la combattività. Ma abbiamo anche il premio tenda che si assegna a chi si fa male per primo. L’anno scorso, invece, è nato l’Ordine dello Spank d’oro, un gruppo meramente goliardico. In verità solo uno dei tanti sottogruppi interni; gli altri sono: Drughi della credenza, i CCC - Castellamonte Che Conta e Le Ragazze del muretto”.
Peculiare, infine, e prettamente caratteristico dei Credendari, il sodalizio creatosi tra la squadra e l’associazione Intercultura di Ivrea.
“La collaborazione è iniziata sette anni fa”, spiega Cambursano, “ogni anno ospitiamo ragazzi di Intercultura che soggiornano presso alcune famiglie del Canavese. A fine novembre offriamo loro una cena come benvenuto; il giovedì della settimana prima del Carnevale li accompagniamo a Monte Navale, dove i ragazzi della Contea preparano la loro fagiolata; la domenica, invece, li portiamo al mercatino e a vedere l’allestimento dei carri da getto. Il 6 gennaio facciamo far loro un giro per la città. Durante tutto il periodo di Carnevale diamo loro una maglia distintiva con un mondo giallo blu circondato da bandiere disegnato sopra”.
“Ogni anno ci arrivano molte richieste e le famiglie eporediesi non possono accettarle tutte. Di solito i ragazzi ospitati ad Ivrea sono 15 o 20. Questo è un progetto che funziona ed è anche un modo per far conoscere il Carnevale all’estero. Alcuni di questi ragazzi, poi, tornano negli anni e ci è anche capitato di premiare per la combattività due di loro, un giapponese e una ragazza russa”.
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