Domani sera, 1° luglio 2021, non interverrò nel dibattito su quanto sta avvenendo sul nostro territorio perché a rappresentare il Comitato “IO MI RIFIUTO” è giusto che sia il Presidente,
Andrea Zavattaro. Proprio perché non interverrò, mi permetto fare in anticipo alcune riflessioni di merito. Oggi si terrà
la Conferenza dei Servizi indetta dalla Città Metropolitana di Torino sul
Biodigestore e il
5 luglio scadranno i termini
per la presentazione delle Osservazioni al Deposito di Scorie Nucleari. Vediamoli insieme, come stanno le cose sue due fronti.
- BIODIGESTORE da 55.000 t/anno, di rifiuti organici urbani e 20.000 t/a di sfalci verdi”.
Permettetemi in avvio una considerazione di natura istituzionale e politica. Si dice spesso che i politici non mantengono gli impegni presi, ed invece devo pubblicamente riconoscere che l’Assessore Regionale all’Ambiente, Matteo Marnati, ha mantenuto la parola data il 14 settembre 2020, ricevendo i Sindaci di Chivasso, Caluso, Mazzè e Rondissone ed il Vicesindaco della Città Metropolitana di Torino, Marco Marocco – molto attivo su questo fronte- nonché il sottoscritto, presenza voluta espressamente dal Consigliere Gianluca Gavazza, promotore dell’iniziativa., insieme a Marocco. In quella occasione l’Assessore Marnati aveva promesso di adottare provvedimenti atti a mettere un po’ di ordine e dettare alcune regole precise sul fronte della gestione dei Rifiuti ed in particolare di quelli Organici Urbani, e lo ha fatto, come vedremo fra poco. La Città Metropolitana di Torino, nel novembre scorso, dopo aver esaminato il progetto, presentato dalla “Caluso Biometano.s.a-Srl”, società pseudo agricola, pur richiedendo integrazioni, concludeva affermando che:
“E’ in ogni caso DOVEROSO SEGNALARE che già allo stato attuale si evidenziano…ELEMENTI DI RILEVANTE CRITICITA’ in ordine alla compatibilità ambientale dell’opera … “. Ecco la lunga serie di CRITICITA’ sollevate da Città Metropolitana di Torino:
- Il progetto non prende in considerazione “più soluzioni progettuali alternative… compresa l’alternativa ZERO, di non realizzazione dell’intervento” così come previsto dal punto 2 dell’allegato VII° alla parte seconda del D.Lgs. 152/2006;
- Non viene previsto l’allaccio alle fognature;
- Il progetto occupa perlopiù terreno agricolo;
- NON ha tenuto conto della presenza del Pozzo di Captazione dell’Acquedotto municipale di Chivasso presente a Boschetto a 1.100 metri dall’impianto;
- Non ha dato risposte alle criticità derivante dal traffico sulla strada provinciale Chivasso-Mazzè;
- Non ha evidenziato sufficienti soluzioni ai problemi dello scarico delle acque e ai problemi odorigeni;
- Il progetto non dice che cosa ne farà del Compost, non avendo evidenziato alcun “contratto commerciale in essere”.
- Non viene dato atto della presenza sul territorio provinciale di impianti già esistenti, di altri già autorizzati e altri ancora in avanzato percorso di autorizzazione, tanto da far dire all’Organo tecnico: “Si evidenzia, pertanto, un proliferare sul territorio provinciale di impianti di produzione di biometano da Forsu BEN SUPERIORE rispetto all’esigenza territoriale.”
- “Il progetto pare pertanto porsi al di fuori del sistema impiantistico provinciale e regionale con la necessità di reperire la FORSU in altre province od in altre Regioni” .
Le stesse, IDENTICHE, criticità le aveva evidenziate anche la
Provincia di Alessandria sul progetto presentato a Castellazzo Bormida dallo stesso gruppo imprenditoriale, sul quale esprimeva però COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
NEGATIVA! Questa è stata la conclusione della Provincia di Alessandria, mentre la Città Metropolitana di Torino ha concesso 180 giorni – previsti dalla normativa vigente – alla società proponente, per risolvere (sulla carta) queste criticità,
alcune delle quali sono insuperabili. Dove si trova l’area individuata per realizzare il Biodigestore? In zona solo in piccola parte industriale, mentre la parte più consistente si trova in zona agricola di seconda categoria e a duecento metri ci sono due grosse cascine agricole e civili abitazioni, a 400 metri altre civili abitazioni, a 800 metri un AgriAsilo, a 900 metri i Centri Abitati di Via Campagna/Boschetto e la frazione Mandria di Chivasso, centro sotto tutela delle Sovrintendenza delle Belle Arti, a 1.100 metri un pozzo municipale di captazione dell’Acquedotto di Chivasso e l’intera frazione Boschetto nonché la frazione Carolina di Caluso. Dal novembre scorso, però, parecchie cose sono sostanzialmente cambiate ed in particolare due deliberazioni assunte dalla Giunta Regionale del Piemonte che hanno modificato l’approccio rispetto all’istruttoria su progetti per la realizzazione di impianti di recupero del rifiuto organico per la produzione di biogas e biometano. Con la
Delibera n. 14-2969 del 12 marzo scorso, la Regione ha approvato l’atto di indirizzo in materia di programmazione della gestione dei rifiuti urbani, “fotografando” al 2019 lo stato dell’arte dei rifiuti urbani nella nostra Regione: 2.148.627 tonnellate/anno prodotte, in diminuzione rispetto agli anni precedenti; 787.419 t/anno di indifferenziato, anch’esso in diminuzione; 1.361.207 t/anno di raccolta differenziata, in aumento costante. In merito al
Recupero della frazione Organica, la situazione evidenziata al 2019 dalla Giunta Regionale Piemontese è la seguente: 274.202 tonnellate di Organico, 148.819 t. di verde, totale di 423.020 t./ anno. l’organico trattato nei 10 impianti piemontesi è pari a 273.564 t/a., la
POTENZIALITA’ AUTORIZZATA e REALIZZATA è pari a 540.000 t/a., quindi
abbiamo addirittura un surplus di capacità di trattamento. Conclusione nostra:
NON NECESSITANO PIU’ ALTRI IMPIANTI nella nostra Regione Con la
Delibera n. 15-2970, sempre del 12 marzo scorso, “ i cui contenuti tecnici sonio stati oggetto di interlocuzionbe con le Province e la Cittòà Metropolitana di Torino”, la Giunta - in ottemperanza all’
ordine del giorno n.385 del Consiglio regionale del 29.12.2020, con il quale si chiedeva alla medesima di “definire ulteriori criteri specifici di localizzazione degli impianti per il trattamento dei Rifiuti Organici Urbani e di specificare i criteri tecnici per ridurre l’impatto ambientale circa le emissioni di Anidride Carbonica, degli odori prodotti e della concentrazione territoriale della stessa tipologia impiantistica anche a scala sovracomunale e la ricognizione del fabbisogno” – definiva alcuni
“criteri/linee guida” assolutamente condivisibili: Autosufficienza Regionale; Priorità al potenziamento e alla ristrutturazione di impianti esistenti;
PROSSIMITA’, contenendo la movimentazione del rifiuto; Risparmio di consumo del suolo: a tal proposito la Giunta Regionale introduce ulteriori indicazioni di cui occorre tenere conto, quando scrive che “sui terreni agricoli e naturali ricompresi nelle classi 1 e 2 NON E’ CONSENTITO l’insediamento di nuovi impianti;
Privilegio di aree già dotate di servizi e infrastrutture; Protezione della popolazione residente dagli impianti odorigeni; Garanzia delle distanze: 500 metri da “case sparse” e 1.000 metri dai centri abitati; salvaguardia dell’INTERESSE PUBBLICO primario e DELLA TUTELA DELLA SALUTE e DELL’AMBIENTE. Il progetto della
“Caluso Biometano”, di questi “CRITERI”, NON NE RISPETTA NESSUNO, infatti:
- i rifiuti organici arriveranno da fuori Regione: infatti anche con le integrazioni presentate, non ha esibito impegni a sottoscrivere contratti con Consorzi, Città, Province che intendono trasferire il FORSU in quel impianto se realizzato ma solo un impegno general/generico di un autotrasportatore;
- questo è un progetto ex novo, NON un potenziamento e ristrutturazione di impianto esistente;
- non c’è prossimità, perché i rifiuti, come detto, arriveranno da altre regioni, quasi certamente dal Sud del Paese ancora privo di impianti per il trattamento del FORSU, con enorme movimentazione di rifiuti puzzolentissimi;
- abbondante consumo di suolo agricolo;
- non ci sono Infrastrutture e servizi idonei: fognature, rete Metano, ecc., così come già evidenziato dalla Città Metropolitana di Torino in prima lettura;
- la Strada Provinciale n. 81 non potrà essere ampliata, né il Canale Irriguo di proprietà del Consorzio Irriguo di Chivasso potrà essere coperto per realizzare piazzole, come la società ipotizzava e lo afferma chiaramente, “invitando la Città Metropolitana a dirci che cosa fare” (????!!!)
- nulla è previsto per contenere gli odori nauseabondi prodotti dai rifiuti in arrivo e stoccati in area;
- distanze abbondantemente inferiori ai 500 metri per le così dette “case sparse” ma storicamente presenti in zona e inferiori ai 1.000 per i “centri abitati” – via Campagna a Boschetto e frazione Mandria - così come definiti dai Piani Urbanistici Comunali e dal Codice della Strada;
- Il Consorzio Irriguo non potrà ricevere le acque reflue in assenza di Depuratore;
- Nelle vicinanze ci sono produzioni agricole biologiche;
- Non tiene conto delle “servitù di passaggio” per altri fondi agricoli, costituendo così dei lotti interclusi.
Il
PNRR approvato dal Consiglio dei Ministri, alla Missione 2, C2, 1 prevede di “incrementare la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili”, e all’investimento 1.4, prevede lo stanziamento di 1,92 miliardi di euro per la contribuzione pubblica del 40% della spesa per “lo sviluppo del biometano”,ma
NON PER ALIMENATRE IL FAR WEST DI CHI VUOLE INCREMENTARE IL “TURISMO DEI RIFIUTI” DAL SUD AL NORD DEL PAESE! QUESTA NON E’ ECONOMIA CIRCOLARE, ma circolazione turistica del Rifiuto Organico! D'altronde la stessa Regione Piemonte “
invita in modo inequivocabile a contenere la movimentazione del rifiuto (principio di prossimità) in un’ottica di salvaguardia ambientale”. Per ultimo, ricordo che sul nostro territorio la
PRESSIONE AMBIENTALE è già molto alta, in quanto esistono:
A Chivasso (a sud):
- La più grande discarica attiva del Piemonte
- La Centrale Termoelettrica A2A da 1.200 Mw
- La Centrale Biogen all’interno dell’ex area Lancia
- Il Deposito Esso: soggetto alla normativa Seveso
- La Rivoira spa: soggetta alla normativa Seveso
- 3 uscite autostradali su A4 TO-MI con Barriera a Rondissone
A Torrazza Piemonte (a est): le discariche di
Rifiuti industriali speciali, località dove è previsto il
Deposito dello SMARINO proveniente dagli scavi per l’Alta Capacità Torino-Lione; A
Rondissone (a est) con il progetto già autorizzato dalla Città Metropolitana di Torino per il trattamento di 41.000 tonnellate/anno di Rifiuti Organici Urbani, sul quale è pendente un ricorso al Consiglio di Stato;
A Mazzè (a nord/est)
il SitoTO-10 per Deposito Scorie Nucleari, individuato da SOGIN, a neppure 1.000 metri di distanza dal progetto Biodigestore “Caluso Biometano s.a.-Srl”;
A Villareggia (a nord/est) il progetto per la realizzazione di un impianto di Biometano da prodotto di scarto e sottoprodotti dell’agricoltura;
A Caluso (a nord, ai confini con Chivasso e Mazzè) è già attivo un impianto della
C.R.M. SRL di Cherasco (CN) per la triturazione di 60.000 tonnellate/anno di materiale edile ed affini, tra cui soprattutto traversine ferroviarie in disuso: nei giorni scorsi è stato registrato nelle vicinanze il rumore assordante emesso dalla gigantesca “trituratrice”, senza contare le polveri sottili sollevate ed immesse nell’aria;
A San Benigno (a ovest), altro impianto di Biodigestore per FORSU, fotocopia di quello di Caluso, presentato dallo stesso gruppo imprenditoriale, ma totalmente in area industriale.
La Provincia di Novara ha negato, nei giorni scorsi, l’autorizzazione ambientale per analogo impianto a Casalino, ancora dello stesso gruppo industriale, invocando proprio le Linee Guida della Regione sopra citate.
La Città Metropolitana dovrà fare altrettanto per il progetto della “Caluso Biometano s.a.-Srl”, se non vuole trasformare questo territorio nella nuova “TERRA DEI FUOCHI”! La stessa Regione Piemonte, nelle Premesse della Deliberazione in argomento, afferma testualmente: “ …La Regione in merito alle autorizzazioni di gestione dei rifiuti svolge un ruolo di coordinamento e indirizzo delle Province e della Città Metropolitana di Torino per rispondere alle esigenze rilevate sul territorio e di
individuare percorsi condivisi al fine di garantire un’omogenea applicazione della disciplina sul territorio regionale”. Poco più avanti, la Giunta Regionale, mette in guardia anche sulle possibili conseguenze “del cosidetto Decreto ‘Biometano’ del 2 marzo 2018, che ha dato un forte impulso negli ultimi mesi alla richiesta di realizzazione di impianti di digestione anaerobica /compostaggio con il
possibile rischio della proliferazione degli impianti e della loro concentrazione in determinate porzioni del territorio regionale”. E’ esattamente ciò che sta avvenendo in questa fetta di territorio provinciale torinese, in un’area di 100 chilometri quadrati (12,5 Km, lato ovest-est, x 8 Km lato nord-sud) su un totale di 6.821 Km quadrati dell’intera Provincia di Torino e su un totale di 25.387 Km quadrati della nostra Regione, ci troviamo ben tre progetti: Rondissone – già autorizzato e pendente il giudizio del Consiglio di Stato rinviato per i ritardi dovuti alla Pandemia -, Caluso e S. Benigno.
- TO-10: DEPOSITO SCORIE NUCLEARI
SOGIN/ISIN, ha individuato uno dei siti definiti “di prima classe”, sempre alla convergenza dei comuni di Caluso, Mazzè, Rondissone e Chivasso e a 700 metri dall’area CRM e Caluso Biometano, sopra ricordate, il
TO-10: “idoneo a diventare
Deposito definitivo di 78.000 metri cubi di rifiuti nucleari a media densità e 17.000 metri cubi di scorie nucleari attive ad alta densità”. L’Accademia dell’Agricoltura di Torino, in una
Conference Call alla quale ho partecipato come uditore insieme al Presidente Zavattaro, ha evidenziato queste pesanti criticità: 1) non sufficiente attenzione al problema delle
falde: Mazzè, Caluso, Rondissone hanno
falde superficiali a 5-6 metri di profondità; 2) il sito si trova a poche centinaia di metri dalla sponda destra della Dora Baltea; 3) la relativamente poca distanza dal “Campo dei Pozzi” di Saluggia alimentata dalla
Falda profonda che parte da Mazzè e porta acqua a quel “campo” da dove si diparte l’Acquedotto del Monferrato. 4) inquinamenti dell’agroalimentare, come per esempio lo
Iodio 131, causa di Tiroidi gravi; 5) proprio in questi giorni, nelle immediate vicinanze del Sito TO-10, sono state avviate alcune produzioni agricole, come per esempio la Canapa, che accumulano
radio nuclidi, i quali possono emettere
particelle Alfa (corrispondenti a 2 neutroni e 2 protoni,
Beta (elettroni),
radiazioni dette fotoni
Gamma, e
raggi X, che possono provocare anche reazioni cellulari, DNA,
sia sugli
Animali,
sia nell’acqua che nei vegetali; 6) totale assenza di uno studio approfondito sul Sistema delle acque di irrigazione per l’agricoltura; 7)
distanze dai centri abitati: non sono state tenute in considerazione gli studi fatti dall’ENEA, Ente che prima di SOGIN/ISIN, ha affrontato questo problema e non si era nascosto dietro una fumosa “adeguata distanza” ma aveva quantificato le distanze in considerazione degli abitanti. In prossimità del sito TO-10 ci sono ben 6 “Centri abitati“ e sono tali sia secondo il Codice della Strada che secondo le normative urbanistiche nazionali: Tonengo di Mazzè a meno di 1.000 metri, Rondissone e Mandria di Chivasso a 1.200 metri dal centro del sito e a 1.000 da un asilo, Arè di Caluso, Campagna di Boschetto/Chivasso e Carolina di Caluso a 1.500 metri. Ma il criterio Ce 12, parla, appunto, di
“distanza adeguata”: che vuol dire? Gli esempi portati da SOGIN a sostegno della loro tesi, di altri Paesi, come la Francia o la Spagna, NON SONO affatto confrontabili con il nostro, perché colà non ci sono Centri abitati, neanche a 7,5 chilometri, quando invece da noi in un raggio tale vivono ben
60.000 PERSONE, non cose inanimate! Perché 7,5 Km di raggio? Perché il più volte citato Deposito superficiale
“Centre de l’Aube” nel nord-est della Francia, che qualche significativo problema lo sta già dando, nel raggio di 7,5 Km non ha una sola abitazione! L’80% del sito TO-10 è in area MAB-UNESCO- Colline del Po: non se n’è tenuto in conto, se non come Criteri di approfondimento e non di Esclusione come si sarebbe dovuto fare; Proprio per queste molteplici ragioni, già oltre 25.000 persone, donne e uomini tutti maggiorenni, di Caluso, Chivasso, Mazzè e Rondissone, hanno sottoscritto la Petizione che il “Comitato NO DEPOSITO” ha predisposto e che invierà a Sogin e al Ministero competente.
La Mozione approvata dalla Camera dei Deputati il 13 aprile scorso, è sicuramente un passo avanti positivo per il TO-10, del quale è doveroso da parte mia ringraziare gli estensori materiali della Mozione e tutti coloro che l’hanno votata. Se SOGIN o chi per lei, applicasse anche solo il “parametro” indicato dalla Mozione, relativo all’
“Indice di pressione ambientale calcolato a livello dei comuni nel raggio di 20 chilometri”, il Sito TO-10 sarebbe escluso in automatico, proprio per l’altissima PRESSIONE AMBIENATALE già ricordata. Se invece anche solo uno dei due i progetti (BIODIGESTORE E TO-10) fosse realizzato, sarebbero i giovani, nel corso delle loro vite, a sopportare le conseguenze più gravi dell’emergenza ambientale e, insieme a loro, i più fragili, gli indifesi, i deboli. “Cari nipotini”, dissi loro nell’estate dello scorso anno e lo scrissi su tutti i giornali locali, e lo ripeto ancora una volta, “non so come sarà il vostro futuro: spero mi perdonerete per avervi portato, per tramite delle vostre mamme, mie figlie, in questo splendido mondo terribile!” Di qui il dubbio esistenziale: è giusto mettere al mondo una creatura destinata a fare i conti con una realtà come quella che si prospetta davanti a loro? La terribile PANDEMIA del
Corona virus, NON HA INSEGNATO NULLA, eppure il segnale è stato potente e avrebbe dovuto farci riflettere, come ci ricordano, un giorno si e l’altro anche, i giovani. La S.I.M.A. – Società Italiana Medici Ambientali e l’Università di Bologna e Bari, non escludono affatto che “ci sia una connessione tra quanto avvenuto e sta ancora avvenendo e l’inquinamento ambientale, aggiungendo anche che non è un caso che nella Pianura Padana sia esploso più prepotente che altrove”. “La
pianura Padana, per via della sua conformazione è una specie di catino in cui si concentrano livelli di polveri e inquinanti decisamente più alti che in altri parti dell’Italia o anche dell’Europa. In fondo alla pianura verso ovest c’è la città di Torino ed i comuni sull’asse autostradale To-Mi, area che da tempo gode di un non invidiabile primato, addirittura europeo, riguardo alla
quantità di polveri sottili nell’aria. Orbene, se nell’aria c’è un certo contenuto di micropolveri, quelle goccioline tendono ad aderirvi come a delle zattere, prolungando la permanenza in sospensione. Inoltre le statistiche paiono indicare una maggiore incidenza delle varie malattie dell’apparato respiratorio, tendenzialmente croniche, in quelle aree in cui la presenza di polveri sottili è più alta e duratura e a loro volta quelle affezioni rendono più probabile l’insorgere di complicazioni in caso di infezione virale”. INVITO I CHIVASSESI, E NON SOLO, A PARTECIPARE numerosi all’iniziativa di questa sera alle ore 21, nel Cortile interno al Municipio di Chivasso. GRAZIE.
Renato Cambursano