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CALUSO. Aggredisce i vicini di casa, il giudice non crede all'alibi

Una lite furiosa tra vicini di casa ha portato sul banco degli imputati Delfino Actis Perinetto, calusiese di 66 anni. L’altra settimana, di fronte al giudice Maria Claudia Colangelo, si è concluso il processo a suo carico per i reati di minacce e lesioni. E’ stato condannato a tre mesi e al pagamento spese processuali (pena sospesa con la non menzione nel casellario giudiziario) e al risarcimento danni. A trascinarlo in aula sono stati Amelio e Pierangelo Actis Oreglia, rispettivamente padre e figlio. Sostengono di aver subito un’aggressione. La resa dei conti si sarebbe consumata a Rodallo il 2 agosto 2011. In quel frangente Actis Perinetto avrebbe prima inferto un colpo alla schiena dell’anziano, poi avrebbe minacciato con parole grosse il figlio. Tutto per vecchie ruggini e ostilità che crescono, come capita spesso, nei rapporti di vicinato, casi di cui le aule di giustizia eporediese trasbordano. Eppure Actis Perinetto aveva, dalla sua, un alibi di ferro, o quasi. Quel pomeriggio (l’incontro in frazione si sarebbe svolto tra le 12 e le 16) lui diceva d’essere altrove, impegnato sul lavoro, a Caluso, presso lo studio commercialista di sua figlia. “E sarà, ma com’è che allora non c’è nemmeno una fattura?” s’è messo a puntualizzare l’avvocato Enrico Scolari, intenzionato ad ottenere un lauto risarcimento danni per la famiglia Actis Oreglia. “Il perché è semplice - ha ribattuto a sua volta, nell’arringa conclusiva, l’avvocato difensore Federico Viano del foro di Torino -, per sua figlia stava svolgendo lavori senza compenso. Ma tutti i testimoni che abbiamo chiamato in aula, persone che erano presenti durante i lavori, hanno confermato che lui quel giorno aveva lavorato lì per l’intero pomeriggio, salvo una veloce pausa per un panino a pranzo”. Insomma, poteva essere la parola di Acti Perinetto contro quella degli Actis Oreglia. Salvo per un dettaglio: il certificato medico che attesta un trauma al fianco per l’anziano, per l’esattezza un echimosi a livello delle coste. “Actis Oreglia avrebbe potuto tranquillamente cadere dalla bicicletta, andare in ospedale e dire che il vicino di casa gli aveva dato una bastonata. Nella querela si parla di un colpo alla schiena - ha aperto il ventaglio delle ipotesi l’avvocato Viano -. In questa faida non c’è un soggetto che confermi una versione o l’altra”. Viceversa secondo l’avvocato Scolari le testimonianze non sarebbero state così lineari. “In testimoni della difesa, si aprono le acque del Mar Rosso…” ha commentato, certo che “Actis Perinetto avesse motivi di rivalsa” per discussioni che si erano accese nelle settimane precedenti. E sull’alibi: “Non stiamo parlando - ha puntualizzato Scolari - di uno studio di un veterinario. Ma figuriamoci se un commercialista che cambia i mobili non fa fattura, quantomeno per recuperare l’iva”. “Tutti i testi - l’ulteriore replica di Viano - hanno detto che era la prima settimana di agosto. Hanno confermato che Actis Perinetto era lì, che lavoravo dal mattino alla sera. Tutti hanno descritto la presenza costante. Chiaro che restino nella memoria dei lavori svolti il 15 di agosto. Ci si ricorda l’estate in cui non è riusciti ad andare in ferie per altri impegni”. In questa diatriba tra difesa e parte civile il Pubblico Ministero Emanuele Bosio ha chiesto la condanna a 5 mesi di reclusione per le lesioni ma l’assoluzione per le minacce in quanto il reato è stato depenalizzato. Il giudice ha accolto la richiesta in parte, ammettendo l’assoluzione per quel capo di imputazione e concedendo le attenuanti generiche.
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