Il presidente del Ciss-ac di Caluso, Savino Beiletti
Il suggerimento è arrivato dalla Prefettura di Torino, un paio di mesi fa, all’incontro a Mercenasco convocato per l’arrivo di trenta profughi nel piccolo paesino eporediese. Come limitare l’emergenza, considerato che i comuni non hanno strutture, risorse e personale sufficiente per gestire l’impatto che un’ondata di immigrazione simile può avere sulla comunità? Un’unica strada, e l’esempio è quello della Val Susa dove i comuni da subito, già lo scorso anno, si sono accordati e hanno detto a tutti: “va bene, accogliere ma nella misura che riteniamo adeguata alla nostra realtà”. Hanno fissato un numero massimo. Non hanno accettato un profugo in più. Ed è quel che vuole fare, oggi, anche il territorio del calusiese. 22 comuni, sotto l’egida del Ciss-ac, il consorzio dei servizi socio-assistenziali che li riunisce. Il suo presidente, Savino Beiletti, in queste settimane ha cercato tutti i sindaci. E tutti si sono resi disponibili a sottoscrivere l’accordo. Numero massimo: 150 profughi. E in questi giorni sono arrivate anche le ripartizioni. Caluso ne ospiterà 29. La quota maggiore trattandosi del comune più grande con i suoi 7600 abitanti. Segue, a ruota, Strambino, 24 profughi (e già da settimane circa l’annuncio di una ventina di immigrati che verranno ospitati negli edifici attigui alla Coop), quindi Mazzè, 16. A San Giusto 13, a Romano ne saranno consentiti 11, a San Giorgio 10. Tutti gli altri se la “caveranno” con molti meno. A Barone e Perosa, per esempio, saranno ammessi 2 profughi ciascun. Restano da rivedere i casi di Montalenghe e Vische. Qui, rispettivamente, vengono previsti, 4 e 5 profughi ma i pullman dal centro di smistamento di Settimo Torinese, in questi mesi, ne hanno portati già molto di più. L’unico comune che ha deciso di non aderire è Borgomasimo. Qui, di accogliere profughi e scendere a compromessi, non ne se parla. I vari comuni aderenti, invece, stanno approvando le varie delibere di adesione per delegare al Ciss-ac la gestione del progetto di “micro-accoglienza diffusa”, secondo alcuni criteri, ovvero che, come abbiamo già scritto, il numero massimo di richiedenti asilo e protezione internazionale collocabili sul territorio è fissato in 150 ed è ripartito territorialmente, e in questo numero dovranno essere compresi i soggetti già attualmente collocati. Il consorzio, inoltre, si preoccuperà di individuare un “soggetto gestore” mediante gara d’appalto ad evidenza pubblica. “Non ci saranno - precisa l’accordo - costi aggiunti nei bilanci comunali mentre i costi dei servizi sanitari sono coperti dal sistema sanitario regionale/nazionale”.
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