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25 Novembre 2024 - 10:28
"Maradona? Guardate Platini…", il racconto dell'Avvocato Agnelli che svela il lato nascosto del francese
Oggi il mondo del calcio si ferma per commemorare il genio di Diego Armando Maradona, scomparso il 25 novembre 2020. Un campione che ha segnato l’immaginario collettivo non solo per le sue straordinarie gesta sul campo, ma anche per la sua complessità umana, fatta di cadute e rinascite, sregolatezza e passione.
Nel giorno del suo anniversario, i tifosi di tutto il mondo si uniscono nel ricordo di un uomo che, con il pallone tra i piedi, sapeva trasformare il gioco in arte, portando il Napoli a vette inimmaginabili e regalando all'Argentina la gloria mondiale. E mentre celebriamo il mito, è inevitabile il confronto con un altro gigante del calcio: Michel Platini.
Tra i ricordi più affascinanti della storia del calcio italiano, uno degli aneddoti più evocativi ce lo regala Gianni Agnelli, l'Avvocato per antonomasia, con la sua inimitabile capacità di dipingere immagini che uniscono sport, cultura e carisma. In una delle sue tante interviste, raccontò un episodio memorabile, che mette in luce il talento e l'eleganza di Michel Platini.
Agnelli, con il suo solito stile ironico e tagliente, narrò di quando sentì parlare di Diego Armando Maradona e della sua capacità straordinaria di centrare la porta con un tiro da centrocampo. “Andai al Comunale e lo dissi alla squadra – ricordava l'Avvocato – Platini non disse nulla ma chiese al magazziniere di aprire la porticina dello spogliatoio che stava al di là della pista d’atletica. Si fece dare un pallone e da centrocampo lo spedì negli spogliatoi. Mi guardò sorridendo e se ne andò senza dire una parola”.
Un gesto semplice, ma intriso di quella classe e quel silenzioso orgoglio che hanno reso Le Roi un simbolo intramontabile di talento e compostezza.
Questo aneddoto, ripreso sui social, ha riacceso l’eterno dibattito tra gli appassionati di calcio: Platini o Maradona? Due fuoriclasse che hanno segnato un’epoca, due visioni di un talento che, seppur simile per qualità tecniche, si differenzia per stile e personalità.
C'è chi scrive: “Con tutto il rispetto, ma è come mangiare e stare a guardare la tavola imbandita. Platini è stato quello che è stato, niente da dire, ma Maradona era qualcosa che andava oltre la bravura, era genio, follia, sregolatezza e talento puro”. Un punto di vista che esalta l’irripetibilità dell’argentino, capace di incantare non solo per ciò che faceva sul campo, ma per l’aura di leggenda che si portava dietro.
Ma non mancano gli estimatori di Platini, pronti a difenderne la grandezza: “Maradona è fuori discussione, tuttavia quando leggo formazioni che escludono Platini, penso che in pochi abbiano davvero capito la grandezza del fuoriclasse francese”. Una riflessione che richiama l’eleganza e la precisione di un giocatore capace di dominare il calcio europeo degli anni '80.
Maradona, simbolo di genio e sregolatezza, con la sua capacità di trascinare il Napoli alla gloria e diventare icona mondiale. Platini, epitome di eleganza e intelligenza tattica, con una visione di gioco che trasformava ogni partita in una sinfonia.
Entrambi, però, condividono un posto nell’Olimpo del calcio, ricordandoci che lo sport non è mai una questione di paragoni assoluti, ma di emozioni, ricordi e aneddoti. E, in fondo, forse il vero vincitore è chi ha avuto il privilegio di ammirarli entrambi.
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