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CALCIO. Alessandro Benna: un “Marco Polo” tra i dilettanti

Tante maglie. Altrettante battaglie. Alessandro Benna, difensore centrale classe 1991, è sulla breccia da più di un decennio e ha incollata addosso l’etichetta del “Marco Polo” del calcio dilettantistico.

Ne hai vestite di maglie...

Ho l’armadio pieno. Nel Settore Giovanile sono cresciuto con quelle di Settimo, Juventus, e Canavese. Quando poi sono passato tra i “grandi” ho iniziato a girare un bel po’, partendo proprio dal Canavese, passando per Pro Settimo Eureka, Santhià, CBS, Crescentinese, La Biellese, Settimo, Atletico Torino, Alpignano, Casale, PontDonnaz HoneArnad e LG Trino. Al momento  dello stop ai campionati ho firmato per La Pianese e non vedo l’ora di scendere in campo con la mia nuova squadra.

Tante maglie e di conseguenza tanti allenatori. Qual’è quello a cui sei più legato.

Mi sono trovato bene quasi con tutti quelli che ho avuto. Il più bravo di tutti è Roberto Cretaz che ho avuto lo scorso anno al PontDonnaz HoneArnad: a livello di lavoro sul campo e umano è il migliore in assoluto. E’ un allenatore molto pratico che non si inventa nulla, fa le cose semplici e le sue squadre girano sempre a mille. Con la preparazione e con le capacità che ha a mio parere potrebbe allenare anche in categorie superiori.

Se dovessi scegliere un compagno tra quelli che hai avuto che vorresti sempre in squadra con te.

Ne ho avuti tanti e mi dispiace lasciarne fuori qualcuno. Li cito per reparto. Tra i pali sicuramente Vincenzo Gaudio Pucci, un portiere fenomenale a cui ho visto fare delle parate mostruose. In difesa Roberto Fiore e Marco Comotto, dalle loro parti è veramente dura passare. In mezzo al campo Giorgio Del Signore e Gianchiglio Vailatti, due giocatori di grandissima qualità. Davanti lo scettro da bomber se lo prende Matteo Baldi: nell’anno di Santhià è stato semplicemente devastante, qualsiasi pallone che toccava lo buttava dentro.

Il gol più bello che hai realizzato.

Non ne ho fatti molti. Anzi, direi pochini. Quello che mi è rimasto maggiormente impresso nella memoria l’ho realizzato nella semifinale di Coppa Italia contro il Baveno quando giocavo a Santhià nella stagione 2009/2010. Un gol importante che ci ha permesso di vincere e raggiungere la finale e poi di alzare il trofeo dopo aver battuto anche il Lucento. A distanza di dieci anni  è ancora un piacevole ricordo. Ho un buon rapporto con la Coppa Italia perché l’ho vinta anche nella stagione successiva quando vestivo la maglia della Pro Settimo Eureka.

La partita più bella che hai giocato.

Sempre con la maglia del Santhià nella stagione 2009/2010: era la finale playoff contro il Gozzano: si giocava a Ivrea e abbiamo vinto 2-1 conquistando la promozione in serie D.

La partita che invece vorresti rigiocare.

Quella che mi ha lasciato più amarezza è stata la sconfitta nei playout di Eccellenza contro il Pavarolo quando militavo a Settimo: abbiamo perso 2-0 e siamo scesi in Promozione. Una domenica da dimenticare. Vorrei rigiocare anche la semifinale della fase nazionale della Coppa Italia con il Santhià nella stagione 2009/2010.

C’è qualche attaccante che ti ha fatto soffrire più degli altri.

Aver affrontato tanti attaccanti forti è stato un onore perché vuol dire che sto giocando ad alti livelli da tanti anni. Quando giocavo esterno basso ho faticato parecchio a contenere Ricky Poi quando giocava a Gozzano. Quando mi sono spostato al centro della difesa Lollo Parisi e Marco Pierobon sono stati i più difficili da marcare. Attaccanti come loro non ne ho più trovati anche perché il livello tecnico negli ultimi anni si è abbassato notevolmente.

E’ domenica di campionato. Suona la sveglia. Qual’è il tuo primo pensiero.

Già dal lunedì nella mia testa c’è focalizzata la partita della domenica successiva. Non prendere gol è il primo pensiero della domenica mattina. Se conosco contro chi devo giocare mi immagino come possa evolversi la partita e le azioni che si svolgeranno sul campo. Perdere è una cosa che mi urta parecchio e quando finisce la partita non parlo mai. Spesso non esco nemmeno la domenica sera, soprattutto se ho giocato anche male. Per fortuna l’anno scorso ho perso poche volte...

E la domenica senza calcio, come la vivi.

Faccio parecchia fatica a viverla senza poter giocare. In questo periodo nel week end sto lavorando, quindi mi passa un po’ di più. Vado a correre, mi alleno in solitaria e guardo il calcio in tv, ma non è certo la stessa cosa. Poi sono uno che odia i centri commerciali, specialmente alla domenica. Essendo chiusi in questo periodo mi va bene...

Obiettivi per il futuro.

Spero di rivivere un’altra stagione come quella di Pont dello scorso anno e magari riuscire a fare sempre meglio. Che sia in Eccellenza o in un’altra categoria. Sono uno che predilige i successi a livello di squadra piuttosto che quelli personali. Mi piacerebbe rimanere nel mondo del calcio, ancora non so se come allenatore o direttore sportivo.

C’è un campione a cui ti ispiri.

Ogni domenica prima di scendere in campo guardo un video di Carles Puyol,  un calciatore fenomenale. Assieme a lui tra i miei preferiti c’è Sergio Ramos, un altro fuoriclasse.

Un aneddoto piuttosto curioso quello di guardare un video prima di entrare in campo.

Credo di essere uno dei più folli come manie e riti scaramantici, ma tra i compagni che ho avuto c’è un bel campionario di “mezzi spostati”, ovviamente in senso buono. Da Emanuele Balzo a Denis D’Onofrio, poi come si sa i portieri sono tra i più matti e Gaudio Pucci e Arden Tulino non fanno eccezione: sono due “casinari” che volevano sempre fare festa. Tulino prima delle partite si chiudeva in macchina ad ascoltare la musica del Gladiatore.

 
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