Dopo oltre due anni il Milan torna a giocare un big match al vertice, e non è detto che basti quello che la squadra di Filippo Inzaghi ha mostrato nelle prime due partite di campionato. "Serve la partita perfetta, un San Siro pieno può aiutarci a fare l'impresa", ha sottolineato l'allenatore e domani sera allo stadio (si va verso il tutto esaurito) ha promesso di esserci anche il presidente Silvio Berlusconi, che intanto per il quinto venerdì di fila si è presentato a Milanello per caricare la sua squadra. Completo scuro, occhiali da sole per via del fastidio agli occhi, sotto la pioggia Berlusconi è atterrato nel centro sportivo verso le 14.30 e ci è rimasto circa due ore e mezza, passando anche una buona mezz'ora a spiegare ai 42 ragazzi fra i 16 e 18 anni di Primavera e Berretti che non devono pensare solo al calcio ma anche alla scuola, a un'altra professione e a imparare le lingue. Il calcio deve essere invece l'unico focus della prima squadra. "Il presidente era carico, propositivo, entusiasta, pieno di idee di tutti i generi", ha raccontato l'ad Adriano Galliani spiegando che ha pranzato con l'ex premier e Inzaghi ("Il presidente è molto affezionato a Pippo"), prima di assistere al discorso tenuto da Berlusconi alla squadra nello spogliatoio. "Ha fatto ragionamenti di natura emozionale e tecnica, in questo è bravissimo - ha sorriso Galliani -. Ha parlato di cosa è stato il Milan, cos'è e cosa sarà, e dell'importanza della partita con la Juventus". Recuperati El Shaarawy (pronto a tornare titolare) e Torres (verso la panchina), probabilmente Inzaghi ha anticipato i propri piani a Berlusconi ("Quando sai che la società è vicina, ti stima e condivide le tue scelte lavori meglio"), che poi ha ribadito i complimenti a Menez per il gol di tacco di Parma. La prodezza ha impressionato anche Inzaghi ("Menez ha bisogno di affetto? Me lo sposerò allora...", ha scherzato), che però a sua volta vanta un certo curriculum in area di rigore e, sorridendo ma non troppo, ha tirato fuori un proprio gol alla Juventus con tunnel a Buffon. Questo tipo di sfide lo esaltava, così è semplice la raccomandazione ai suoi giocatori. "Li lascerò a briglie sciolte - ha raccontato l'allenatore rossonero -. Sono felice che dopo due giornate il Milan abbia 6 punti e possa giocare contro la Juve con poco da perdere. Forse sarebbe stato meglio affrontare una squadra fuori portata come la Juve fra qualche mese quando avremmo avuto più certezze. Ma in una partita secca il nostro pubblico ci può aiutare a sopperire ciò che ci manca". Una motivazione ulteriore è la rivalità con Massimiliano Allegri. "E' il Milan contro la Juventus. Allegri è stato il mio allenatore, ci sono state incomprensioni ma sono state chiarite", ha tagliato corto Inzaghi, che spera però di vincere la sfida tattica con il collega e ha preparato "degli accorgimenti" per Tevez. "Non siamo più il Milan di una volta che andava in campo senza guardare gli avversari, ma dobbiamo guardarli e prendere delle contromisure", ha ammesso Inzaghi, che continua a ricordare l'ottavo posto dell'anno scorso da cui parte il Milan e non cede ai proclami: "Scudetto? Non ci penso. Ma a fine dicembre potremo trarre le prime impressioni".
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