La Serie A porta alle tv 2 miliardi di euro, anche in un mercato senza concorrenza, con un campionato dal potenziale inespresso. Ne sono sicuri i vertici di Mediapro, certi di aver realizzato un buon affare, vincendo con un miliardo e 50 milioni il bando per rivendere i diritti tv come intermediario indipendente per il 2018-21. Anche se restano convinti che la soluzione più redditizia sia il canale tematico. Lo scenario è ancora poco chiaro, in attesa che si pronunci l'Antitrust sull'assegnazione alla media company con base a Barcellona. Attendono i club, alcuni incalzati dai tempi delle fideiussioni; i telespettatori, ansiosi di sapere dove e a che prezzi vedranno le partite da agosto; e i broadcaster come Sky, che ha sollevato dubbi sul fatto che Mediapro agisca da broker e non da editore. Il presidente Jaume Roures e il socio storico Tatxo Benet sorridono di fronte alle minacce legali e allo scetticismo sulle garanzie finanziarie. "Venderemo questa sede...", scherzano attraversando studi televisivi e cabine regia nel palazzo sulla Diagonal di Barcellona, un migliaio di dipendenti dentro e un'immensa bandiera catalana fuori. Una redazione integrata di 100 giornalisti realizza telecronache, servizi e statistiche per LigaTv, Gol e beIN Sports. "Vorremmo una struttura così per la Serie A", racconta Benet, mostrando le tecnologie per produrre la Liga e le iniziative per promuoverla nel mondo. Mediapro vuole replicare il modello in Italia, dove ha creato una filiale e rilevato la società di produzione Euroscena di Luigi Sciò, specializzata nel calcio e in grandi eventi. "Se non convinciamo i club a fare il canale - dice Benet -, faremo solo distribuzione. Lo sappiamo fare". La promessa è prezzi più bassi per gli abbonati. "Come? Il calcio genera alle tv minimo 2 miliardi" calcolano i vertici di Mediapro, saldi al comando anche dopo l'ingresso dei cinesi di Orient Hontai: "In Italia il prezzo dei dritti era fermo da anni ma ci sono più abitanti e abbonati che in Spagna. Manca la concorrenza fra operatori". La loro idea è che "distribuendo su più piattaforme si raggiungono più tifosi e cala il prezzo. In Italia c'è un'offerta a un prezzo molto alto e una molto bassa. Cerchiamo sempre la sintesi fra la più economica e la più completa. Nell'ottica del canale tematico, per Serie A e B stimiamo un prezzo di 35-40 euro". Fra satellite e digitale ora si parte da 20-30 euro, a seconda delle promozioni, a salire dopo 1-2 anni. "Ma Sky ha spostato il fatturato dal calcio su altri prodotti meno sentiti dall'abbonato - sostiene l'ad di Infront, Luigi De Siervo -. Ora su un ipotetico abbonamento di 40 euro, loro raccontano che 21 sono per il pacchetto basic e 19 per il calcio, quando in realtà il cliente ne spenderebbe 30-32-35 solo per il calcio". In Spagna si parte da un minimo di 17 euro al mese sulle piattaforme OTT, che trasmettono on demand su internet, finora fuori dal mercato dei diritti del calcio in Italia. Mediapro punta a includerle e accontentare chi come Amazon vuole un prodotto finito. "Mediapro può produrre le partite, il bando parla di distribuire agli operatori e confezionare prodotti audiovisivi. Va fatto per aprire il mercato", aggiunge De Siervo, che nelle ultime ore a Londra ha incontrato Perform. Di certo Mediapro vuole negoziare la produzione dei match coi club (ora 6 lo fanno in proprio, 14 con Infront) per dare un'identità al campionato, passando anche per prati curati e spalti pieni. "Non è facile? La Liga ha una locomotiva, Real-Barcellona. La Serie A almeno 4: manca solo che il treno sia ben agganciato e prenda ritmo - dice Roures -. Però i club non devono difendere interessi particolari, in Lega serve una governance forte e bisogna avvicinare i fan. In Spagna abbiamo spezzettato tutte le partite non per farle vedere in Cina ma per valorizzare le piccole squadre con due ore di esposizione esclusiva in tv".
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