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08 Marzo 2017 - 11:02
Andrea Agnelli
La convocazione del presidente della Juventus, Andrea Agnelli, da parte della Commissione parlamentare Antimafia - che inizierà già mercoledì prossimo ascoltando il legale, l'avvocato Luigi Chiappero - e il possibile deferimento dello stesso Agnelli, di alcuni dirigenti e della società da parte della Figc - che però sottolinea che sta ancora valutando gli atti - per i presunti contatti con esponenti della 'ndrangheta: per i bianconeri le prossime rischiano di essere giornate difficili.
Oggi il procuratore della Federazione italiana gioco calcio, Giuseppe Pecoraro, in Antimafia ha detto che dai documenti arrivati dalla Procura di Torino, "si evidenzia che Saverio Dominello e il figlio Rocco sono rappresentanti a Torino della cosca Bellocco Pesce di Rosarno. Rocco Dominello ha rapporti con la dirigenza Juve per la gestione di biglietti e abbonamenti".
Pecoraro ha poi aggiunto che "i dirigenti che hanno contatti con queste persone sono: Merulla, Calvo, D'Angelo e il presidente Agnelli. Anche il dg Marotta ha avuto rapporto seppure occasionale col mondo degli ultras ma non è stato coinvolto dalla conclusione delle indagini".
A stretto giro è arrivato un tweet di Andrea Agnelli. "Nel rispetto di organi inquirenti e giudicanti ricordo che non ho mai incontrato boss mafiosi. Ciò che leggo è falso". Nel memoriale che lo scorso luglio inoltrò alla procura di Torino nel quadro dell'inchiesta Alto Piemonte, Andrea Agnelli assicurò che non ci sono stati "né sconti né omaggi" in occasione della cessione di biglietti della Juve a gruppi ultras. Il presidente spiegò che ad occuparsi della questione fu Alessandro D'Angelo, capo della sicurezza del club. Ma le indagini dicono che un ex capo ultras (che compare fra i 23 indagati per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio) avrebbe messo in contatto un componente della famiglia Dominello con la dirigenza della Juventus. Fu steso, secondo gli inquirenti, un vero e proprio patto: il boss avrebbe fatto da portavoce ad alcuni gruppi della tifoseria organizzata, mantenendo "la pace nella curva", e in cambio avrebbe ricevuto quote di biglietti da distribuire ai supporter o da trattenere per sé e destinare al bagarinaggio. A carico della società bianconera non sono emersi tuttavia reati penali ma le carte sono passate alla procura della Figc.
Nelle scorse settimane il procuratore Pecoraro ha firmato l'avviso di conclusione delle indagini e l'intenzione - stando anche a quanto si è appreso oggi in ambienti della Commissione Antimafia - sarebbe di procedere con il deferimento di Andrea Agnelli e di alcuni fra dirigenti, ex dirigenti e funzionari, nonché della stessa Juventus a titolo di responsabilità diretta e oggettiva. La decisione dovrebbe arrivare nel giro di pochi giorni. Su questo punto, però, lo stesso Pecoraro ha precisato che la valutazione è ancora in corso e che sono possibili diversi scenari.
"Ieri sera - ha detto all'Ansa - mi sono pervenute le carte della memoria difensiva della Juve: le valuterò attentamente, poi prenderò una decisione con i miei collaboratori. Alla base della mia audizione di oggi - tiene a ribadire Pecoraro - ci sono le carte che mi state trasmesse dalla Procura della Repubblica di Torino: e io ho parlato di contatti, ma non di rapporti. A questo punto - spiega - nell'inchiesta sportiva su questa vicenda io ho tre possibilità. Se trovo convincenti le osservazioni della Juve, archivio: altrimenti c'e' il patteggiamento o il deferimento". Più tardi, con una nota, ribadisce gli stessi concetti, sottolineando che la "attenta valutazione" delle memorie della Juventus è tuttora in corso e che solo al termine "prenderemo le nostre determinazioni. Tra l'altro, ho chiesto che l'audizione odierna fosse secretata, proprio perché ci sono ancora valutazioni in corso".
"Agnelli dice di non aver mai incontrato boss mafiosi. Ma risulta dagli atti, proprio per questo gli chiederemo di venirci a spiegare in Antimafia", osserva Marco Di Lello (Pd), presidente del comitato Mafia e sport della Commissione parlamentare antimafia. "Vogliamo fare chiarezza, andare fino in fondo e far capire che poteri forti non ce ne sono", aggiunge il co-presidente del comitato. Pecoraro ha anche parlato in Antimafia di casi di pedofilia nel calcio e annunciato "in tempi brevi un Dipartimento che abbia" le funzioni "di casellario giudiziario". L'Antimafia ascolterà prossimamente anche procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino, Armando Spataro.
"Impossibile". Andrea Agnelli ripete "impossibile" almeno quattro volte. Non davanti alle telecamere o davanti agli azionisti, ma durante una telefonata che, senza che lo sapesse, veniva intercettata dalla procura di Torino nell'ambito di un'inchiesta sulla 'ndrangheta. Il 4 agosto 2016, con il permesso dei pubblici ministeri subalpini che lo stavano interrogando, il capo della security Alessandro D'Angelo chiamò il presidente per chiedergli se era vero che avesse incontrato "a tu per tu" un presunto boss, Rocco Dominello, per discutere di biglietti e abbonamenti. "Impossibile", è la risposta agli atti della Procura di Torino, che il presidente del club ha ribadito oggi in risposta a quanto sostenuto all'Antimafia dal procuratore Figc Pecoraro. "Nel rispetto di organi inquirenti e giudicati - scrive Agnelli su Twitter - ricordo che non ho mai incontrato boss mafiosi. Ciò che leggo è falso".
Era stato Dominello a riferire agli inquirenti che aveva avuto un faccia a faccia con Agnelli. Aggiungendo persino che il presidente scribacchiava su dei foglietti. Ma D'Angelo non ne sapeva nulla. E Agnelli gli rispose che no, non era possibile, perché "mai e poi mai saremmo scesi in quei dettagli, è impossibile che io ti conosco appena e faccio quel tipo di discorsi".
La telefonata è agli atti di "Alto Piemonte", l'indagine con cui la procura di Torino ha fatto luce sulla presenza della 'ndrangheta nel Nord-Ovest. Ci sono state una ventina di richieste di rinvio a giudizio per vari reati. Ma nessuna che riguardi la Juventus. C'è solo un ex capo ultras, Fabio Germani, accusato di avere "messo in relazione" Dominello - esponente della 'ndrina Pesce Bellocco - con "alcuni dirigenti" bianconeri perché il 41enne presunto boss, secondo le accuse, voleva infilarsi nel business del bagarinaggio presentandosi come astro nascente della tifoseria organizzata. I pm, dopo interrogatori e intercettazioni, hanno concluso che non c'è prova che qualcuno sapesse chi fosse davvero Dominello.
Gli avvocati della Juventus hanno inoltrato un memoriale alla Figc in cui, secondo quanto si apprende, affermano che le trascrizioni delle telefonate, presenti nelle carte dell'indagine, chiariscono tutto. Quanto ai difficili rapporti con la curva, lo stesso Agnelli - in un documento inviato ai pm lo scorso luglio - ha dovuto ammettere che per "disinnescare tensioni" si sono venduti biglietti ai gruppi ultras (se ne occupò D'Angelo) "ma sempre nel rispetto delle procedure, con pagamento regolare e, soprattutto, senza sconti né omaggi".
D'altra parte sono stati gli stessi investigatori a escludere fin dalle prime battute connivenze punibili dai tribunali. In un rapporto della polizia del 29 giugno 2016 si sospettano "forti pressioni" sulla dirigenza da parte di ambienti del tifo organizzato. E addirittura nel 2014 i carabinieri segnalarono come plausibile una "estorsione in danno della Juventus Fc".
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