La Champions non è arrivata, ma Berlino "è stato un punto di partenza" e ora la Juventus, dopo una stagione "straordinaria", si sente a casa tra le "grandi potenze europee". Perché, oltre ad avere fatto tremare il Barcellona "con 20' di calcio esaltante", ha i numeri economici e l'organizzazione societaria che le consentono "di competere a livello internazionale con le grandi". Andrea Agnelli, presidente bianconero da cinque anni, sente di avere riportato la Juventus alla "dimensione" consona alla sua storia. Il fatturato è raddoppiato (315 milioni nel 2013/2104, quest'anno sarà ancora più alto), la squadra è tornata protagonista in Europa, dopo avere vinto quarto scudetto di fila e 10/a Coppa Italia della sua storia. La delusione per la sconfitta c'è, ma non si può catalogare tra le grande amarezze. Niente a che vedere con la notte di Manchester 2003, quando la Juve favorita si arrese al Milan ai calci di rigore, o di Monaco '97, con i bianconeri battuti dal Borussia Dortmund. "Il gol preso dopo pochi minuti - fa notare Agnelli - avrebbe potuto uccidere qualsiasi altra squadra. Invece, abbiamo reagito, pareggiato, giocato 20' esaltanti. Avremmo potuto vincere, alcuni episodi non ci sono stati favorevoli. Ma la prestazione di Berlino è un ottimo punto di partenza per il futuro". Si volta pagina, la nuova stagione è già cominciata: "La mia preoccupazione - dice il presidente bianconero - è di garantire continuità della crescita della Juventus, di essere sempre competitivi". La Champions 2016 sarà assegnata in Italia, a Milano, 124 km da Torino. "Ma non sarà comodo arrivarci. La finale è un traguardo durissimo da raggiungere, infatti ogni anno le finaliste cambiano. Però Berlino ci ha dato una grande convinzione. Spero che la Juve si assicuri gli ottavi già alla quarta-quinta partita del girone, senza aspettare l'ultima. Lavoreremo per questo consolidamento europeo". Quel che non va, per Agnelli, è il sistema calcio italiano. "Sia chiaro - puntualizza - che Juventus in finale di Champions e Napoli e Fiorentina in semifinale di Europa League non sono merito del calcio italiano, ma delle tre società che hanno lavorato molto bene. Da tempo dico che il calcio italiano deve sviluppare una strategia di sviluppo, condivisa con tutti gli stakeholders. Pallotta è in sintonia con me e Thohir abbastanza, speriamo di convincere la maggioranza. In Italia si deve arrivare ad un rapporto virtuoso tra Lega e Figc, come è in Europa tra Eca e Uefa. Il nostro calcio era il numero 1, deve tornare lì". Una delle prime cose da sistemare sono gli stadi, dice Agnelli: "La Juve ha il privilegio di avere un impianto al massimo a livello europeo, per gli altri dobbiamo fare assolutamente uno sforzo, quanto meno con importanti ristrutturazioni. Con gli stadi che abbiamo, non possiamo essere attraenti agli occhi dei grandi campioni". Tra gli investimenti più urgenti c'è il capitolo sicurezza: "In Lega abbiamo deciso all'unanimità che ogni società investa 400 mila euro sulla goal-line technology, ma una telecamera per la sicurezza costa meno della metà. Su questo punto non abbiamo ancora deciso ed è una cosa che mi lascia un po' perplesso su quali siano per il calcio italiano le priorità".
Agnelli "l'affaire Milan non quadra". Il Cav,'Noi 5 Coppe..'
Botta e risposta a distanza tra numeri 1 club
Sul campo negli ultimi anni non c'è stata partita - Juve pigliatutto, Milan in caduta libera e fuori dall'Europa - ma la rivalità, per il momento sul piano dialettico, si riaccende, ora che mr. Bee ha offerto quasi 500 milioni di euro per meno del 50% della società rossonera. Numeri che lasciano perplesso il presidente bianconero Andrea Agnelli. "La Fininvest ha aperto una fase di dialogo formale, quindi i numeri non ci sono ancora - premette, rispondendo ad una domanda alla conferenza stampa di fine stagione - quello che si legge non sempre corrisponde alla verità. Ma se si va guardare e a fare qualche riflessione sugli indicatori, il risultato netto, il margine operativo lordo, la posizione finanziaria del Milan, faccio fatica a trovare una quadra a quel numero". Silvio Berlusconi replica punzecchiando Agnelli, gli promette che il Milan riprenderà un ruolo di rilievo: "Torneremo vincenti, torneremo in Europa. Con me il Milan ha vinto cinque Coppe dei campioni, in questi anni la Juve delle cinque finali disputate ne ha vinta solo una...". E nel 2003 erano stati proprio i rossoneri a battere allo sprint la Juve, nella finale di Manchester, vinta ai calci di rigore. Uno smacco per i bianconeri, che erano arrivati all'epilogo europeo con i favori del pronostico. Quest'anno, inoltre, un ex allenatore rossonero, Massimiliano Allegri, ha riportato la Juve in fondo alla Champions, al quarto scudetto consecutivo, alla decima Coppa Italia nella storia bianconera. Un motivo polemico in più, probabilmente. Berlusconi ha 'avvertito' la Juve: "Posso assicurare - ha aggiunto il presidente rossonero - che il Milan tornerà grande. E' spesso una questione di cicli, ma l'ultimo scudetto è di soli cinque anni fa...".
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