Cerca

BUSANO. Smat dà 8milioni a Torino. Chiono vota no

BUSANO. Smat dà 8milioni a Torino. Chiono vota no
L ui è tra quelli che, venerdì scorso, hanno alzato la mano per votare contro. Pochissimi. Si contano sulla punta delle dita i sindaci che, come Giambattistino Chiono di Busano, si sono opposti all’acquisizione, da parte di Smat, delle quote detenute dal comune di Torino per 8 milioni di euro. Tanto l’azienda che gestisce l’acqua è intenzionata a scucire per salvare le braghe, sostanzialmente, al capoluogo di provincia, indebitato fino al collo. Chiono non ci sta, e come lui gli amministratori dei comuni che si sono uniti nel comitato “Acqua bene comune” per salvaguardare l’esito del referendum sull’acqua pubblica, in collaborazione con l’omonimo comitato guidato da Mariangela Rosolin. “Se Smat acquista quote per 8 milioni di euro - tuona Chiono - significa una sola cosa: che le bollette che abbiamo pagato, gli aumenti che abbiamo subito, con l’introduzione di un canone nelle bollette retroattivo di cinque anni, che sarà pur legittimo, sono sostanzialmente servite a coprire i debiti di Torino”. E i dubbi dei sindaci pro acqua pubblica, circa il rischio di andare verso una privatizzazione, verso una gestione dell’acqua troppo imprenditoriale, cominciano così a diventare realtà. “Se Smat non ha scelto di aumentare i costi per cinque anni perché deve farlo oggi, in maniera retroattiva? - prosegue il ragionamento Chiono -. Perché ha bisogno di denaro non per controllare gli acquedotti, per sistemare le reti, ma per sostenere la Città di Torino che è piena di debiti. Io già bisticciavo anni fa con l’assessore di allora della Città di Torino perché noi di provincia paghiamo tanto quanto chi abita in città non avendo gli stessi servizi. Ma mi sembra logico che i torinesi debbano pagare un po’ di più per l’acqua rispetto a noi. E che diamine. Chi abita a Ceresole la vede uscire dalle pietre. Da quanto sta avvenendo ci sono i presupposti che mi portano a pensare che si stia andando verso una trasformazione, verso il privato”. Anche perché, nel frattempo, Smat ha messo in piedi una furbata: ha previsto investimenti da 300 milioni di euro chiedendo in cambio la proroga della concessione, che scadrebbe nel 2023, fino al 2033, dieci anni in più. “Ma perché dovremmo approvare un baratto simile? - continua Chiono -. In quell’elenco di opere ci sono molti interventi che erano previsti e non sono ancora stati realizzati. Smat avrà realizzato il 30 per cento degli investimenti promessi. Il problema, allora, non è prorogare, il problema è che non c’è nessuno che controlla. E chi dovrebbe controllare? Noi sindaci, soci dell’assemblea. Eppure i più votano a favore. Del resto cambiano i sindaci, si perde la memoria storica, nessuno contesta”. Risultato? “Ci stanno spremendo per dare soldi a Torino - risponde il primo cittadino busanese -. Noi non abbiamo il mare, non abbiamo i porti. Avevamo un po’ di acqua buona e ce la siamo anche fatta portare via, ma quando siamo a Torino manca poco che non dobbiamo anche pagare l’aria che si respira. Il problema è che quell’Autorità d’Ambito non è un’Autorità. Sta tutto qui”. “IO NON AVREI MAI CEDUTO L’ACQUEDOTTO” Acqua pubblica? Chiono è tra quelli, pochi, che non avrebbe mai ceduto l’acquedotto a Smat, se non fosse stato per la scelta drastica del suo successore, Eugenio Matteis, nel mandato in cui uscì sconfitto alle elezioni. “Ne siamo usciti doppiamente danneggiati - dice - perché i sindaci che si sono succeduti dal ’47 in poi a Busano hanno sempre investito sulla rete, eravamo nel rispetto della Legge Galli che prevedeva il ciclo integrato delle acque, avevamo già inserito i debatterizzatori, lampade a raggi ultravioletti mentre la Smat usa il cloro che è poi sostanzialmente conegrina. Noi avremmo utilizzato il cloro solo in caso di necessità anziché berlo cautelativamente tutti i giorni dell’anno. Non sono un medico, non sostengo sia pericoloso, sostengo un’altra cosa: se ho possibilità di combattere i batteri in un’altra maniera, la prediligo. Oggi si dice: mangiare un po’ meno ma mangiare genuino. Visto il prezzo dell’acqua potremmo sperare di avere un servizio migliorativo”. Oggi non si può tornare indietro. E allora? Secondo Chionogli acquedotti debbano restare in mani pubbliche. Per spiegarmi: se Smat trasferisce 8 milioni alla Città di Torino, a mio avviso significa che quest’operazione, già difficilmente comprensibile, sia un po’ il cavallo di Troia, il chiavistello per un primo passo verso la privatizzazione. Questa è la nostra paura. Con gli ultimi avvenimenti i dubbi cominciano a diventare certezze e non ci stupirebbe che le azioni potessero finire in mano private”. 
Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori