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BOSCONERO. Assolti i titolari de "La Mora", non ci fu circonvenzione

BOSCONERO. Assolti i titolari de "La Mora", non ci fu circonvenzione
Assolti perché “il fatto non sussiste”. Finisce finalmente l’incubo per i coniugi Rosario e Maria Di Gloria, 65 e 57 anni, conosciuti a Bosconero per essere i titolari del bar-pizzeria “La Mora”. Il giudice Ludovico Morello del Tribunale di Ivrea li ha scagionati dalla pesante accusa di “circonvenzione d’incapace” per la quale si trovavano imputati, con una sentenza pronunciata mercoledì scorso al termine di un’udienza dedicata all’arringa fiume dell’avvocato difensore Ivana Fantini del foro di Torino. Agli atti del processo c’era la cessione di un immobile, per 270mila euro, ad un’anziana di Bosconero, Francesca Belluco Ongarello, 71 anni, una donna cui la vita ha mostrato il suo lato più duro: dal 13 gennaio di dieci anni fa, in seguito ad un tragico incidente stradale, si trova sulla sedia a rotelle, invalida al cento per cento. Secondo la Procura la coppia avrebbe approfittato delle fragili condizioni di salute dell’anziana per rifilarle un contratto non di vendita ma di usufrutto vitalizio, e ad un prezzo decisamente fuori mercato. Troppo elevato. “Mi hanno truffata” sosteneva l’anziana. Non fu la Ongarello, però, a sporgere denuncia. Il processo è scaturito da un esposto dell’avvocato che la seguiva, Andrea Bertano. La Procura ha contestato ai Di Gloria di aver agito, in “concorso tra di loro, al fine di realizzare un ingiusto profitto approfittando dello stato di infermità e deficienza psichica della donna”. Ongarello, in udienza, aveva riferito di aver ricevuto un risarcimento di 500mila euro e della sua intenzione di utilizzare quei soldi per vivere serenamente, in una bella casa, tutta sua. Da qui erano nati i contatti con i gestori della pizzeria del paese. “Non sapevo che quella casa sarebbe tornata a loro, pensavo fosse mia” aveva raccontato, costituita parte civile con l’avvocato Federica Roccatti, tra le lacrime. Durante l’istruttoria non è emerso, tuttavia, alcun tentativo di raggiro. I Di Gloria non avrebbero fatto nulla per forzare la donne. E i due imputati sostengono, infatti, di aver semplice trovato un’acquirente molto motivata e che avrebbe fatto di tutto - per suoi personali problemi familiari - pur di non lasciare alcuna eredità al figlio. “L’agenzia immobiliare - ha rammentato l’avvocato Fantini in un intervento appassionato nell’aula penale del tribunale eporediese - conosceva la Ongarello ancora prima di conoscere i Di Gloria. La vendita è avvenuta sotto la luce del sole, con il consenso della acquirente. Senza alcun inganno e sena alcuna finalità manipolatrice. E lo dimostrano le testimonianze”. Una semplice contrattazione, ha sostenuto dunque la difesa. E a tal fine ha chiamato diverse persone a testimoniare nel corso del processo. E, alla fine, lo ha riconosciuto anche il giudice. Il Pubblico Ministero, invece, aveva chiesto la condanna a sedici mesi di reclusione e 400 euro di multa.
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