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20 Novembre 2014 - 09:04
Avrebbe indotto due anziane della Casa di Riposo "Opera Pia Divina Provvidenza" di Borgomasino ad intestargli proprietà e conti correnti per circa 120mila euro. Con l'accusa di circonvenzione d'incapace è finito alla sbarra, presso il Tribunale di Ivrea l'ex infermiere della struttura Alberto Bronzolo, 53 anni, di Strambino, difeso dall’avvocato Ferdinando Ferrero. Ci sarebbe riuscito grazie all'aiuto di tre complici, anche loro sul banco degli imputati: le colleghe Antonietta Crepaldi, 46 anni, di Borgomasino, difesa dall'Avvocato Enrico Scolari, e la compagna Maritza Castillo Guillen, 38, residente ad Azeglio, difesa dall’avvocato Fiorenza Ferrero, ed inoltre il dottor Giorgio Petitti, 61 anni, residente di Strambino, dove ha svolto una lunga esperienza come medico condotto, assistito dal legale Guido Cellerino.
Secondo l'accusa Bronzolo sarebbe riuscito ad accaparrarsi l'eredità delle due anziane, madre e diflia, di 83 e 62 anni, grazie ad un testamento e ad una Procura firmati, nel 2009, davanti a un notaio, con l'aiuto indispensabile del Patitti per dimostrare che quelle erano le loro volontà. Quest'ultimo, nella sua qualità di medico, avrebbe infatti firmato certificati con cui le due donne venivano definite, falsamente, capaci di intendere e di volere. A far insopettire è stato un successivo certificato: soltanto due anni dopo, nel 2011, Petitti dichiarava l'incapacità della figlia.
Secondo la difesa nulla di contradditorio: nel 2008, infatti, le condizioni di entrambe risultavano discrete, col tempo però la salute della figlia era venuta meno, tra interventi e terapie. Invece, secondo la perizia eseguita dalla Procura con incidente probatorio, già nel 2008 la donna non era in grado di intendere e di volere.
Mercoledì scorso, davandit al giudice Buffoni, sono stati sentiti diversi testimoni per fare chiarezza sulla vicenda. Gianfranco Bellardi, Presidente Casa di Riposo e Sindaco, ha confermato di aver provveduto lui al licenziamento di Bronzolo, all'epoca, dopo aver raccolto voci che aveva portato all'attenzione del Maresciallo Leonardo Mecca. Gran parte udienza è stata riservata a questi due testimoni, caduti anche in diverse contraddizioni, sotto i colpi e le domande della difesa, in particolare su chi avesse deciso di proporre un diverso nominativo come procuratore speciale. L'Avvocato Ferdinando Ferrero ha chiesto anche un confronto fra i due e l'ottantenne.
Il processo è stato rinviato al 3 giugno alle 9,30 per sentire dieci testi del Pm, tra cui il notaio.
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