Poca gente. Qualche consigliere comunale (nemmeno la minoranza, a dire il vero, mentre la Giunta sedeva in prima fila), molte maestre, qualche genitore, componenti delle associazioni ambientaliste e qualche grillino. Un pubblico scarno, da non riempire nemmeno a metà il salone Choc, ha presenziato all'incontro convocato dal Sindaco Livio Tola mercoledì sera, 20 gennaio, per spiegare il perché si sia scelto di vietare il wi-fi nelle scuole, optando, benintesi, per la tecnologia via cavo, con tanto di testimonianze di esperti, il dott.D'Amore in rappresentanza dell'Arpa, e Gianpiero Godio, responsabile del settore energie per Piemonte e Valle d'Aosta per Legambiente, già Presidente di Legambiente e del Corecomm. "Qui non si sta parlando di connettività ma di wi-fi" hanno chiarito i due esperti, tirando fuori il Sindaco, con tanti di proiezioni e pannelli illustrativi, dall'equivoco in cui s'era infilato dopo il suo annuncio in Consiglio Comunale, a fine dicembre. Hanno spiegato che il campo generato dal wireless è similare ad un forno a microonde, che alcuni accorgimenti abitualmente presi ne diminuiscono la potenza, in primo luogo installare l'access point ad almeno due metri e mezzo di altezza. "Assistiamo alla decrescita rapida del livello di esposizione allontanandosi dall'antenna" ha ribadito Amore comparando i vari voltaggi e ricordando che nulla resta dannoso, come, comunque, l'utilizzo del telefonino. In realtà le due testimonianze non hanno però aggiunto molto di più al dibattito che già si conosceva, compreso lo studio epidemiologico relativo all'impatto sanitario, per cui potrebbero emergere possibili correlazioni tra l'utilizzo intenso del cellulare e l'insorgenza di tumori, in particolare al cervello e al nervo acustico. Causalità non ancora dimostrata. Magari succederà quel che è successo per l'amianto, scopriremo che la tecnologia è pericolosissima, magari no. E l'Italia risulta già di per sè particolarmente sensibili alla prospettiva. "Non è un problema della normativa nazionale, che è tra le più restrittive in Europa, ma è comunque un problema da considerare" ha fatto notare, infatti, il dottor Amore. "Ogni fonte di campi elettromagnetici può essere sospetta" l'aggiunta di Godio nell'illustrare la mappa, piuttosto fitta, degli impianti installati su tutto il territorio piemontese. Lo spazio alle domande, sul finire dell'intervento dei due esperti, è stato sfruttato da una manciata di persone. Di Elisa Ierace, già Presidente del Comitato Dora Baltea che Respira (lo stesso Comitato da cui ha spiccato il volo in Giunta l'attuale Vicesindaco Silvia Guglielmetto): "dovremmo capire l'esigenza formativa per capire l'esigenza tenica, allora questa discussione sarebbe già finita qui". Tra le maestre, una ha risposto nell'immediato sottolineando l'impatto positivo che l'utilizzo del pc ha sui bambini: "oggi stesso lo abbiamo utilizzato, aldilà della comodità per il registro telematico, i bambini sono più curiosi". Vincenzo di Benedetto, medico di Ivrea e rabdomante, ha portato, a dimostrare della nocività del wireless, la sua esperienza diretta, quasi mistica: posizionata vicino ad un modem, la sua bacchetta rabdomantica avrebbe contato 600mila rotazioni di energia negativa. Dario Lesca, consigliere comunale di minoranza a Palazzo, ed informatico, ha ribadito la pericolosità di "bambini che hanno sempre e costantemente il telefonino in mano". Roberto Ardissone, genitore e componente del Movimento 5 Stelle, ha addirittura coibentato la sua abitazione ed imposto ai figli orari prestabiliti per la connessione, dopo i quali scatta il timer e il collegamento con il mondo, virtuale, è finito. "Da studi emerge che i bambini che utilizzano molto il tablet soffrono di disturbi cognitivi" ha inforcato addirittura, Ardissone, a conferma delle sue preoccupazioni, per altro smentito dallo stesso Godio: "qui stiamo parlando della scelta tra onde radio e filo, non sull'opportunità di connettersi o meno, non mettiamo in dubbio la modernità".
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