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BORGARO. Figlio aggressivo, per anni picchia la madre. Condannato

BORGARO. Figlio aggressivo, per anni picchia la madre. Condannato

Il Tribunale di Ivrea

Picchiato, per anni, dal padre, aveva finito per diventare come lui. Un uomo violento, aggressivo, prepotente. A farne le spese la donna della famiglia, moglie dell'uno, e madre dell'altro. Fino a quando, dopo tanti anni passati a subire, dopo essere rimasta vedova, dopo aver tentato, in tutti i modi, di andarsene da quella casa, addirittura chiedendo il ricovero in strutture ospedaliere, aveva trovato la forza di denunciare. Il 30 aprile del 2015, il ragazzo, Adriano N., 36 anni il giugno prossimo, è stato arrestato dai carabinieri. Aveva appena picchiato la madre, per l'ennesima volta. I fatti, per cui si è ritrovato imputato, presso il Tribunale di Ivrea, ed è stato condannato con sentenza pronunciata dal giudice Ludovico Morello venerdì scorso, partono però dal 2010. Il suo comportamento si sarebbe inasprito proprio alla morte del padre. Botte, insulti, danni provocati in casa. In particolare, in una circostanza, avrebbe gettato un contenitore dello shampoo addosso alla donna, l'avrebbe colpita e tagliata al volto, come è riportato nei referti medici. Un altro episodio grave si sarebbe verificato durante la visita al cimitero al padre che era mancato da pochi giorni: Adriano N. non si sarebbe fatto scrupolo di scaraventare la madre in auto e dargliele di santa ragione, senza motivi, in un lampo d'ira. Le avrebbe strappato dalle mani il telefono, e lo avrebbe buttato a terra, per impedirle di chiamare le forze dell'ordine. In tribunale sono stati sentiti tutti i condomini che hanno confermato il clima invivibile in cui si trovava la signora. La difesa, affidata all'avvocato Daniela Benedino del foro di Ivrea, aveva chiesto anche una perizia media, eseguita dalla dottoressa Piscozzi, da cui è emerso che l'imputato era in grado di intendere e di volere ma, in quel momento, "non era molto lucido". Per questa ragione il giudice ha concesso i benefici di legge. Adriano N. dovrà scontare un anno e quattro mesi di reclusione. A suo carico, inoltre, il pagamento delle spese processuali e di custodia il carcere, oltre al risarcimento danni con 7mila euro di provvisionale, a cui difficilmente, però, potrà provvedere, trovandosi senza lavoro. Non ha importanza. "Dopo 15 anni di soprusi, patiti sia dal marito che dal figlio – ha sottolineato l'avvocato di parte civile, Marco Latella del foro di Torino – non saranno certo i soldi a ridare la serenità alla mia assistita. Non ha trovato aiuto nel telefono rosa, non aveva amici, si è rivolta ai servizi sociali, non perché era matta ma per cercare la tranquillità, solo alla fine si è rivolta alla giustizia". Attualmente il ragazzo si trova in una casa famiglia, mentre la madre è tornata a casa, dove può finalmente, e davvero, vivere serena.
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