Ci risiamo. Pont è di nuovo in subbuglio. Raccolta firme, minaccia di ricorsi giudiziari, una riunione pubblica infuocata. Tutto questo perché? Per l’intitolazione di una via, o più precisamente per il suo cambio di denominazione. Una motivazione apparentemente risibile ma che non lo è affatto a causa dei costi e dei disagi che un’operazione del genere comporta per i cittadini ed in particolare per aziende e lavoratori autonomi. L’amministrazione ha avuto la bella idea di intitolare l’ultimo tratto di Via Marconi - quello che va dall’incrocio con Via Roscio all’ingresso dello stabilimento Sandretto - al cavalier Modesto Sandretto, ovvero ad uno dei fondatori dell’azienda omonima. Ad essere coinvolti saranno gli edifici compresi fra i numeri civici 20 e 30 sul lato destro e fra il 27 ed il 33 sul lato sinistro. La relativa delibera di giunta porta la data del 28 luglio scorso; le lettere con cui i cittadini interessati venivano informati della novità sono state spedite il 25 agosto mentre la cerimonia ufficiale era fissata per ieri, domenica 7 settembre (pur decorrendo la variazione dal 1 gennaio 2015). La decisione ha scatenato una bagarre: una petizione per chiedere un ripensamento è stata firmata in poche ore da 71 dei 120 residenti (la cifra è altissima se si considera che nei centoventi sono compresi i minorenni e che molti abitanti erano ancora assenti per ferie). Cosa chiedevano? Che il Comune rinviasse l’inaugurazione e riesaminasse la decisione. Il tono della lettera che accompagnava le firme era risoluto ma rispettoso e non si prestava a strumentalizzazioni: i firmatari dichiaravano di non avere nulla contro il cavalier Modesto “verso cui la popolazione può soltanto esprimere sentimenti di gratitudine e riconoscenza per gli anni di benessere che ha garantito a tante famiglie” ma esprimevano il proprio dissenso verso l’operato dell’amministrazione, che non aveva informato i cittadini delle proprie intenzioni né dei disagi e dei costi che questa variazione avrebbe comportato. Esprimevano anche “rammarico e mortificazione per non essere stati ritenuti degni di ricevere una lettera d’invito personalizzata”, recapitata invece a “vari destinatari nel nostro paese e fuori”. A gettare benzina sul fuoco vi era anche la decisione di escludere dalla variazione toponomastica “gli stabili ai numeri civici 23 bis e 25, che pure rientrano geograficamente nell’area a nord della zona di taglio dell’esistente Via Marconi”. I firmatari proponevano alla giunta di dedicare al cavalier Sandetto lo slargo antistante il passo carrabile dello stabilimento, apponendovi una targa-ricordo od un busto ed aggiungevano: “Rimaniamo disponibilissimi al dialogo ma pronti a percorrere la via giudiziaria nel caso in cui l’amministrazione non tenesse conto delle nostre richieste”. La lettera, datata 31 agosto 2014 e protocollata in Comune martedì 2 settembre alle 11,45, ha ricevuto una risposta immediata: alle 15,30 venivano affissi i manifestini con cui si organizzava un Incontro Pubblico per la sera di mercoledì 3 settembre.
CAMBIO DI NOME PER VIA MARCONI:
L’INCONTRO PUBBLICO NON E’ SERVITO A NULLA
La sala consiliare di Pont era piena, mercoledì 3 settembre, e l’atmosfera surriscaldata. Colpiva in particolare la presenza fra il pubblico di tante signore anziane, arrabbiate e combattive malgrado il loro aspetto distinto e non propriamente barricadero. Un segno che la questione aveva toccato nel vivo i cittadini comuni, anche quelli solitamente poco interessati alle vicende politiche ed amministrative. Fra tanta gente, spiccava al contrario l’assenza dei rappresentanti della minoranza consiliare. Gli abitanti della futura Via Sandretto erano sul piede di guerra: chi puntava l’accento sulla mancata informazione, chi sui problemi pratici e sui costi, chi sull’aspetto emotivo (“Sono nata e vissuta in Via Marconi; mi sento male all’idea che non si chiami più così”). Qualcuno ha riferito di aver saputo la novità uno o due mesi fa da persone vicine all’amministrazione che si erano raccomandate di mantenere il segreto “perché altrimenti la gente non sarebbe d’accordo”: un po’ in contraddizione con l’affermazione del sindaco che “tutto è avvenuto alla luce del sole” e che nella sua amministrazione “vige assoluta trasparenza”. Coppo ha anche sostenuto che “tutti sapevano” ma coloro che governano dovrebbero comunicare le proprie decisioni attraverso atti ufficiali, non aspettare che le informazioni si trasmettano di bocca in bocca! Il secondo motivo che ha spinto i cittadini alla protesta, il più importante, è legato ai costi. Il sindaco ha assicurato che “il Comune si farà carico di tutte variazioni”. Dubbiosi gli interessati: ammesso che un ente pubblico possa davvero occuparsi del cambio delle utenze, delle comunicazioni al Catasto e degli altri adempimenti burocratici riguardanti i singoli cittadini e che nessuna spesa venga a pesare sulle spalle dei privati, resterebbe la perdita di tempo per comunicare il cambio d’indirizzo alle banche, ad amici e conoscenti, ai giornali e riviste cui si è abbonati e via dicendo. Capita ogni volta che si cambia residenza ma essere costretti a farlo senza motivo non può che produrre reazioni negative. I problemi di gran lunga più seri riguardano però le attività commerciali e produttive. Coppo la fa facile: “Basta dare comunicazione alla Camera di Commercio, all’Agenzia delle Entrate ecc. ” ma sembra che non sia una cosa così semplice e certo non è stata rassicurante la risposta fornita da un funzionario del Comune a quanti gli si erano rivolti per avere lumi: “Non so, non ci avevamo pensato”. .. C’è anche chi ha sottolineato che se i costi delle variazioni li sostenesse davvero il Comune, si tratterebbe di denaro dei contribuenti e che ci sarebbero modi più utili di impiegarlo. Anche il tempo che il personale sprecherà in queste operazioni avrebbe potuto essere utilizzato in maniera più proficua. C’è anche chi ha dissentito sull’opportunità di rendere omaggio alla figura di Modesto Sandretto. Una signora è sbottata: “Era un industriale e si è fatto gli affari suoi. Avrà pure dato lavoro a molte persone ma quando non gli sono più servite ha detto loro: Aggiustatevi!”. Il sindaco ha cercato di far leva su questa differenze di vedute tra i firmatari (“Non la pensate tutti allo stesso modo!)”; ha fatto rilevare che i presenti rappresentavano via Marconi ma non il resto del paese (“A pagare siamo noi, però!” – ha risposto un ragazzo); ha sottolineato com’è sua abitudine che “si può consultare la popolazione ma siamo noi a dover decidere”, dichiarando che “la scelta è stata fatta e non ci sono gli estremi per un ricorso al Prefetto visto che non avete mosso contestazione di sostanza”. Malgrado queste affermazioni, Coppo ha comunicato che la sera successiva, quella di giovedì 4 settembre, si sarebbe tenuta una riunione di maggioranza per riesaminare la situazione: sarebbe prevalsa la linea dura o si sarebbero imposte posizioni più concilianti? Sembrava che la decisione sarebbe stata quella (ovvia) di tenere ugualmente la cerimonia d’inaugurazione ma senza procedere al cambio toponomastico e invece tutto si è svolto come previsto, quindi quel tratto di via Marconi è diventato via Sandretto. Caterina Ceresa
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