Probabilmente faceva caldo in quel lontano luglio del 1934, quasi 80 anni fa e, oltre alla calura, doveva ripararsi dagli sguardi dei curiosi quel ragazzone di 21 anni che esercitava temporaneamente il suo potentissimo tiro nel Vallorco, la squadra nata da poco in quel di Cuorgnè: lui si chiamava Silvio Piola e la riservatezza gli era necessaria per firmare un contratto da calciatore con una squadra romana, la Lazio, dove non si trasferiva certo troppo volentieri, lasciando i primi trionfi della “sua” Pro Vercelli. Tuttavia, le 5 mila lire di stipendio mensile e le 10 mila di ingaggio non si potevano certo rifiutare! Silvio, già noto in terra di Piemonte e non solo, firmò davanti a un tavolino del Bar Pasticceria Vernetti, nel centro storico di Cuorgnè, la cittadina del Canavese che lo ospitava in quel suo “limbo” provvisorio da futuro campione, perché davvero la sua vita si trovava a una svolta: impegnato nel servizio militare a Casale, era stato spedito al campo estivo in terra canavesana e aveva trovato ospitalità in una compagine locale. Poi, lo avevano raggiunto l’offerta della Lazio e la decisione della Pro di accettare quelle 300 mila lire per la cessione di un anno. Cifre che, fra ingaggio, stipendio e cessione, oggi fanno sorridere rispetto ai valzer miliardari dei campioni che militano nelle squadre degli sceicchi o dei Presidenti più spendaccioni del mondo del pallone, ma numeri, comunque, che 80 anni fa erano di tutto rispetto. Il giovane Piola aveva firmato proprio valutando questi importi, però con un poco di amaro nel cuore, perché sperava di poter trovare posto in una squadra del Nord che magari gli facilitasse la convocazione in Nazionale. Invece, quel senso di inquietudine svanì nella capitale, perché finì sotto gli occhi di Vittorio Pozzo, il commissario tecnico che lo volle quattro anni dopo in Nazionale con la maglia azzurra che trionfò nel campionato mondiale. Piola non si fermò più: campione del mondo, pluricampione d’Italia e soprattutto capocannoniere di sempre, con 290 goal all’attivo, un record per ora insuperato anche se insidiato e rincorso da campioni come Del Piero, Totti o Baggio. Di Silvio Piola ricorre quest’anno il centenario dalla nascita e questo suo soggiorno così importante a Cuorgnè non poteva certo essere dimenticato: la figlia Paola, insieme con il marito e il figlio, ha deciso infatti di ricordare quella firma che segnò un punto di svolta nella carriera del papà e così ieri mattina ha consegnato una targa ricordo che farà bella mostra di sé nella saletta dell’antica pasticceria dove il super bomber firmò il contratto della sua vita. La pasticceria c’è ancora, non si chiama più Vernetti e non è più collegata all’omonima fabbrica di caramelle e dolciumi della famiglia: anzi, è passata di mano più volte in questi 16 lustri, ma ha mantenuto intatta la sua struttura antica e suggestiva con le vetrine in legno lucido che occhieggiano di prelibatezze, l’interno con i pavimenti antichi e lucidi, la saletta con tavoli e sedie retrò e le tovagliette a quadri su cui indovini una tazza fumante di cioccolata o di the e un bel vassoio di squisiti pasticcini. A mantenere intatto questo ambiente gradevolmente retrò, ci ha pensato un giovane intraprendente e maestro di arte bianca come Elvis Blessent che ha ricevuto ieri mattina Paola Piola, che molto ricorda il papà nei tratti del viso, e che ha partecipato alla breve e commossa cerimonia, coronata da foto di rito e qualche personale ricordo della signora, in presenza del Sindaco Pezzetto, di altri amministratori e di giornalisti e di semplici appassionati. Ora il locale della città dove, ricordiamolo, scrisse e lavorò anche un fantasista del giornalismo sportivo come Carlin Bergoglio, ha ricevuto un segno ufficiale della presenza e del passaggio di un campione indimenticabile, lo stesso per cui qualche settimana fa lo Juventus Stadium ha tributato un applauso speciale mentre un altro grande del passato, il saggio e sorridente Giampiero Boniperti, ne ricordava la forza fisica e il tiro micidiale. Doti da campione che a Cuorgnè ricevettero una spinta fondamentale: prima dei saloni lucenti del mitico Hotel Gallia di Milano, sede del calcio mercato degli anni 60 e 70 e tempio delle prime follie milionarie che oggi ci appaiono piccoli colpi di testa, un contratto pallonaro di prima grandezza passò in Canavese, da Cuorgnè, romantico sogno di un bravo ragazzo di provincia firmato al tavolo di un’ancor più romantica pasticceria.
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