Nuova sfilata di testimoni chivassesi al processo “Colpo di coda”. Lunedì scorso, nella maxi aula 2 del Palazzo di Giustizia, s’è tenuta un’altra udienza del procedimento “figlio” di Minotauro e teso a far luce sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Piemonte. L’operazione, nell’autunno 2012, contribuì a disarticolare i locali di Chivasso e di Livorno Ferraris. Tra i ventidue arrestati hanno scelto di essere giudicati con processo ordinario Giuseppe Caglioti, Ferdinando Cavallaro, Antonino D’Amico, Michele, Giuseppe e Salvatore Dominiello, Antonino, Nicola e Pietro Marino. L’altra mattina erano tutti dietro al vetro, nell’ala riservata ai detenuti, a veder sfilare conoscenti, amici, amministratori di Chind, interrogati dal legale che li ha invitati a comparire, l’avvocato Cosimo Palumbo, difensore della famiglia Marino. L’altra mattina i primi testimoni chiamati a deporre erano alcuni chivassesi più o meno legati a Nicola Marino. “Ho curato il conto corrente che gestiva l’operatività del bar del Portico di Nicola Marino - ha riferito Mauro Visentin, dipendente della filiale della Banca Regionale Europea di Chivasso - Non ho mai rilevato alcunché di significativo su quel conto”. Sicuramente carica di un’emotività maggiore la deposizione di Giuseppa Norrito, di frazione Mosche. “In bocca al lupo ragazzi”, ha detto, al termine del suo interrogatorio, rivolgendosi ai fratelli Marino, al di là del vetro, e mandando loro un bacio con la mano destra e un gesto di saluto con la sinistra. “Conosco Nicola Marino da almeno dodici anni - ha riferito in aula Giuseppa Norrito -. Ho cominciato a frequentare il bar del Portico e da lì siamo diventati amici. Non ho mai smesso di andarci, nemmeno oggi che è gestito dalla mamma. Cosa mi ricordo di ‘Nico’ (Nicola Marino, ndr)? Che spesso gli dicevo di dormire di più la mattina, perché so che apriva alle 5 del mattino e lo vedevo tutti i giorni lì dentro. Gli dicevo: ‘Nico, ma quando te la trovi una fidanzata?’. Lavorava molto e non dedicava tempo alla famiglia. Con loro non si è mai parlato di ‘ndrangheta, si scherzava ma su altri argomenti, come il calcio ad esempio. Noi siamo interisti e si prendevano in giro gli juventini... Francamente, mi sembra così assurdo che questi ragazzi siano stati arrestati per associazione mafiosa. Personalmente, dopo quello che è successo, non ho mai smesso di andare al loro bar perché mi sembrava di voltargli le spalle. E non volevo”. Anche il marito di Giuseppa Norrito, Oscar Bianchi, citato come testimone in quanto anche lui cliente abituale del bar del Portico, ha confermato quanto dichiarato dalla moglie. “Quella mattina che abbiamo trovato il bar chiuso, ci siamo stupiti... - ha riferito il testimone -. Non c’era un giorno in cui l’attività fosse chiuso. Non sapevamo ancora degli arresti”. Successivamente, sono stati sentiti gli amministratori di Chind, Chivasso Industria spa, di cui Nicola Marino è stato per nove anni nel consiglio di amministrazione.
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