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15 Luglio 2025 - 10:00
Questa settimana ho letto un articolo interessante sul tema dell’ “umiltà intellettuale” e dei suoi vantaggi. Oggi, vorrei condividere con voi queste riflessioni perché possono essere di grande aiuto per “crescere” come persone e vivere una vita più felice.
Intanto, per “umiltà intellettuale” si intende la capacità di riconoscere di aver commesso un errore o di essersi comportati in malo modo con qualcuno e mettere in atto delle azioni come chiedere scusa o ammettere il proprio sbaglio.
Facile? Per molti non lo è ma la psicologia ci insegna che questa è una dote essenziale per migliorare il rapporto con noi stessi e con gli altri.
In senso più ampio possiamo collegarci al detto filosofico di Socrate “so di non sapere” cioè riconoscere che abbiamo dei limiti nelle nostre idee e conoscenze.
Questo, ovviamente, non significa “arrendersi all’ignoranza” ma darsi la possibilità di ampliare la propria visione del mondo e concedersi di sbagliare. Anche perché commettere degli errori, lo sappiamo ormai da tempo, è la formula migliore per apprendere nuove competenze e se vi interessa approfondire l’argomento vi consiglio di leggere o ascoltare questo articolo.
Ma come s’impara ad ammettere di aver sbagliato?
Il lavoro d’introspezione da intraprendere può risultare difficoltoso sopratutto se si ha una personalità piuttosto rigida ma, come sempre, parte dalla consapevolezza: come reagisco quando mi accusano di aver commesso un errore? Mi arrabbio? Mi zittisco? Soffro? Proprio dall’osservazione dei nostri pensieri e delle nostre azioni possiamo capire quanto siamo mentalmente flessibili. Anche le emozioni e il coinvolgimento dell’ego vanno considerati perché possono prendere il sopravvento in alcune circostanze.
Un altro esercizio che possiamo fare è chiedere alle persone vicine a noi come ci comportiamo, se siamo intellettualmente umili, senza attribuire un giudizio su quello che gli altri pensano di noi, ma affrontando ogni “critica” con curiosità. L’obiettivo resta, infatti, il nostro miglioramento.
Probabilmente, in questo percorso, un grande aiuto ci può essere dato dalla rielaborazione di ciò che significa avere torto. Se, infatti, consideriamo gli sbagli come opportunità di crescita e non come dei fallimenti, sicuramente questo ci aiuta nell’ammettere un errore.
D’altronde anche Winston Churchill disse “il successo non è una meta fissa e inattaccabile, ma un percorso fatto di tentativi, errori e perseveranza, dove il coraggio di affrontare le difficoltà è l'elemento chiave per non arrendersi mai.”
Dovrebbe essere, quindi, responsabilità di tutti, soprattutto per gli educatori e i genitori, creare un ambiente sicuro in cui è permesso sbagliare. Chiaramente, cominciando da noi stessi: quando saremo noi i primi a riconoscere i nostri errori e ammetterli, allora sarà molto più facile anche confessarli agli altri.
Certo, come per tutto, c’è bisogno di tempo e anche di andare “controcorrente” perché, sempre più spesso, intorno a noi, vediamo posizioni “radicali”, “forti”, “inflessibili” che, a mio parere, danneggiano tutti.
La vera forza, se così si può dire, è ammettere che ci si può sbagliare anche nelle opinioni e avere un atteggiamento “gentile” verso noi stessi e gli altri accogliendo, nella nostra vita, anche l’errore.
Con questo vi saluto e vi auguro una buonissima settimana!
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