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Perché ti lamenti?

Alcuni consigli per la crescita personale e il benessere integrale.

Perché ti lamenti?

Capita a tutti di lamentarsi per il lavoro, i figli, il tempo o altro… insomma chi non non lo fa mai?! Per questo oggi vorrei approfondire il tema, valutando sia gli aspetti positivi che negativi di questo atteggiamento.

Intanto, diciamolo subito, lamentarsi non fa stare bene noi e neppure le persone che ci circondano e alimenta un dialogo interiore fortemente negativo. Questo perché puntare l’attenzione sulle cause esterne è come se ci deresponsabilizzasse, ovvero ci togliesse del potere.

Vi faccio un esempio… magari non sono soddisfatta del mio lavoro e con i colleghi mi lamento continuamente dei ritmi stressanti ed ingestibili (situazione tipica). In questo modo sto dicendo che non posso farci nulla, che la situazione è questa e apparentemente immodificabile; inoltre creo un pattern “di lamentela” (uno schema ripetuto di comportamento) con chi lavoro che non farà altro che accrescere il malumore e prosciugare le energie.

In fondo, se non posso farci nulla a cosa serve lamentarmi? Ma, principalmente, davvero non ho la possibilità di cambiare questa situazione? Non c’è nulla che possa fare per migliorare il mio lavoro? Ovviamente, si!

Per questo se ci si lamenta, senza agire di conseguenza, stiamo davvero sprecando energie oltre a renderci una compagnia poco piacevole per gli altri.

Ed ecco allora l’aspetto positivo della lamentela… capire che cosa ci fa “soffrire”, che cosa ci sta “scomodo”, per modificarlo.

Sempre tornando all’esempio del lavoro “stressante” potrei definire dei limiti orari e dichiararli al datore, oppure chiedere un supporto o decidere di ridurre in ogni caso i ritmi. Insomma, qualcosa, anche se apparentemente piccola, possiamo metterla in atto e sentirci, di conseguenza, più in agency, cioè “protagonisti” della situazione.

Quindi, non puntiamo il dito sulla “lamentela occasionale” perché, come detto, può essere un campanello d’allarme per spronarci ad agire mentre diversa e più nociva è quella “cronica”.

La lamentela cronica ha un effetto a breve termine di liberazione ma subito dopo la pesantezza mentale, la sofferenza, il dolore, il senso di ingiustizia e solitudine aumentano grandemente. Purtroppo è un atteggiamento che ci “svuota”, disperdendo tantissima energia che potremmo impiegare in modo nettamente più salutare per noi.

Una persona si può lamentare in maniera cronica, ovvero continuamente, per svariate ragioni. Spesso ha acquisito un modello di riferimento familiare dal quale non riesce a prendere le distanze psicologiche e lo ripete involontariamente. In altre situazioni, lo fa perché ha subito un torto e crede di avere un diritto di rivendicazione e la lamentela è uno strumento per aumentare il proprio potere.

Che cosa fare in questo caso? Ecco, che ci viene in soccorso l’indispensabile pratica della “consapevolezza” (mindfulness)! Per prima cosa, come sempre, si parte dall’osservazione che consiste nel notare quando ci lamentiamo, con chi e per quale motivazione. Spesso ci capita di esprimere la nostra insoddisfazione sempre in determinati contesti (come per esempio con i colleghi a lavoro) e talvolta sono alcune persone che ci “attivano” in questo senso. Dobbiamo notarlo… esserne a conoscenza è davvero importante per poter “cambiare rotta”. Può essere utile, per alcune persone, scrivere queste riflessioni e nel caso riportare sul foglio perché ci stiamo lamentando. Dopodiché si può provare ad agire, in primo luogo, “trattenendo” la lamentela e nel caso siano altre persone a stimolarla, cambiando discorso su altri temi. Il punto è rompere il ciclo della lamentala che richiede impegno e consapevolezza ma che davvero comporta enormi benefici anche relativamente alla qualità dei nostri pensieri e del nostro dialogo interiore. Anche la pratica della gratitudine può essere un vero toccasana per superare l’insoddisfazione.

Ovviamente, questi sono semplici consigli ma se per te la lamentela sta diventando un vero problema, rivolgiti ad un professionista che sarà in grado di aiutarti nel “rompere” questo schema autolesionista.

Come sempre spero di avervi fornito qualche spunto di riflessione e… anche se fa freddo e c’è la nebbia (sto scherzando!!!) vi auguro una buonissima settimana! A presto!

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