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02 Aprile 2021 - 18:31
Eleonora Zollo e la copertina del suo “Dietro le quinte”
È di questi giorni l’uscita in tutte le librerie del romanzo autobiografico “Dietro le Quinte”, edito da Echos Edizioni, della scrittrice e psicologa della Sezione UILDM di Chivasso, Eleonora Zollo, 31 anni. «Trentadue il prossimo giugno!» tiene a precisare.
Un romanzo intenso, dal vago retrogusto d’anice come i baci rubati nella penombra di un sottoscala. Si parla di disabilità, di risveglio del femminino, di desideri, di verginità, di sesso.
«“Dietro le quinte” è un libro di narrativa diviso in tre parti che parla di me, dell’Atrofia Muscolare Spinale (nota con l’acronimo di SMA) da cui sono affetta, e di amore — racconta Eleonora Zollo —. L’idea iniziale era quella di diffondere conoscenza rispetto ai retroscena della vita di una persona portatrice di disabilità motoria. Ero stanca dello sguardo impietosito della gente che mi incontrava per strada, perché in quello sguardo percepivo un’idea di me impregnata di pregiudizio e che non corrispondeva affatto alla giovane donna che ero».
Perché un libro autobiografico? C’è un passo nel romanzo di Eleonora in cui, giocando con le metafore, viene chiarito minuziosamente il motivo.
“La vita di una persona disabile è come uno spettacolo teatrale: gli attori portano in scena il prodotto finito, ma gli spettatori conoscono tutto quello che ci sta dietro? Conoscono cosa succede dietro le quinte? Riescono a scorgere sotto la maschera del personaggio che l’attore rappresenta? No. Lo possono immaginare, certo, ma non saperlo o vederlo veramente. Allo stesso modo, le persone non sanno che cosa succede nella vita di tutti i giorni di un disabile. Vedono come prima cosa tristezza, amarezza, difficoltà, inerzia, malinconia, lentezza, impossibilità a vivere una vita in pienezza. Fanno fatica a scorgere un essere umano completo, con il suo carattere, i suoi pensieri, una visione personale del mondo, della vita; con le sue aspirazioni, le sue passioni e gli obiettivi che si pone, con i suoi momenti di gloria oltre a quelli di sconforto. Insomma, fanno fatica a capire che il disabile che hanno davanti è una persona comune, né peggiore né migliore”.
Le prime due parti sono dedicate a scardinare il pregiudizio attraverso una serie di episodi dal sapore tragicomico. Pagina dopo pagina, Eleonora Zollo affronta con ironia diversi temi che, con buona probabilità, accomunano le storie di vita di persone con una disabilità affini alla sua.
«In queste due parti descrivo il rapporto con le mie assistenti, il sottile confine tra la voglia di libertà e indipendenza e il timore di non poterle gestire, la dipendenza dagli altri, la lenta presa di consapevolezza di essere affetta da una patologia neuromuscolare – perché un conto è sapere di essere affetta da una patologia gravemente invalidante, un conto è prenderne profonda coscienza.»
Il sesso. La passione.
L’altro tema dominante è quello dell’amore. L’intreccio del romanzo si sviluppa attorno alle figure maschili di cui Eleonora si innamora da ragazzina.
«Una schiera di casi umani nei quali mi imbatto nel corso degli anni e che accompagnano il mio percorso di crescita — rintuzza la Zollo, mettendo subito in chiaro il genere di scrittura che il lettore si troverà a intraprendere — ma sono tre i personaggi maschili più rilevanti ed è nel rapporto che instauro con loro, singolarmente e in tempi diversi, che ha luogo il mio processo di consapevolizzazione e accettazione di me in quanto donna».
In “Dietro Le Quinte” si parla anche di sesso. Quel sesso celato sotto il tappeto, nascosto dentro il perimetro di una cella. Sesso che spesso viene considerato un tabù, un privilegio per cosiddetti normodotati, una fantasia da spegnere nella più castrante delle astinenze.
«Fino a qualche anno fa ero convinta di non poter essere amata e di non poter essere desiderata a causa delle deformità del mio corpo “violentato” dalla SMA. — scrive la Zollo con parole onestissime e affilate come lame —. Pensavo, inoltre, di non poter io stessa amare qualcuno in modo completo, perché i limiti imposti dalla mia malattia me lo avrebbero impedito».
Sebbene abituata a leggere il suo corpo attraverso gli occhi del pregiudizio e a nascondersi dietro una maschera, Eleonora conosce Davide, un ragazzo di Firenze, il suo primo amore. Questa storia sebbene la Zollo la definisca una relazione che si “ammalava e poi guariva”, la porta a riscoprire se stessa e la sua capacità di amare ben oltre i confini della mente. Di amare con le carni, con le mani, con la bocca.
«Mi piace vederla come la storia di una passione e del suo tormento, di un viaggio interiore che si realizza nel meraviglioso incontro, o scontro, con l’altro. Per la prima volta mi accorgo di essere vista come donna e sperimento la sensazione di essere desiderata. I muri delle mie difese crollano ed io posso finalmente vedere la mia ferita, attraverso quella di Davide, un ragazzo con il quale le circostanze della vita non sono state gentili. L’incontro tra me e Davide conduce a una collusione di vissuti antesignana al mio risveglio e alla mia liberazione».
Ecco un passo del libro che meglio rappresenta il sentire di Eleonora, il risveglio della donna che dormiva un sonno catartico all’interno delle sue carni.
“Ogni tocco delle sue labbra sulle mie produce una vibrazione pungente. Con la bocca sfiora le mie guance e bacia piano il mento.
«Sai cosa mi fa impazzire?», gli dico in un sospiro.
«Cosa?», mi chiede sfiorandomi l’orecchio con le labbra.
«I baci sul collo», gli svelo fremente. Delicato si sposta più in basso, poi soffia lieve sulla mia pelle e mi bacia nell’incavo tra il collo e la spalla, proprio dove sono più sensibile.
«Così mi uccidi», dico, mentre il mio respiro si interrompe.
«Così tu uccidi me», ribatte lui con voce roca.
«Perché?», lo provoco.
«Perché non si può fare l’amore su una spiaggia e io adesso avrei tanta voglia di fare l’amore con te». Lo dice tutto d’un fiato, per poi tornare a baciarmi. Sprofondo in un piacere mai esplorato prima. Sento il peso del suo corpo sul mio, il suo petto preme appena sul mio diaframma sporgente e avverto la ritmicità del suo respiro, che a poco a poco si sincronizza con il mio. Siamo una cosa sola. È ebbrezza o amore? È brivido o respiro? Non lo so. Però so che brucia, brucia a tal punto da non riuscire più a distinguere il dolore e la felicità. Da non riuscire più a distinguere lui da me.”
Un libro da leggere. Perché?
«Da un lato vorrei guidare il lettore fino a fargli scoprire il “dietro le quinte” della mia storia e per far conoscere la SMA, l’influenza che essa ha, a vari livelli, nella vita di una persona — spiega la Zollo — e naturalmente vorrei far sapere, da una prospettiva intima e ironica, quanto la realtà spesso si discosti dall’immaginario collettivo saturo di preconcetti sulla disabilità. Dall’altro vorrei che il mio romanzo potesse svolgere una funzione sociale di confronto per i giovani che si trovano ad affrontare il loro percorso di crescita, portando con sé anche il “fardello” di una grave disabilità. Credo che ,se negli anni della mia adolescenza, si fosse presentato qualcuno a dirmi che avrei potuto vivere tutte le esperienze che vivevano le mie coetanee, forse avrei abbandonato prima la mia maschera…».
Il romanzo “Dietro le Quinte” è disponibile anche in e-book, nel rispetto dei principi di inclusione che Eleonora Zollo sostiene e persegue sia nella vita privata che in quella lavorativa, e che rappresentano il fulcro del messaggio che lei stessa vuole divulgare attraverso il libro.
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