Allora, ci siamo dilungati ampiamente, nel tempo, a raccontarvi vita morte e miracoli degli Anscarici, che poi miracoli in effetti nemmeno l'ombra, ad essere sinceri. In particolare si è parlato di Re Arduino, che qui viene mitizzato perfino più di Paolo Bonolis. E però non ci siamo mai occupati della controparte ecclesiastica, che in effetti non stravediamo per il clericalismo, ma il tema va toccato. E quindi ci occuperemo di colui che tuttora risulta il più noto tra i suoi colleghi medievali, probabilmente per la collocazione storica, ovvero il Vescovo Warmondo. Come avrete già notato, questi personaggi dell'epoca erano specializzati nell'avere sfilze di nomi diversi, generalmente determinate da diverse letture. Nel caso del nostro eroe odierno, dovremo contemplare anche le versioni Varmondo e Veremondo. Sarebbe carino che Georgia Popolo indicesse il concorso per il nome più bello. Warmondo faceva parte della famiglia degli Arborio, che si chiamavano esattamente come il riso, ma che tenevano in bocca in piccole quantità per evitare di apparire stolti. L'episcopato di Warmondo ad Ivrea fu assai lungo, superò sicuramente i quarant'anni, roba che forse alla fine nemmeno Berlusconi. La Regina Elisabetta sì, ma lei proviene dagli Highlander. Il suo impegno a Ivrea fu alquanto proficuo, a lui si deve la costruzione del nuovo Duomo (è scritto su una lapide, che è un po' un pizzino dell'epoca), nonché l'incentivazione dello Scriptorium, roba che al confronto nell'Abbazia del Nome della Rosa erano dei fagnani imbrattacarte. L'opera più bella realizzata fu il Sacramentarium Episcopi Warmundi, un testo di oltre quattrocento pagine in cui il Vescovo viene già presentato come Santo, e si vantano le imprese, tra gli altri, di tale Gigno Vinia, che rese mite un feroce lupo che infestava le campagne di San Martino, e rese insaccato un gustoso porcello di Perosa. Warmondo combattè a lungo contro Arduino Re d'Italia, ottenendo l'appoggio dell'Imperatore Ottone III, che gli affidò il ruolo di Vescovo - Conte, ovvero un ecclesiatico con autorizzazione di lockdown. Arduino riuscì a cacciarlo da Ivrea, e il Vescovo in tutta risposta lo scomunicò ben due volte, e gli impose una crescita della barba spropositata, che lo costringeva ad usare il rasoio almeno sei volte al giorno. Nonostante le due scomuniche, Warmondo non potè partecipare alla posa della prima pietra dell'Abbazia di Fruttuaria, cosa che lo portò ad odiare qualunque tipo di sasso fino alla fine dei suoi giorni. Nel 1004, dopo la sconfitta di Arduino contro l'Imperatore Enrico II, Warmondo potè tornare ad Ivrea, accolto a braccia aperte da Anna Malo, nobildonna della famiglia dei Salvinici, che ottenne di farsi autografare la mascherina. Il Vescovo Warmondo fece di tutto per ottenere la Santificazione, tranne che comportarsi da Santo. Malgrado l'impegno profuso, non riuscì ad essere beatificato che nel 1857 da Pio IX, quindi peggio del Nobel per la Pace a Obama. Ma d'altronde, così Va r mondo. Ora vado a leggermi la Scomunica di Arduino, sognando che fosse rivolta a me.
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