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CHIVASSO. In questo mondo di relazioni virtuali, una fotografia ci fa sentire meno soli... Scherzi a parte, è davvero triste!

CHIVASSO. In questo mondo di relazioni virtuali, una fotografia ci fa sentire meno soli... Scherzi a parte, è davvero triste!

Che esistano diversi tipi di amore è cosa nota: lo dicono gli psicologi e, a dirla proprio tutta, lo dicevano già gli antichi Greci, che più li studi e più ti rendi conto che la sapevano davvero lunga.

Loro, sostanzialmente, avevano individuato quattro forme di amore: quello parentale-familiare, l’amicizia, il desiderio erotico, ma anche romantico e, infine, l’amore spirituale. Se avessero avuto internet, svegli com’erano, non sarebbe certo sfuggito loro un’ulteriore tipologia d’amore, che va tanto di moda ai giorni nostri: l’amore virtuale. In pratica, si tratta di avere un partner con cui ti limiti a chattare, senza alcun contatto fisico. È un amore fatto di parole, di messaggi, di emoticon, di like, di foto e video, magari anche un po’ piccanti, giusto per mettere un po’ di pepe. Per noi maschi è un’invenzione niente male. Vuoi mettere? Una volta, quando dovevi vederti con la fidanzata, era un dramma: doccia di un’ora, con insaponatura accurata di angoli remoti, mai esplorati prima; barattoli di shampoo, e di balsami sconosciuti, esauriti in un colpo solo; rasatura a “culetto di bimbo”; spruzzate di deodoranti e profumi, modello geyser; dentifricio come se piovesse e infinite prove del proprio alito sul palmo della mano. Uno stress… Poi, nove volte su dieci, lei voleva uscire quando c’era la partita, quella che aspettavi da un anno, quella decisiva che ti capita una volta nella vita. E infine, se qualcosa girava storto, dovevi pure riaccompagnarla a casa senza aver concluso un accidente, col sincero, comprensibile, rimpianto per tutta quell’acqua sprecata sotto la doccia. Roba da esaurimento nervoso…

Adesso, invece, ti sdrai sul divano, tranquillo, birretta e pop corn sul tavolino, capelli pettinati con i petardi, barba incolta, televisore acceso, e inizi a chattare col tuo amore, quando vuoi, magari approfittando delle pause della partita, a cui, questa volta, col cavolo che rinunci.

Puoi fare il romantico, cercando qualche frase ad effetto su internet; puoi giurarle che la pensi di continuo, mentre  finisci di leggere l’articolo sulla tua squadra del cuore; puoi raccontare di eccitanti giornate avventurose, quando il massimo che hai fatto è stato cambiare le pile al telecomando; puoi dire di essere single, mentre tua moglie ti urla dietro perché non la aiuti a piegare le lenzuola e, con quattro foto ben fatte, il tuo bilocale, incasinato, in via Spanzotti, diventa una suite degna della copertina di qualche rivista specializzata; poi, roba da non trascurare, risparmi un sacco di soldi: niente benzina per portarla in giro, niente mimosa alla festa della donna, niente peluche a San Valentino o gioielli al compleanno, niente cene da offrire per far vedere che sei un cavaliere. Insomma, tutto fa! In tempi come questi, poi…

E ancora: niente suocere da sopportare! Che cosa possiamo volere di più? Ah, già…: il sesso… Beh, se ti gira bene, quando la relazione diventa seria, qualche foto piccante, prima o poi, ci scappa e, quando proprio si diventa un tutt’uno con il cellulare, pardon con il proprio partner virtuale, magari ci scappa pure qualche video intrigante, per indimenticabili avventure solitarie, da vivere come e quando ti pare, senza nessuno che ti stressi con il mal di testa o gli “impedimenti mensili”: fantastico!

E infine, ultima considerazione, giusto per elevare un po’ il discorso, l’oggetto della tua passione, la sua foto, non muta mai, resta sempre uguale a se stesso: bello, perfetto, immune dagli “strali del tempo”, di shakespeariana memoria, che portano la vecchiaia e la bruttezza.

Già… perché poi, in fondo in fondo, sei “innamorato” di una fotografia e, scherzi a parte, è proprio triste; è il dramma della solitudine da cui ti sembra, ma ti sembra proprio solo, di evadere per un attimo, pur restando sempre al riparo delle tue quattro mura, dietro al rassicurante vetro di un cellulare, dove nessuno può vederti o giudicarti.

Da qui, credo, derivi la dipendenza dalla relazione stessa, la necessità continua, compulsiva ed insaziabile, di stare sul web a chattare.

Una necessità che, per qualche maschio, mai per qualche donna, può diventare ingestibile e, addirittura, come ben sappiamo, fonte di violenza se qualcuno, o qualcosa, si frappone fra il desiderio irrefrenabile e la soddisfazione delle aspettative. Uomini e donne, infatti, pare, ma ci credo, vivono l’amore virtuale in modo diverso.

Le donne, capaci di gestire i propri sentimenti e di ricondurre, sempre e comunque, tutto al buon senso, lo vivrebbero, soprattutto, come un momento di evasione, una parentesi intimistica dedicata esclusivamente a se stesse, un attimo di luce all’interno di una vita buia, piatta, fatta di monotone, pesanti, routine e di lunghi silenzi con la persona con cui condividi il letto da troppi anni.

Poche, dicono i numeri, cercano di portare avanti le loro relazioni virtuali fino a renderle concrete e, se lo fanno, è perché, in qualche modo, intuiscono che potrebbe nascere qualcosa di serio. Magari, anche sbagliando.

Per la maggioranza di noi uomini, invece, la relazione virtuale è il primo step per arrivare a concludere qualcosa di concreto. Se si concretizza, lo raccontiamo agli amici, con dovizia di particolari e aria tronfia, mentre, se non si concretizza, come capita spesso, qualcuno può diventare cattivo, può minacciare, ricattare, sputtanare.

È storia vecchia, la conosciamo già, ne abbiamo parlato non molto tempo fa. Ah, perché proprio oggi parlo di amore e violenza virtuale?

Perché è di pochi giorni fa l’ennesima notizia di un uomo che stalkerizzava una donna, conosciuta solo ed esclusivamente in rete, ricattandola affinché gli inviasse alcune sue foto hot. Le foto certo… perché senza quelle si ripiomba nella cella della solitudine, che ti porti dietro sempre, anche quando, magari, in una cella ci finisci per davvero.

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