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GIUSEPPE RIVA

Cari lettori, dopo una pausa nella rubrica ripartiamo di slancio con un pittore eporediese ottocentesco che, malgrado il cognome, non è mai stato antenato di Gigi Riva. Giuseppe Riva è stato prima di tutto un avvocato, ma viene ricordato per quella che fu sempre la sua passione, la pittura paesaggistica. D'altra parte, la vita è un paesaggio...ah no. In gioventù ebbe modo di formarsi tecnicamente in Svizzera, presso il celeberrimo Alexander Calame (io non l'ho mai sentito, ma sono sicuro che sia celeberrimo, perlomeno più famoso di me, specialmente come pittore, e forse anche di Alessandro Gigno Vinia, e conseguentemente di Leonardo Di Caprio); nella Confederazione Elvetica imparerà a utilizzare la cioccolata per rappresentare il colore dei castagni, dei noci e, per errore, delle violette. Secondo altre fonti invece venne istruito da Gustave Eugene Castan, lui stesso discepolo del Calame, che risiedeva sul Lago di Ginevra, da cui la nota opera "Lancillotto del Lago di Ginevra". Durante la permanenza nel suo atélier, ebbe modo di conoscere Alfred Van Muyden, paesaggista olandese e centravanti dell'Aiax, nonché Jean Baptiste Camille Corot, arcinoto pittore francese con cui amava canticchiare canzonette ben intonate ma estremamente volgari. La prima opera di successo fu "Le due pastorelle", un dipinto che come tutti avrete intuito aveva come protagoniste le vostre amatissime Georgia Popolo e Anna Malo, rappresentate nella loro partecipazione in un presepe vivente quali pascolatrici di visoni affetti da Covid. Altra opera di successo fu "Ultimi istanti di Cola di Rienzo, Tribuno di Roma", da non confondere con Matteo Renzi, carnefice della Sinistra. Nonostante queste opere particolarmente ambiziose e di intenso interesse storico, la sua passione principale fu sempre la rappresentazione degli ambienti canavesani, anche se non dipinse mai l'Olivetti in quanto paesaggista e non futurista. Il legame col territorio era tale che fondò la Società Artistica Canavesana, di cui peraltro fece parte. Giuseppe Riva morì il 10 novembre 1916, undici giorni prima di Cecco Beppe.
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