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21 Novembre 2020 - 18:00
Speravamo di esserci liberati della didattica a distanza e invece… eccola qui di nuovo a imporsi nelle vite di tanti giovani. Promesse su promesse da Roma e dal Ministero dell’Istruzione che, ovviamente, non sono state mantenute… tanto per cambiare… sembra una barzelletta, che non ha niente di divertente però. Si sta continuando a dare vita a una generazione di studenti anomala e solo il futuro saprà dirci quali saranno le conseguenze di tutto questo. Ma cosa ne pensano i diretti interessati, i ragazzi? Abbiamo incontrato tre di loro, tre matricole universitarie, per farcelo raccontare.
“Sono iscritto al primo anno del Politecnico, a Ingegneria Aerospaziale - comincia a dire Costin Bortun -. Abbiamo cominciato facendo quattro giorni di lezione alla settimana di cui uno in presenza, il giorno delle esercitazioni, al quale bisognava prenotarsi per presenziare. Si poteva essere al massimo in ottanta in aula. Ora è tutto online. Mi dispiace molto non poter frequentare l’università in presenza, ma pazienza, non possiamo farci niente. Non amo la didattica a distanza, certo puoi stare comodo a casa, ma non è la stessa cosa che essere in aula” spiega.
Norvin Makaya ci racconta invece di essere iscritto al primo anno di Economia, all’indirizzo Borsa e Finanza. “Seguo l’intero corso in inglese, mi interessa studiare in questa lingua - afferma -. All’inizio era tutto un po’ disorganizzato, non si capiva se avremmo frequentato anche in presenza. Poi sono arrivati i chiarimenti e abbiamo potuto cominciare a prenotarci, con anticipo, per seguire le lezioni anche in presenza e fare il resto online. Mi trovo abbastanza bene, ma preferirei la didattica in presenza… da casa ci si perde, ci sono più distrazioni. Fare tutto online, come stiamo facendo ora, è un po’ come gli ultimi mesi del liceo: di fronte a uno schermo, ascolti, prendi appunti, poi c’è il momento per le domande… ma non è come essere fisicamente a scuola”.
Primo anno a Beni Culturali, indirizzo Storico - Artistico per Gaia Frola, invece. Ci racconta che le piace molto ciò che studia e che trova l’università parecchio diversa dal liceo; è bella ma complicata perché non ti spiegano tutto fino all’ultimo dettaglio come alle superiori, però hai più tempo per gestirti lo studio in autonomia. Anche lei non ama molto la didattica a distanza. “Abbiamo fatto alcune lezioni online e altre in presenza, attualmente seguiamo i corsi interamente online; non poter frequentare fisicamente l’università non permette di interagire al meglio e di avere un confronto diretto con i professori, inoltre non si riesce neanche a conoscere bene i compagni e a instaurare rapporti stabili. Poi in presenza ci si concentra di più” spiega.
Come si evince dai discorsi dei ragazzi, mille volte meglio la didattica in presenza. Pollice verso per la didattica a distanza, quindi… assolutamente comprensibile e condivisibile. Dato che è proprio con quest’ultima che hanno concluso il loro percorso da liceali abbiamo voluto chiedere loro anche un piccolo commento a posteriori sulla passata maturità. “Io ero agitatissima, avevo paura di sbagliare, ma ora posso dire che la pensavo peggio di come poi è realmente stata. Mille incertezze sullo svolgimento fino all’ultimo, ma è andata. Finito l’esame è passato tanto tempo prima che realizzassi di aver finito le superiori; è stato un periodo bellissimo che rifarei… eccetto i mesi di ‘reclusione’ da Covid, ovviamente” ci dice Gaia sorridente. Anche Costin la pensava peggio di quanto poi non fosse. Ci spiega che non è stata facile, ma comunque decisamente fattibile. Norvin ci racconta che non è stata organizzata benissimo e che fino a cinque giorni prima la maggior parte del programma non era ancora stato definito. “Noi studenti eravamo agitatissimi, ma alla fine è andata bene. Il materiale da portare è stato ridotto e quindi abbiamo affrontato l’esame in maniera un po’ più disinvolta. Tutto sommato è stata una bella maturità, me la sarei aspettata diversa ma si fa come si può, compatibilmente con gli eventi, alla fine”.
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