AGGIORNAMENTI
Cerca
17 Novembre 2020 - 18:47
Sono entrambi freschi di stampa. L’uno è uscito in Italia, l’altro in Francia. Suppergiù si occupano del medesimo argomento, pur con alcune differenze di fondo. Edito dalla cattolica Morcelliana di Brescia, il primo libro s’intitola «Dalla peste mi guardi Iddio. Le epidemie da Mosè a papa Francesco»: il suo autore è Roberto Rusconi, già docente di Storia del cristianesimo e delle chiese presso l’Università Roma III. Anche il secondo libro, «Les religions face aux épidémies. De la peste à la Covid-19», è opera di un cattedratico, il professor Philippe Martin, che insegna Storia moderna all’Università di Lione II: lo hanno pubblicato le non meno cattoliche Éditions du Cerf di Parigi.
Di che cosa trattano i due testi? Il volume di Rusconi analizza circa tre millenni e mezzo di storia delle epidemie, dai tempi di Mosè sino all’attuale pontefice, passando per l’imperatore Costantino, Francesco d’Assisi, Carlo e Federico Borromeo, Giovanni Bosco, i veggenti di Fatima, ecc. Durante le litanie rogazionali, come osserva l’autore, il sacerdote invocava: «A fulgure et tempestate, a peste, fame et bello, libera nos Domine». E i fedeli ripetevano: «Libera, nos Domine».
Il libro di Martin presenta una panoramica degli effetti che le epidemie hanno prodotto sulle religioni dall’antichità ai giorni nostri in termini di riti collettivi, riflessi complottistici, contestazioni popolari, ricerca di capri espiatori e così via. Nel 2020, in buona sostanza, non abbiamo inventato nulla.
Le malattie epidemiche – dalla peste bubbonica al tifo, dal colera all’influenza spagnola – hanno sempre falcidiato l’umanità. Per lunghissimo tempo si è ritenuto che costituissero un castigo divino per i tanti peccati quotidianamente commessi sulla faccia della terra. In tempo di Covid-19, spiega Philippe Martin, «vivere e pensare l’epidemia significa interrogare direttamente la fede degli uomini, metterla alla prova, confrontare tradizione e realtà». Perché il morbo richiama tutti alla fragilità dell’esistenza, soprattutto in Occidente dove la morte è un tabù e si ricorre a imbarazzanti perifrasi per evitare di nominarla.
«Dai recessi delle antiche coscienze», come si esprime Rusconi, l’attuale pandemia fa riaffiorare la millenaria chiave di lettura secondo la quale il morbo emana dalla «collera di Dio nei confronti di un mondo di peccatori che vengono puniti affinché si convertano». Inoltre pone in discussione i riti identitari delle differenze credenze: l’esercizio dei culti di tutte le confessioni è drasticamente ridotto; i musulmani non possono recarsi in pellegrinaggio alla Mecca; l’arcivescovo di Canterbury, la massima autorità della Chiesa anglicana, si è ridotto a celebrare l’Eucaristia pasquale nella propria cucina, registrandola con l’iPad; le processioni dei cattolici sono proibite; alcuni rabbini ultraortodossi di Gerusalemme hanno consentito ai fedeli di radunarsi in maniera virtuale, avvalendosi delle nuove tecnologie, per il Seder di Pesach, la Pasqua ebraica. Il Covid-19 non manca d’inasprire le fratture all’interno di una medesima confessione. Per restare al cattolicesimo, i tradizionalisti accusano la gerarchia di subire con colpevole negligenza i diktat statali in materia di chiusura delle chiese.
Comunque la si pensi, è chiaro che ridurre il morbo ai soli aspetti sanitari e clinici priva la vita di ogni afflato spirituale. Alla lunga non può che favorire sorde amarezze senza speranza. Forse è per questo che i Pooh, piangendo l’amico batterista Stefano D’Orazio, scomparso in seguito a complicanze da Coronavirus, hanno esortato: «Preghiamo per lui». «Abbracciati da cieli grandi, torneremo a fidarci di Dio», è il messaggio di ottimismo della canzone «Rinascerò rinascerai» che proprio D’Orazio, con Roby Facchinetti, ha composto durante la prima fase della pandemia, dedicandola alla martoriata Bergamo.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.