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14 Novembre 2020 - 14:00
David Di Marco, nato a Chivasso nel 1975 da mamma francese e papà siciliano, è oggi qui per presentarci il suo primo romanzo. “Non si chiede il nome alle fate” è stato pubblicato lo scorso ottobre dalla casa editrice “ad est dell’equatore”. “Nel 2017 la mia opera si è classificata seconda nella sezione narrativa del ‘Premio InediTO’ e questo ha sostenuto in modo particolare la successiva pubblicazione” spiega l’autore.
Di Marco è laureato in Lettere Moderne ed è stato allievo del poeta, critico e traduttore Allen Mandelbaum a cui ha dedicato questo libro, dato che è stata la persona che lo ha sempre incentivato a scrivere. Oggi vive a Torino e insegna Lettere, negli anni ha coordinato laboratori teatrali e cinematografici e ha la passione per la letteratura fin da quando era alle scuole medie. “Ricordo che già leggevo opere come ‘La Divina Commedia’, ‘I miserabili’, ‘Guerra e pace’; inoltre scrivevo racconti e romanzetti e negli anni non ho mai smesso nonostante non li pubblicassi. La prima volta che ne ho pubblicato uno è stato nel 2017, si trattava di un saggio dal titolo ‘La scuola spiegata alle famiglie’” racconta.
Ma veniamo al libro appena pubblicato: è ricco di echi letterari, è molto curato nella forma e, come ci spiega lo stesso autore, ha richiesto diverso tempo per essere scritto. E’ una fiaba moderna, la storia di un amore perduto nel passato, di sogni che si realizzano e altri mai realizzati, cose ritrovate, premonizioni, coincidenze e circostanze incredibili mescolate al reale della Torino di oggi. “L'eroe che vive di nostalgia è il vecchio Villon, ma la regista della trama, colei che si manifesta nei momenti cruciali, è una misteriosa ragazzina. Nella Parigi del 1943, Villon è un ufficiale dell'esercito tedesco in convalescenza. Una sera vede per la prima volta la donna che avrebbe reso la sua esistenza una lunga nostalgia: si tratta di Thea, la bellissima figlia di un generale delle SS - racconta Di Marco -. Oggi Villon è a Torino e qui c'è anche Tommaso, un ragazzino ribelle che gli si affeziona. Durante un'uscita scolastica, tutta la classe va al ‘Teatro dell'amore perduto’ per vedere la collezione di marionette di Villon. Tommaso comincia a sudare e si sente soffocare. La marionetta più bella si trova al centro della sala ed è Thea, l'amore perduto di Villon. Qui i personaggi si confronteranno nella luce soffusa della sala, tra marionette e costumi di scena, mentre all'esterno esplode una sommossa. Con la compagnia che vuol mettere in scena ‘La tempesta’ di Shakespeare, i protagonisti lasceranno il teatro per dare un finale alla storia. In un continuo incrociarsi di rievocazioni, i piani temporali del racconto si alternano tra ricordo e presente, come tra il sogno e la veglia, in un mirabile flusso narrativo e stilistico”.
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