Se entrate nella cripta della Cattedrale di Ivrea, vi imbatterete inevitabilmente nel Sarcofago (dal greco Sarx = carne, e Fago = mangio, infatti le bare vennero inventate dai vegani) di Caio Atecio Valerio. Non lo conoscete? Strano, perché l'anno scorso ha partecipato al Grande Fratello Vip. No, scherzo, vi partecipò al tempo in cui visse, ovvero verosimilmente all'inizio del dominio imperiale di Settimio Severo, così chiamato perché se non sapevi i sette re di Roma ti faceva il culo. Su di un lato lungo del sarcofago è presente una scritta in romanesco antico che descrive un breve curriculum vitae del defunto, casomai volessero assumerlo agli Inferi. Fatto sta che egli fu questore, edile, duumviro, giudice delle cinque decurie, insomma una carriera impressionante, per la piccola città di Ivrea, paragonabile solo a quella di Alexander Ginius Vinia, un cittadino che arrivò fino al ruolo di liberto dopo essere stato schiavo di un Centurione di Mediolanum, tale Matteus Salvinorum, che voleva sollevare gli Insubri per liberare i territori a nord del Po dal giogo imperiale. Il sepolcro di Caio Atecio Valerio ebbe la funzione di conservare le sue spoglie fino ai tempi di Re Arduino, il quale fece sostituire il corpo dalle reliquie di San Besso, un legionario della Angelica Legione Tebea, il quale malauguratamente risulta non essere mai esistito. Arduino, affinché i credenti potessero vedere le reliquie senza bisogno di aprire il sarcofago, fece fare un bel buco proprio in mezzo alla scritta, in modo tale di renderla illeggibile proprio nel punto in cui era vergato "Lasciate in pace i Dei Mani e andate tutti affanculo". Le spoglie mortali di San Besso rimasero nel sarcofago fino alla fine del settecento, quando una nobildonna eporediese, tale Georgia Povolo, non decise di utilizzarlo per comporvi all'interno un presepe. Infine una nota tecnica sul sarcofago: esso è fatto di quarzite, che sta al quarzo come la pirite al pero. Dato il materiale, simile ad un analogo sarcofago scoperto a Tortona, si ritiene che sia un prodotto di importazione, giunto probabilmente per via fluviale, per risparmiare sui pedaggi autostradali. Io nel mio Testamento Biologico ho scritto che non voglio assolutamente essere messo nel sarcofago di Caio Atecio Valerio.
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