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28 Novembre 2018 - 10:52
I Francesi ogni tanto s’incazzano, niente da fare. Lo diceva anche Paolo Conte nella sua famosa canzone dedicata a Bartali. D’altronde i loro modelli sono Asterix ed Obelix, i due irriducibili Galli impegnati a resistere contro Cesare, due energumeni che, quando salta loro la mosca al naso, sono in grado di prendere a schiaffi tutte le legioni di Roma. Roba che in Italia non potrebbe esistere, perché salterebbe subito fuori il giornalista tifoso dei Romani che ti fa la trasmissione sugli effetti dopanti della pozione magica dei due Galli. E poi, per riprendere il discorso, quando i Francesi s’incazzano, lo fanno sul serio. A metà del milletrecento la Jacquerie, l’insurrezione spontanea dei contadini esasperati dalle tasse versate per sostenere i costi militari; nel 1572 il massacro degli Ugonotti, i protestanti francesi, da parte dei cattolici; nel 1798 la Rivoluzione, per eccellenza; nel 1871 la Comune di Parigi, il governo socialista nato dell’ennesima insurrezione popolare degli abitanti della capitale francese; nel maggio del 1968 le grandi manifestazioni studentesche ed operaie; nel 2005 la rivolta delle banlieue, le degradate periferie francesi; in questi giorni la rivolta dei gilet gialli, la protesta spontanea di centinaia di migliaia di persone comuni, a cui si sono naturalmente aggiunti i soliti facinorosi, ma tutto il mondo è paese. A sentire qualcuno i Francesi sarebbero scesi in piazza per protestare contro l’aumento della benzina. Un po’ riduttivo. Più plausibile l’idea che si tratti di un malcontento diffuso verso il governo Macron, esagerato dalle difficoltà economiche che ci attanagliano un po’ tutti, ovunque. La Storia si ripete. Ma veniamo al punto. Una decina di giorni fa, nella Savoia, i gilet gialli bloccano una strada. Una signora in macchina, chiede di passare perché, a sentire lei, deve portare la bambina in ospedale. I manifestanti si oppongono. La tensione sale. La donna cerca di forzare il blocco, i manifestanti urlano, iniziano a battere manate sull’auto. La donna, esasperata, perde il controllo e parte. Una donna cinquantenne, una nonna, venuta anche lei a manifestare, muore investita. Ora il quesito è: da che parte stare? Dalla parte della mamma o dalla parte della nonna? Per qualcuno avremo una martire della protesta, uccisa da una fuori di testa. Per altri, invece, avremo una vecchia pazza, che poteva starsene a casa sua, disposta ad impedire ad una bambina di andare in ospedale nel nome della protesta. Chissà se le due donne si sono parlate, se hanno provato a spiegarsi? Chissà..? Certo, ci proverà un tribunale a ricostruire i fatti ma, probabilmente, la verità non la sapremo mai. È probabile che sia successo tutto in un attimo, senza che nessuna delle due si sia resa veramente conto di ciò che stava per accadere. Perché la Storia è così, una successione di attimi qualsiasi, vissuti da persone qualsiasi che spesso hanno l’unica colpa di essere al posto sbagliato nel momento sbagliato. La Storia non è un film di Hollywood dove gli eroi ed i nemici si riconoscono subito, dove puoi scegliere di schierarti per poi essere etichettato buono o cattivo da posteri pieni di pregiudizi. Questo, anche, insegna la Storia. Nessuno si senta offeso.
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