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14 Novembre 2018 - 15:44
Giorni di pioggia e di livello dell’acqua che sale nelle rogge, nel Po e nell’Orco. Siamo proprio nei giorni del ventiquattresimo anniversario della grande alluvione del 1994. E’ normale che, dato anche uno sguardo alle immagini dei disastri che giungono da tutta Italia, la gente s’inquieti.
Così il consigliere di minoranza Matteo Doria rilascia a “La Nuova Periferia” alcune dichiarazioni preoccupate: Chivasso non ha un piano per la sicurezza e la città è allo sbando…
Non l’avesse mai fatto! Lo stato maggior di Palazzo Santa Chiara si incavola. Tra una corsa e l’altro al Po, all’Orco e a tutti ma proprio tutti i fossi in stivaloni e mantellina, Claudio Castello e Domenico Barengo trovano il tempo di tornare in Comune, cambiarsi d’abito, indossare in fretta giacca e cravatta, sedersi al tavolo della giunta, assumere una composta e pensosa aria da statisti, farsi fotografare (siamo venuti bene o è meglio riprovare?), e poi di dettare un comunicato di rimprovero e di pubblicarlo nel sito del Comune: non solo Matteo Doria sbaglia – scrivono indignati Castello e Barengo - ma crea “allarmismo”.
Una velata minaccia di denuncia per procurato allarme? Su facebook ci pensa Gianni Pipino, il mister So Tutto che presiede il consiglio comunale – effettivamente DEVE sapere tutto perché lo paghiamo 1.317 euro al mese – a rincarare la dose: “Quando si cerca, con l’appoggio di giornalisti compiacenti, la notorietà a tutti i costi, si rischia non solo di fare brutte figure ma anche di oltrepassare il LIMITE DEL LECITO”. Ahi ahi! Attento Doria, stai superando il “limite del lecito”, lo dice il tuo presidente, sai cosa significa commettere un “illecito”, hai capito il messaggio e senti già aria di notifiche…
Caro Doria, la prossima volta informati prima. Così magari ti capiterà ciò che accade a noi, che proviamo a informarci in Comune, ma prima ci fanno aspettare un bel po’ e poi ci negano le informazioni. Il 20 agosto abbiamo chiesto al Comune di avere copia del verbale della commissione locale per il paesaggio che, presieduta dall’architetto Bosio, si era riunita il mese prima per esaminare il progetto di sistemazione idraulica del torrente Orco a Pratoregio. Richiesta fatta a mezzo pec ricevuta dal Comune col numero 0036217/2018. Sono passati oltre due mesi e ormai disperiamo. Invece a sorpresa il 9 novembre, il giorno dopo il comunicato del sindaco, il Comune ci scrive che abbiamo sbagliato a fare la domanda e che dobbiamo rifarla. Perché? Noi la domanda l’abbiamo redatta in base al mitico FOIA di Matteo Renzi, il “Freedom Of Information Act”, in parole povere il decreto legislativo 33/2013, noto anche come “decreto trasparenza”. E mica abbiamo citato il FOIA a caso. L’abbiamo citato perché, come organo di informazione, ci interessano proprio le cose che la lettera del Comune ci premura di farci sapere: l’accesso civico generalizzato previsto dal FOIA serve a “favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche e di promuovere la partecipazione al dibattito pubblico”.
Ma il Comune non è d’accordo e ci spiega che sbagliamo. Avremmo dovuto citare la vecchia legge 241/90 e dimostrare che il richiedente, cioè noi, ha un “interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente a una situazione giuridicamente tutelata… “. Ma noi, il giornale La Voce, non abbiamo nessun “interesse diretto, concreto ecc.” nella questione dell’Orco, del Po, dei corsi d’acqua… Il signor Po non ha una perdita di acqua nel piano sopra la redazione, il signor Orco non ci sta bucando un muro per costruirvi uno scolmatore, la signora roggia San Marco non ci fa cadere l’acqua in testa mentre bagna i fiori sul balcone.
Dunque non riusciamo a capire che senso avrebbe ripresentare la domanda in base alla 241/90. Che fare? Spendere soldi per chiedere a un avvocato di interpretare la lettera del Comune e consigliarci come rifare la domanda? E perché dovremmo? Così abbiamo tentato un’altra strada e venerdì scorso abbiamo ripresentato la domanda in base alla normativa che regola il diritto all’informazione ambientale: “L’autorità’ pubblica rende disponibile… l’informazione ambientale detenuta a chiunque ne faccia richiesta, senza che questi debba dichiarare il proprio interesse” (dlgs n. 195/2005). Senza che sia necessario dichiarare il proprio “interesse”, né diretto né concreto né attuale…
Ora siamo nuovamente in attesa. Speriamo di non dovere aspettare altri tre mesi.
Ecco, caro Matteo Doria, quel che succede a chi prova a informarsi in Comune. Se vuoi, segui il consiglio di Castello, Barengo e Pipino e informati in Comune. E poi mettiti comodo…
Ma alla fin fine, il sindaco Castello e l’assessore Barengo non farebbero più in fretta a pubblicare tutti quanti i documenti che riguardano il rischio alluvione nel sito del Comune? Così, un po’ per trasparenza…
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