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VOLPIANO. L’altra metà del Cielo

VOLPIANO. L’altra metà del Cielo

Qualche settimana fa, un’accorta giornalista di un altrettanto accorto quotidiano, mi ha insinuato un tarlo in mente.

Ma com’è che a Volpiano non c’è una via dedicata ad una donna?’

-Escludendo corso Regina Margherita, che non si nega a nessuno-.

Bella domanda, perché?

In un paese che offre attenzione alle giornate dedicate all’altra metà del cielo, perché? Non so.

In estrema franchezza, io odio le quote rosa. Ma tanto. Come più volte ho avuto modo di ribadire, le quote rosa sono l’abominio della donna, il modo, nemmeno troppo elegante, per dire loro ‘siete dis-pari, e noi, che siamo buoni, vi concediamo amorevolmente, sancendolo per Legge, uno spazio.’ Ma scherziamo?! Nemmeno ai panda o alla tigre bianca tanta attenzione. Le pari opportunità non sono queste.  E forse non sono nemmeno una via.

Ma una via, una sala, una stanza, è un segnale. Un segnale che una donna, come un uomo, hanno inciso.

La mia richiesta non è una titolazione a donne famose, nazionalmente o più.

La mia proposta è una titolazione a donne che abbiano investito Volpiano di onore.

E che abbiano investito in Volpiano onere. Per una vita. Non tratterò il nome in questa sede, per scaramanzia, forse, in attesa che sia possibile realizzare.

Ma per una volta nella mia vita, sono certa che su questo non esisteranno Maggioranze o Minoranze, ma solo gente che ha vissuto in un paese e non può non aver amato una delle poche persone che il Paese l’ha fatto e curato. Per 60 anni, almeno. E che oggi merita le sia riconosciuto.

Perché l’amore, e la premura, vanno sempre riconosciuti.

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