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SETTIMO TORINESE. Edmondo De Amicis, “maestro dell’anima popolare...”

SETTIMO TORINESE. Edmondo De Amicis,  “maestro dell’anima popolare...”

Giosuè Carducci lo definì «Edmondo de’ languori». Umberto Eco lo tacciò di «sociologia fasulla». Nelle sue opere, a detta dei critici più implacabili, si riscontrano gusto del macabro, retorica nazionalistica, difesa delle disuguaglianze sociali, addirittura sadismo. Però, a centodieci anni esatti dalla morte, i suoi libri continuano a vendersi molto bene.

Strano destino, quello di Edmondo De Amicis, deceduto a Bordighera l’11 marzo 1908. Allora persino gli abitanti di un modesto centro come Settimo Torinese si dissero profondamente addolorati per la perdita del popolare scrittore e vollero associarsi al lutto. C’è di che meravigliarsi? No, perché nelle opere di De Amicis ben poteva rispecchiarsi la parte più evoluta della società locale, quella che auspicava l’integrazione fra i diversi ceti attraverso un ampio processo educativo, sulla base di una scuola aperta al popolo e alla borghesia.

Era il periodo in cui si esaltavano le glorie del Risorgi¬mento nazionale. Ogni anno si festeggiava solennemente la ricorrenza dello Statuto albertino. Riuniti in associazione, i reduci delle guerre d’indipendenza andavano fieri dei loro trascorsi militari. In paese era attiva una forte Società operaia di mutuo soccorso, costituitasi nel 1852, a soli quattro anni dalla promulgazione dello Statuto che aveva favorito, riconoscendo il diritto di riunione, la nascita del mutualismo in Piemonte. È noto che Edmondo De Amicis nutrì una solidarietà di tipo paternalistico e pedagogico per le classi lavoratrici e fu un convinto assertore dell’associazionismo operaio. Erano pure gli anni nei quali si diffondevano, fra la gente di Settimo, le idee socialiste, a cui aveva aderito lo stesso De Amicis, divenendo un esponente di spicco – insieme ad Arturo Graf, Giuseppe Giacosa, Giovanni Camerana e altri – di quella corrente che è detta «umanitaria e sentimentale».

Da Bordighera, nel 1908, la salma di Edmondo De Amicis fu trasportata nel capoluogo piemontese per i funerali. Ricorda Carola Prosperi: «Dietro il feretro c’era tutta Torino che piangeva, l’indomani non si trovava più un fiore in tutta la città. Erano tutti sulla sua tomba». Il consiglio comunale di Settimo, interpretando i sentimenti della popolazione, espresse il più sincero cordoglio per la scomparsa dello scrittore. «Con animo vivamente commosso – si legge nel messaggio indirizzato al sindaco del capoluogo su¬balpino, il 26 marzo, dal consigliere Domenico Aragno – adempio al voto, ieri emesso da questo consiglio comunale, inviando alla nobile città di Torino, che ne fu patria adottiva, i sentimenti di vivo compianto di tutta la popolazione per la morte di Edmondo De Amicis, sublime esempio di bontà e di carattere, maestro e guida dell’anima popolare. Voglia, illustrissimo signor sindaco, accogliere l’espressione di questi nostri sentimenti e i miei più distinti ossequi».

Il 5 aprile, per iniziativa della giunta municipale, col contributo della Società di mutuo soccorso e della sezione del Partito socialista, De Amicis venne solennemente commemorato anche a Settimo. Oratore ufficiale fu il maestro Giovanni Tessa che aveva conosciuto personalmente lo scrittore. Tessa – rileva una cronaca del tempo – «ebbe parole scultorie, degne di un animo sincero di insegnante, amante degli scolaretti e degli operai, i figli adottivi del gran scomparso».

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