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IVREA. La resa dei conti e siamo ai saluti

IVREA. La resa dei conti e siamo ai saluti

castello di ivrea

Il mio prossimo impegno sarà quello di scrivere un libro sui venticinque anni dedicati alla politica. Sarà una storia semplice, che non ribalterà sicuramente l’andazzo di quel mondo irrazionale, ma attraverso la quale cercherò di fare comprendere al lettore, che spesso si improvvisa elettore, quali meccanismi perversi hanno regolato per lungo tempo i rapporti tra i partiti e la società e hanno condizionato l’esistenza dei partiti stessi.

Un percorso che andrà, non tralasciando neppure quella denominata “Sociale” dal 1943 al 1945, dalla caduta della 1^ Repubblica, quella dei Moro, dei Craxi, degli Andreotti, nei primi anni ‘90, quando cominciai ad interessarmi della politica, sino al recente tracollo della 2^, quella dello scontro epocale tra i due blocchi di un bipolarismo sempre indigesto agli italiani, quello del centro-destra di F.I., A.N., Lega Nord e U.D.C. dei Berlusconi, dei Bossi, Fini e Casini, contro quello del centro-sinistra dell’Ulivo, dell’Unione, dei Prodi, dei Bersani e dei D’Alema, sino al recente PD di Renzi. Un libro che si fermerà alle soglie della potenziale nuova Repubblica (la 3^?) dei Salvini e Di Maio, del cosiddetto “antisistema”, che sta raccogliendo il malcontento trasversale di destra e di sinistra. Si è chiuso da poco un regime politico che dal 2011, una volta defenestrato Berlusconi, governava “per conto terzi” il nostro Paese.

Era infatti il novembre di quell’anno quando il Presidente Napolitano aveva conferito a Monti, non eletto ma appena nominato senatore a vita, l’incarico di formare un governo “tecnico”. La regia occulta di Napolitano favorì poi ancora gli incarichi a Letta e a Renzi. E’con queste alchimie che ci siamo ritrovati con un Presidente della Repubblica (Mattarella) votato da un Parlamento incostituzionale e indicato da un Segretario di Partito nominato dal Quirinale e mai votato dai Cittadini. Cose tipiche all’italiana. Non c’è mai il rischio di annoiarsi. Oggi la battaglia politica è rivolta contro un potere internazionale espresso da un numero sempre più ristretto di privilegiati, subito dalle masse popolari sempre più impoverite e impaurite. Siamo solo all’inizio. Ci troveremo di fronte ad una vera e propria nuova guerra mondiale combattuta esclusivamente con le armi economiche, con l’uso spregiudicato del danaro da parte delle Multinazionali. Riuscirà mai la politica a riprendersi il suo giusto ruolo? Ma questo sarà spazio per chi avrà ancora voglia di seguire le vicende nazionali ed internazionali. Il mio tempo per la politica termina definitivamente oggi, con il commento all’atto finale delle elezioni Amministrative di Ivrea che con il voto del ballottaggio di Domenica 24 Giugno hanno eletto il nuovo Sindaco per il mandato 2018-2023. Ha vinto Sertoli, con la Lega. Sarà vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza, di manzoniana memoria Ha perso il PD, dopo 40 anni di predominio. Ma penso che oggi si sentiranno sollevati nello spirito soprattutto i Cittadini di quel partito di maggioranza assoluta con il 53,3% che non si sono neppure avvicinati alle urne. Per loro era evidentemente un rebus irrisolvibile, decidere chi buttare dalla classica “torre”, tra i due pretendenti alla carica di Sindaco pervenuti al ballottaggio. Come sarebbe bello se si riuscisse a costruire un partito, un movimento serio al punto da fare convergere tutta la loro partecipazione! Si potrebbe costruire un’altra Italia, un’altra Ivrea! Ma torniamo all’Ivrea del post PD ed al nuovo Sindaco che rappresenterà ben il 23,63% della Popolazione di Ivrea!

Manco uno su quattro Cittadini!.La mia posizione in merito era stata chiarissima sin da un anno fa, quando il 26 Giugno 2017, in tempi non sospetti, inviai un accorato appello ai gruppi di minoranza rappresentati in Consiglio Comunale in cui auspicavo “un cambiamento sostanziale che riporti in primo piano gli interessi di una Città in piena regressione rispetto a quelli di un partito che predilige la conservazione del proprio potere rispetto alla indispensabile crescita di una Comunità”. Ma ci sarei voluto arrivare senza scatenare l’improduttivo scontro tra centrosinistra e centrodestra. Tanto meno vorrei oggi prendere atto che, quasi come un’apparizione mistica, lo storico ribaltamento è addebitabile principalmente ad un partito, la Lega che nel 2013 (allora era anche o solo Nord) aveva raccolto un miserando 1,86%. Ivrea quindi succube dell’effetto Salvini, anche presente in visita e governo Lega-M5S? Parrebbe proprio di si. Non ha avuto invece fortuna il mio invito a costruire un fronte unico e unito, tale da costituire una proposta allettante anche per chi non aveva votato già nel 2013 e totalmente senza colore politico.

Non è prevalsa la volontà di dare un carattere preliminarmente Civico ad una coalizione molto eterogenea, ma assemblabile attorno ad un preciso programma amministrativo, che fronteggiasse le esigenze di un rilancio che difficilmente sarà attuabile andando solo in giro a parlare con i Cittadini. Opera meritoria, ma non sufficiente per affrontare i tanti, troppi temi sui quali Ivrea attende da anni risposte concrete e non approssimative promesse elettorali.  Si potrà dire che il risultato è stato comunque raggiunto, ma la differenza tra le due modalità emergerà giorno dopo giorno, non appena Sindaco, Giunta e Maggioranza Consigliare dovranno entrare nel merito degli argomenti. C’è la differenza che passa tra un miscuglio e un composto. Non è neppure servita la mia velata minaccia contenuta nel rinfrescare la memoria su come era avvilente e frustrante trascorrere cinque anni sul banco della minoranza. Qualcuno non ha voluto intendere ragioni.

Spero non debba essersene pentito, spero non venga immeritatamente premiato con un incarico che lo sollevi dalla giusta “gogna” del banco della minoranza. Alla più che comprensibile eccitazione per la vittoria epocale, subentrerà ben presto l’esigenza di affrontare tempestivamente ed organicamente gli infiniti problemi amministrativi e di confrontarsi, per di più, con tutto quel mondo clientelare che il PD  ha costruito con meticolosità e che, come un bambino viziato, verrà a pretendere i consueti privilegi. Alla nuova Maggioranza rivolgo l’immutato mio invito, pre e post elezioni: “a dare un vero segnale di cambiamento superando i pregiudizi, gli individualismi e la prospettiva di un’arida ennesima disputa tra partiti e liste, privilegiando invece un più fruttuoso confronto tra le Persone, i Programmi, le Idee, quelle che potranno determinare una vera inversione di tendenza per Ivrea e per il Territorio Eporediese, iniziando un nuovo tempo di ricrescita e di sviluppo, frutto di veri progetti e di una partecipazione non ipocrita, che vedano Ivrea nel ruolo di capofila di tutto un Territorio”.

Ma chi vince ha sempre ragione e quindi con questo editoriale termina una gratificante collaborazione con “La Voce”, di cui sarò sempre grato al Direttore Liborio. Cedo volentieri il mio posto ai Consiglieri che siederanno in minoranza e che, sicuramente meglio di me, porteranno avanti questo prezioso spazio che da’ “voce” e visibilità. Grazie ancora ai pazienti lettori e “in bocca al lupo a tutti”.

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