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06 Giugno 2018 - 17:27
Giada Sundas nel corso di una presentazione a Chivasso
Giada Sundas è una scrittrice ma è anche una giovane mamma, la sua capacità di raccontare le emozioni si evince dalle prime righe del suo romanzo d’esordio intitolato “Le mamme ribelli non hanno paura”.
Giada ha origini sarde, è nata in Friuli, è cresciuta in Piemonte, in particolare nella zona di Chivasso, e attualmente vive a Cigliano; in occasione dell’uscita de suo secondo libro, dal titolo “Mamme coraggiose per figli ribelli”, abbiamo fatto quattro chiacchiere con lei.
Nei titoli dei tuoi libri è contenuta la parola “ribelle”; cosa significa per te essere una persona ribelle?
«Le persone con cui collaboro mi hanno proposto questi due titoli e io li ho accettati con entusiasmo perché secondo me rispecchiano il contenuto dei miei scritti.
Io mi reputo ribelle perché cerco di distaccarmi dalla retorica che viene comunemente usata quando si parla di maternità, non voglio incarnare lo stereotipo della mamma perfetta, nei miei libri racconto la mia esperienza, parlo delle difficoltà che le mamme devono affrontare ogni giorno e lo faccio usando anche l’ironia. Ribelle per me non significa necessariamente “fuori dagli schemi”, sono una mamma ribelle perché sono una mamma imperfetta».
Cosa ti ha spinta a scrivere un secondo libro?
«Sarò sincera: inizialmente non volevo pubblicare un secondo libro ma le persone che avevano letto “Le mamme ribelli non hanno paura” hanno iniziato a chiedermelo così ho preso in considerazione la possibilità di scrivere altro materiale sul tema della maternità. Ricominciare a scrivere non è stata un’operazione facile, avevo sempre poco tempo, inoltre le seconde volte sono quelle che fanno più paura, la prima volta pensi “o la va, o la spacca”, la seconda volta ci sono di mezzo le aspettative. Vedo che il mio lavoro sta piacendo e questo mi riempie di gioia, io racconto aneddoti di vita ordinaria, racconto la mia quotidianità che è normalissima ma lo faccio in un modo nuovo, parlo dell’esperienza di diventare madri usando un registro insolito».
Che tipo di racconti leggi alla tua bimba prima di andare a dormire?
«Le leggo storie brevi; non apprezza le fiabe classiche, a lei piacciono molto i libri illustrati che parlano del regno animale, è affascinata da serpenti e coccodrilli. Il suo racconto preferito è “Il Gufo Brontolone”, penso si identifichi in lui perché anche lei ha una personalità burbera».
In futuro ti piacerebbe affrontare temi diversi dalla maternità nella tua produzione scritta?
«Assolutamente sì. Ho già in mente qualcosa. Vorrei crescere come scrittrice, mi piacerebbe scrivere anche di altri argomenti che conosco, l’importante è scrivere di cose e situazioni che si conoscono».
Quale consiglio dai alle giovani mamme che incontri?
«L’unico consiglio che mi sento di dare è di non nascondersi mai dietro una finzione. Non bisogna mostrarsi sempre felici, bisogna esprimere le proprie fragilità per affrontare le paure e risolvere i problemi».
Pensi che i padri dovrebbero acquisire un ruolo più centrale nella cura dei figli rispetto a quello che ricoprono attualmente all’interno delle famiglie italiane?
«Durante gli incontri che faccio nelle librerie vedo molti padri che si dedicano alla cura dei figli. Le cose sono cambiate rispetto al passato, i padri stanno rivendicando la loro genitorialità, non sono solo “un aiuto”, si dimostrano attenti e preparati sui temi che riguardano la crescita dei figli. Questi sono cambiamenti positivi, anche io e il mio compagno collaboriamo insieme per accudire nostra figlia, siamo entrambi due figure indispensabili per lei».
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