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09 Marzo 2018 - 11:46
La settimana scorsa abbiamo riferito le preoccupazioni dei coltivatori chivassesi per il progettato “Acquedotto della Valle dell’Orco”. Proposto da SMAT. Costo 206 milioni. Il progetto prevede che a Rosone, frazione di Locana, venga costruito un impianto di prelievo che potrà asportare dal torrente fino a 800 litri di acqua al secondo. Una volta trattata, l’acqua sarà immessa in 135 km di tubi che raggiungeranno molti Comuni dell’Alto e del Medio Canavese. Da Cuorgné a Rivarolo, da Ivrea a Caluso fino a Mazzè. E in futuro forse fino alla cintura di Torino.
I coltivatori del Chivassese temono che, se l’opera verrà realizzata, a Chivasso e a Montanaro l’Orco arriverà con ben poca acqua, insufficiente per irrigare le loro coltivazioni. Se i Comuni più a monte si comporteranno in modo egoistico, se si prenderanno l’acqua che serve loro per le attività agricole senza preoccuparsi degli altri, i Comuni più a valle, gli ultimi, potrebbero trovarsi un torrente quasi a secco. E Chivasso è proprio l’ultimo Comune prima della foce nel Po: le prese della roggia San Marco e della roggia Campagna sono le ultime del torrente.
Pochi giorni fa anche il Comitato Basso Canavese ha manifestato le proprie preoccupazioni con una dettagliata lettera alla Regione, a SMAT e al Ministero dell’Ambiente, al quale il progetto è stato presentato. Come richiesto dal Comitato, la pubblichiamo integralmente.
La lettera del Comitato
“Le generazioni, che si sono succedute nel corso di otto secoli, hanno consegnato alla nostra un grande prezioso patrimonio grazie al lavoro di molte generazioni di tecnici e di agricoltori: terreni originariamente poverissimi sono stati trasformati in una delle zone più intensamente coltivate e produttive del nostro paese. E’compito, e obbligo morale della generazione presente verso quelle che verranno, non solo di curare la perfetta conservazione di questo patrimonio, ma di perfezionarlo e ampliarlo nella massima misura consentita dalle risorse idriche della Regione”. (Tratto da un discorso del Prof. Giulio Demarchi primo Direttore del Poliateneo di Milano considerato una delle figure più importanti dell’Idraulica Italiana e Internazionale. Milano dicembre 1954)
Tenendo in evidenza tutto quanto sopra ricordato, il Comitato Basso Canavese, che si è costituito dopo la disastrosa alluvione del 1994, opera nel basso Canavese, proprio nei Comuni dove esistono diverse concessioni irrigue e ben conosce il territorio e le sue acque.
Per mera coincidenza si è potuto prendere visione del progetto che intende costruire un acquedotto dal Torrente Orco che preleva 800/ls dalle acque della Valle dell’Orco e alimenta i Comuni del Medio-alto Canavese. Tale progetto doveva essere illustrato a tutte le concessioni presenti sull’asta dell’Orco. Si chiede di essere informati per le prossime riunioni.
Nel Basso Canavese le aziende agricole Cerello e Vallano sono titolari di una regolare concessione sull’Orco e durante il prelievo nel mese di luglio, proprio nel momento di massima utilizzazione, il torrente è per il 95 % delle volte in secca.
Le ultime annate hanno evidenziato che il periodo critico si sta prolungando ben oltre i mesi centrali dell’estate. Ricordiamo che nel trentennio 60/80 del secolo scorso i prelievi indiscriminati di materiale litoide dall’alveo del torrente Orco hanno dato luogo all’abbassamento delle falde acquifere e l’agricoltura e la forestazione ancora oggi ne subiscono i danni.
L’ultimo rinnovo della concessione ha ridotto il prelievo per l’irrigazione del territorio agricolo sopra citato, proprio in nome del risparmio idrico.
Le conseguenze di questa riduzione sono davanti agli occhi di tutti. Per la mancanza dell’ acqua il territorio si desertifica, scendono le produzioni agricole forestali si riducono le prospettive di lavoro, manca la sicurezza alimentare mentre continuiamo ad aumentare le importazioni dall’estero perché scarseggiano le nostre materie agricole, indispensabili per filiere alimentari di qualità.
Perdiamo l’autosufficienza.
Il cambiamento climatico ha ridotto di molto alcuni ghiacciai della Valle Orco e altri sono ormai quasi inesistenti, il grave problema è ben visibile a tutti e pensare di voler prelevare dell’acqua per costruire un acquedotto di 150Km ci lascia perplessi e con molti dubbi.
Prima di decidere nuovi utilizzi delle acque il buon senso consiglia che si deve intervenire creando serbatoi o semplicemente invasi di contenimento delle acque nei momenti di pioggia intensa che è pericolosa per le alluvioni, e successivamente utilizzarla nei momenti di crisi idrica. Diventa così una riserva d’acqua sempre a disposizione per gli incendi boschivi o per ogni altra necessità.
La misura 4.4.1.del PSR della Regione Piemonte su direttiva della Comunità Europea incentiva la creazione di siepi e filari, aree umide, per favorire la biodiversità e migliorare l’acqua ed il suolo. Come si può, nel Canavese, implementare questa misura, se si pensa di usare l’acqua solo come misura di soccorso, tramite irrigazione a goccia. Andiamo contro le direttive comunitarie
L’agricoltura e la forestazione creano benessere, qualità di vita per i residenti, creano e mettono in evidenza il paesaggio con le splendide opere d’arte del Piemonte stimolando il turismo. Senza acqua, utilizzata con il buon senso, l’agricoltura muore e con lei la natura che è la più bella opera d’arte che Dio ci ha donato.
Comitato Basso Canavese
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