Ci mancava solo questa. Un sondaggio blocca la fusione dei comuni di Viù e Lemie, un percorso avviato congiuntamente dalle due amministrazioni fin da gennaio. Il sondaggio l’ha condotto il Comune di Lemie. Su 179 residenti, hanno votato in 70, un campione decisamente rappresentativo. Il modulo, scaricabile dal sito online, indicava due possibili opzioni: “sì” o “no” alla fusione, con la richiesta di motivazioni. Ebbene a tirare le somme i risultati non sono quelli che speravano i sindaci. “Il paese è spaccato a metà - spiega, con un po’ di rammarico, il primo cittadino Giacomo Lisa -. Siamo sostanzialmente sul 50% e 50%. Nei prossimi giorni valuteremo bene i dati, poi vedremo se proseguire con il percorso della fusione. È chiaro che ora è necessaria un’analisi più approfondita, perché un sondaggio del genere crea numerose perplessità sul procedere con l’iter. Noi un percorso di questo tipo vogliamo portarlo avanti solo se condiviso dalla popolazione”. Scacco alla fusione, insomma. Un peccato perché, fin dai primi incontri, sembrava dovesse andare tutto per il meglio, filare liscio, con una marea di partecipanti agli incontri organizzati dalle due amministrazioni, sia congiuntamente sia nei singoli Comuni. Insomma sembrava ci fosse effervescenza, quella voglia di impostare un percorso che porterebbe ad una decisione storica per le Valli di Lanzo. Sembrava, visto che il sondaggio condotto a Lemie ha dimostrato il contrario. Non prevalgono i “no”, questo è certo”, ma neanche i “sì”. E tanto basta a sbarrare la strada al sogno fusione che per concretizzarsi ha bisogno non del consenso del 50% più 1, ma di una ben più larga fetta dei residenti. Eppure un sondaggio era necessario per dare ai lemiesi il diritto di parola sul tema. “La popolazione di Viù è decisamnete più numerosa - spiega il sindaco Daniela Majrano - è chiaro che andando a referendum Lemie avrebbe spostato pochi voti”. Insomma, causa disparità numerica, si sarebbe fatta la volontà esclusiva dei viucesi. Che peraltro sul tema fusione - come aggiunge il sindaco - “sono partecipativi e curiosi”. Insomma per ora, a guardare i risultati, c’è solo tanta amarezza per un iter che sembrava dovesse decollare in tutt’altro modo. E adesso? E adesso ci sarà da fare le opportune valutazioni... I benefici economici della fusione Fa ancora più male al cuore, più di tutto, leggere nero su bianco le cifre che il nuovo Comune unito incasserebbe. Una vera e propria fortuna. Secondo i calcoli, il comune fuso intascherebbe in totale 2 milioni e 420mila euro in 10 anni, cioè 226mila euro annuali solo dallo Stato oltre a 76mila euro dalla Regione il primo anno e 42mila il secondo e il terzo. Una vera e propria boccata d’ossigeno per gli enti pubblici, soprattutto in questi tempi “di magra”. La conclusione del percorso, peraltro, darebbe ulteriori possibilità al nuovo Comune, che avrebbe infatti la precedenza sui bandi per i finanziamenti erogati dalla Regione, la priorità nella richiesta degli spazi finanziari e il turnover al 100% del personale, l’esenzione quinquennale dal patto di stabilità.
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